Il convito di San Giuseppe a Monacilioni

18.03.2022
Altarino tipico allestito per il santo
Altarino tipico allestito per il santo

di Mariarosaria Di Renzo

"U cummit d San Gsepp" a Monacilioni - piccolo comune in provincia di Campobasso - è una tradizione nata più di 100 anni fa. La organizzavano operose donne utilizzando prodotti del proprio orto. Alla tavola venivano solitamente invitate tre persone povere: un bambino, una donna e un uomo, che rappresentavano Gesù, la Madonna e S. Giuseppe: la Sacra Famiglia. In seguito, l'invito venne esteso a tutti i poveri del paese, che consumavano il pasto e poi portavano a casa delle vivande, da mangiare nei giorni successivi. Col tempo, le case che offrivano il pranzo, vennero aperte a tutti: parenti, amici, conoscenti. 

Il "calzone"
Il "calzone"

La giornata del 19 marzo inizia con la messa che si celebra intorno alle 9, per permettere anche agli organizzatori di parteciparvi. Verso le 13 ci si reca nelle abitazioni, dove, appena si entra, si saluta con: Gesù Maria, Gesummarì e si risponde: c'è sempr, cioè: oggi e sempre. Ci si avvia verso l'angolo della casa, dove è stato allestito l'altarino su cui è collocato un quadro del santo e/o della Sacra Famiglia, circondato da fiori, piante e lumicini. Una persona legge le preghiere di invocazione a S. Giuseppe, molto antiche, poi ognuno prende il proprio posto con ordine e in silenzio. Il tavolo principale è posto vicino all'altarino e si compone dei tre che rappresentano la sacra famiglia, il bambino, la donna e l'uomo. Il bambino ricoprirà questo ruolo fino a quando non sarà sposato. Poi si iniziano a servire i piatti, costituiti da pietanze a base di baccalà, verdure e legumi. E i famosi "calzoni", ovvero dolci a base di miele e ceci, ricoperti di pasta sfoglia e poi fritti. Alla fine del pranzo, si recitano preghiere di ringraziamento al santo e gli ospiti vanno via. Per preparare questo pranzo si impiega molto tempo e occorre l'aiuto di tante persone. Il pomeriggio il paese si riempie di gente che gira le varie strade per assaggiare alcune pietanze presso le diverse case dove c'è il convito. Lo spirito di questa tradizione è sempre stato quello di aprire le porte della propria modesta casa ai poveri e bisognosi per ristorarli e far trascorrere loro una momento di convivialità, in compagnia e in preghiera.

Per il terzo anno consecutivo questa antica e molto sentita usanza non potrà svolgersi, a causa della pandemia in corso. Probabilmente alcune famiglie confezioneranno i calzoni per poi distribuirli presso le case, almeno per far sentire la presenza e la devozione. Ci si auspica che il prossimo anno possa tornare tutto alla normalità e le abitazioni degli organizzatori possano nuovamente aprirsi per accogliere i commensali, non solo per gustare le squisite pietanze, ma soprattutto per ritrovare quella ospitalità e forma di aggregazione di cui tutti abbiamo bisogno!

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