Il delitto perfetto

16.07.2021

Nella piana di Venafro da almeno quindici anni si perpetra un delitto perfetto 

di Antonio Sorbo

"Delitto perfetto": consultando un qualsiasi dizionario della lingua italiana troverete più o meno questa definizione: "crimine preparato nei minimi particolari, che non lascia indizi per l'identificazione del colpevole". Nella piana di Venafro da almeno quindici anni si perpetra un delitto perfetto. Il corpo del reato è sotto gli occhi di tutti. Lo vediamo quando andiamo a leggere i dati degli sforamenti di PM10, le cosiddette "poveri sottili", registrati dalle centraline dell'Arpa Venafro1 e Venafro2. Il limite massimo, previsto dalla legge, di 35 sforamenti all'anno, è stato sfiorato nel 2008 (28) e nel 2009 (31) e superato nel 2010 (39), 2011 (52 e 57), 2012 (47 e 53), 2013 (58 e 53), 2014 (33 e 44), 2015 (41) e dopo una breve tregua (legata anche a periodi di malfunzionamento delle centraline, una delle quali incendiata e a lungo fuori servizio) nel 2016 (32), 2017 e 2018, è tornato ad essere superato nel 2019 (39) e nel 2020 (52 nonostante il lockdown) e si avvia ad essere superato anche nel 2021 (già 29 gli sforamenti registrati al 12 luglio scorso dall'Arpa).

Il corpo del reato sono gli sforamenti del biossido di azoto registrati dalle stesse centraline Arpa fin dal 2006. Il limite massimo consentito ogni anno, fissato dal 2010 a 40, è stato abbondantemente superato nel 2006 (53 e 49), 2007 (66 e 52), 2008 (54), 2009 (48), 2010 (47), 2011 (44), sfiorato nel 2012 (36) e nel 2013 (33), di nuovo superato nel 2014 (44), 2015 (51) e poi rientrato al di sotto del limite dal 2016 in poi anche se con numeri molto alti rispetto al resto della regione (tra 27 e 35) anche negli ultimi anni. Polveri sottili e biossido di azoto, insieme al PM 2,5, il cosiddetto particolato fine (che a Venafro si monitora, con una centralina mobile, soltanto dal 2018 con valori che rientrano nei limiti ma sono più del doppio di quelli delle altre due centraline che rilevano la stessa sostanza a Campobasso e Termoli), al PM 0,1 (le cosiddette "nanopolveri", che a Venafro non si monitorano e sono quelle che vanno ad intaccare direttamente le nostre cellule) e ad altre sostanze, sono elementi inquinanti che, secondo studi recenti, nel 2018 hanno provocato la morte di quasi nove milioni di persone nel mondo. Secondo il rapporto "Mal'aria 2020" di Legambiente, PM10 e biossido di azoto producono un inquinamento atmosferico che in Italia ogni anno provoca circa 60 mila vittime per un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari e delle giornate di lavoro perse, tra i 47 e i 132 miliardi di euro l'anno.

Il corpo del reato lo hanno visto tutti quando qualche anno fa sono emersi i casi di ritrovamento di diossina in campioni di carni bovine, nella vegetazione, perfino nel latte materno. Il corpo del reato ci si presenta davanti agli occhi ogni volta - e accade spesso - che, leggendo le bacheche sulle quali vengono affissi i manifesti funebri, apprendiamo dei sempre più numerosi decessi di persone colpite da gravi patologie che potrebbero essere correlate a fenomeni di inquinamento, o quando al bar o allo stadio o in famiglia apprendiamo che quel parente, quell'amico, quella persona è malata, vittima di una di quelle terribili patologie che non lasciano scampo e la cui origine fa venire in mente proprio la "mal'aria" che respiriamo. Il corpo del reato sta nei pochi numeri che conosciamo sulla situazione sanitaria di questo territorio, numeri che vengono dalla conoscenza diretta di diversi casi, per esempio, di leucemia infantile o di sla, dalla testimonianza dei medici impegnati in prima linea, come il dottor Ettore Rispoli che di recente ha pubblicamente evidenziato che in questo territorio la mortalità per malattie cerebrovascolari è del 50 per cento in più negli uomini e del 33 per cento in più nelle donne rispetto alla media regionale, che per le malattie cardiovascolari risulta il 18 per cento in più di mortalità negli uomini e il 10 per cento in più nelle donne e che la mortalità per il tumore al seno delle donne è del 20 per cento in più rispetto al resto del Molise. Oppure nei numeri, pochi per la verità, che ha reso noti l'ASREM, come il dato di qualche anno fa secondo il quale nel Distretto di Venafro si è registrato il più alto tasso di mortalità per tumori rispetto agli altri due Distretti della provincia di Isernia e l'abortività spontanea riscontrata nel solo anno 2015 sul territorio comprensivo dell'area venafrana è risultata essere circa del 30% in più rispetto alla media nazionale. E potremmo continuare ancora.

Quindi non esiste alcun dubbio: il corpo del reato c'è, fa scandalosamente mostra di sé, lo vedono e lo sanno tutti, tutti sanno che da quindici anni nel territorio venafrano si commette questo terribile crimine. E' scritto nero su bianco nei documenti delle due procedure di infrazione avviate negli anni scorsi dall'Unione Europea per gli sforamenti di PM10 e biossido di azoto. È scritto nelle note ufficiali del Ministero dell'Ambiente e di quello della Salute, nelle leggi approvate dalla Regione Molise, nel Piano Regionale per la qualità dell'aria, in centinaia di documenti ufficiali, nei numerosi esposti presentati alla magistratura.

Per tutto questo, il "delitto perfetto" di Venafro contrasta con la definizione dei dizionari. Infatti ci sono gli indizi che, si badi bene, sono indizi e non prove. E anche quelli sono ben visibili. Se una qualsiasi persona va in piazza Antonio de Curtis a Venafro, quella che sta sotto il castello Pandone, e lasciandosi l'antico maniero alle spalle guarda verso la pianura, vedrà a poco più di 4 chilometri davanti a sé la sagoma di una cementeria che per produrre cemento brucia anche rifiuti (20 mila tonnellate l'anno). E se guarda ancora più avanti, a circa 7 chilometri potrà intravedere il sito dove è in costruzione la centrale turbogas di Presenzano da 780 MKwh. Se volge lo sguardo alla sua sinistra, a circa 6,5 chilometri c'è il termovalorizzatore di Pozzilli, che brucia circa 100 mila tonnellate di rifiuti l'anno. E se guarda alla sua destra, oltre la montagna, può immaginare la sottostante pianura di San Vittore dove, a circa 12 chilometri di distanza in linea d'aria, sorge il termovalorizzatore di Acea che brucia 400 mila tonnellate di rifiuti l'anno e per il quale proprio in queste settimane è in corso il procedimento relativo ad un ampliamento con la richiesta di autorizzazione per un'altra linea produttiva.

Esistono oggettivamente anche dei corresponsabili che tutti conoscono. Sono gli enti, le istituzioni, gli organi preposti ai controlli, quelli che dovrebbero garantire la salubrità dell'ambiente e dell'aria che respiriamo e individuare e punire i responsabili di questo "delitto" che un ministro dell'Ambiente (oggi ex), qualche mese fa, ha derubricato ad "aggressione". Se la situazione in questi quindici anni non è cambiata rispetto al 2006 ma anzi, sotto molti aspetti, è peggiorata, significa che questi enti, queste istituzioni non hanno fatto il loro dovere. Il corpo del reato, il "cadavere" è sotto gli occhi di tutti e viene ucciso ogni giorno, ma nessuno fa niente. Proprio in questi giorni io personalmente celebrerò un anniversario. Il 27 luglio del 2017, quando ero ancora sindaco di Venafro - e anche e soprattutto in quella veste -, mi recai presso la Procura della Repubblica di Isernia per presentare un esposto/denuncia dettagliato e documentato sulla situazione dell'inquinamento ambientale ed atmosferico a Venafro corredato da tredici allegati. Alla fine di quell'esposto chiedevo di essere informato, ex art. 406 III comma c.p.p. , di ogni eventuale richiesta di proroga delle indagini o di essere avvisato, ex art. 408 II comma c.p., di un'eventuale richiesta di archiviazione. Sono ormai passati quattro anni e di quel mio esposto, che fu anche ratificato all'unanimità e fatto proprio dall'intero consiglio comunale di Venafro, votato da maggioranza e opposizione, non ho saputo mai nulla. Non so se le indagini sono state prorogate. Non so se è stato archiviato. Ma il corpo del reato è sempre lì, il "cadavere" ogni giorno viene vilipeso, ogni giorno gli viene inferto un nuovo colpo sotto gli occhi di chi dovrebbe intervenire e non lo fa.

E allora è il caso di dire che il "delitto perfetto" di Venafro non può rientrare nella definizione che di questa espressione danno comunemente i dizionari. Più semplicemente rientra nella definizione che invece ne ha dato Andrea Giovanni Rodolfo Pinchetti, in arte Andrea Pinketts, volto più o meno noto della tv italiana, giornalista e anche scrittore abbastanza affermato di libri noir, morto tre anni fa per un tumore alla gola. Per Andrea Pinketts "ogni delitto irrisolto è un delitto perfetto". Proprio come quello di Venafro.

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