Il dialogo e la fede, fondamenti della sinodalità

14.10.2023

di Egidio Cappello

Il Santo Padre Francesco ha aperto l'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, con un discorso chiarificatore e consolante. Il tema, conosciuto da tutti, è :" Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione". Tutti devono poter esprimere la propria idea con libertà, questa la premessa al vero principio della sinodalità. 

Il Pontefice dice che è lo Spirito Santo a guidare il Sinodo e lo Spirito non vuole unità ma armonia, armonia delle differenze, vuole legami di comunione di parti che restano dissimili. Il trambusto della Pentecoste è ordinato dallo Spirito Santo sicché le alterità si fanno giustezza e armonia. Guidato dallo Spirito Santo, il Sinodo si fa cammino condiviso, si fa incontro, si fa dialogo autentico. Le determinazioni che saranno prese, saranno gli effetti non di pressioni, bensì di una profonda unitaria partecipazione, di una profonda comunione, di ascolto attento e accogliente, con risultati positivi sui comportamenti vitali di ciascuno. Il Sinodo, è importante prenderne coscienza, non discute su problematiche esclusive della Chiesa, della gerarchia ecclesiastica, ma riflette su problemi dell'intera umanità, oggi così coinvolta nella comprensione di problemi planetari. Il Sinodo è la risposta coerente ai drammi e alle speranze dei nostri giorni. 

La pandemia e le guerre in atto lavorano contro la relazione: spingono anche alla solitudine, all'indifferenza e all'abbandono. Scompaiono le ragioni della comunicazione e del camminare insieme mentre perdono il proprio ruolo gli strumenti comunicativi come l'ascolto, l'accoglienza, la parità degli interlocutori, la semplicità della parola, la meditazione delle proprie idee, la disponibilità a modificare e a integrare il proprio pensiero. In modo particolare ha perso la sua tradizionale importanza, l'ascolto e questo incide negativamente sul dialogo, strumento sinodale per eccellenza. In una società stratificata come quella attuale, in cui convivono da una parte uno sfrenato vergognoso consumo di beni senza limiti, e dall'altra una moria giornaliera di bambini ai quali è negato l'uso dell'acqua potabile ed è negato il suffragio di medicinali anche di basso costo, in una società in cui l'esercizio della violenza è una costante nella risoluzione dei problemi ad ogni livello della vita, il dialogo tra i gruppi di potere è una ipotesi da verificare giorno per giorno. Il dialogo ha perso il suo ruolo di fondamento della conservazione e della stabilità delle relazioni umane. 

La sinodalità si svuota di senso dietro l'agonia dell'ascolto, dietro il rifiuto della comunicazione e del dialogo. La comunità, una volta sorgente di vita e di crescita culturale e spirituale delle giovani generazioni, oggi manca di un cuore pulsante. Anche i piccoli istituti etici, come la famiglia, che una volta erano luoghi santi di autentica relazione e fattiva comunicazione, oggi barcollano, minati da istanze centrifughe che ne annullano addirittura la composizione e l'esistenza. Così il mondo politico, quello economico, quello giuridico, quello dell'educazione, sono tutti settori in cui la fuga dal dialogo origina un impoverimento delle relazioni e da questo la separazione e la confusione delle idee. Da ciò la ragione per cui il monologo primeggia sulle scene del mondo. 

E' il monologo a dare corpo alla comunicazione dei nostri giorni. Lo ha ricordato il Papa invitando gli appartenenti alla Chiesa a non trincerarsi dietro presunte certezze ma di aprirsi agli altri, di comunicare con gli altri, di ascoltare gli altri, fino allo svuotamento di se stessi. Consapevolmente l'uomo ha abbandonato il dialogo, lo ha disconosciuto e ha dimenticato totalmente la sua struttura. L'effetto più deleterio della chiusura agli altri è la povertà del soggetto, è la solitudine del soggetto. Nella presunta elefantiasi di se stesso, l'uomo riduce la comunicazione a discorso narcisistico e abdica alla comprensione di tutto quanto lo circonda: senza apertura sincera agli altri, senza accoglienza dell'altro, senza ascolto dell'altro, senza la riflessione sul pensiero degli altri, senza la ricerca del superamento del proprio singolare punto di vista, senza trascendimento di sé, vengono meno le possibilità di crescere, di capire, di comporre, di cogliere la verità, di tendere, in ogni atto del pensiero, alla universalità. L'uomo rinuncia alla propria vera umanità, ed insieme rifiuta la comprensione del senso della vita, della propria appartenenza alla storia: diventa pericoloso per se stesso. 

Socrate gira ancora tra le nostre strade e indica ai Gorgia di turno, che l'essere è, che è conoscibile e che è comunicabile e quindi la comunicazione ha senso, il dialogo ha senso, l'incontro ha senso. L'essere è innanzitutto l'uomo, è la persona, con la propria storia, la propria appartenenza ad un mondo di valori, ad un progetto di origine divina. L'essere dell'uomo è conoscibile ed è comunicabile in quanto tutti gli uomini hanno gli strumenti intellettivi per capire se stessi e gli altri e per creare relazioni e familiarità. L'essere è anche tutto ciò che ci circonda, e ci appartiene, la storia, le istituzioni, le comunità, la natura, l'ambiente, la terra, l'acqua, l'aria, la vita di tutte le specie animali. L'essere è necessariamente la somma degli strumenti linguistici perché ogni composizione logica possa realizzarsi: è l'oggettività dei significati, quella che comporta il superamento degli individualismi e delle situazioni babeliche e permette di intendersi, direttamente, senza aggiungere "nel senso che", per dare il significato più semplice alle proprie espressioni. 

L'umanità gioca oggi la propria carta decisiva: se non crea le condizioni di una grande comunità unita da obiettivi condivisi e cercati da tutti, se non parla lo stesso linguaggio in tutte le sue periferie, è destinata a soccombere. Ecco allora l'importanza della fede in Dio, della fede nell'uomo, della fede nel creato, della fede nella storia e nelle relazioni umane. La sinodalità si costruisce sulla fede nell'opera dello Spirito Santo, che lavora alla costruzione della ragione umana. Occorre la fede nello Spirito Santo, per essere pienamente uomini, per utilizzare in pienezza la propria ragione, per essere creativi, e progettare, e conservare e difendere, e rispettare, e amare. E' lo Spirito che crea le condizioni della relazione tra gli uomini, che permette di trascendere la propria individualità e volare verso l'alterità, è lo Spirito che dà la certezza del diritto, della giustizia, della fratellanza, è lo Spirito che dà la consapevolezza, ad ogni uomo, di esprimere, sul proprio, il volto di Dio. 

Occorre essere coscienti che una cultura senza fede nell'essere, senza fede in Dio e nell'uomo, non ha alcuna possibilità di incidere sulla storia umana, sulla interiorità della persona ed è destinata a restare ai margini della vita intellettiva ed etica dell'uomo. Un'ultima considerazione va fatta: la sinodalità guidata dallo Spirito Santo costituisce la sconfitta della solitudine, ed è strumento di evoluzione spirituale sulla quale costruire la lotta alla barbarie che avanza. Papa Francesco ha fede nell'operato del Sinodo, perché ha fede nell'uomo, ha fede in ciascuno di noi.  

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