Il Fantasma di Lentiscelle: tra mito, memoria e mare

23.08.2025

di Ma.Go.

Ci sono storie che, pur sussurrate nel tempo, riescono ancora oggi a smuovere qualcosa dentro di noi. Indipendentemente dal tempo trascorso o dal confine tra realtà e leggenda, certi racconti continuano a vivere, come se si rifiutassero di essere dimenticati.
È il caso della leggenda di Mariagemella, lo spettro che da decenni aleggia sulla splendida spiaggia di Lentiscelle, nel cuore del Cilento. 

Ho scelto di ascoltarla direttamente, indagando a fondo, come per ogni storia che valga la pena raccontare. Quella che ho scoperto si presenta come molto più di un racconto popolare: è una ferita ancora aperta nel tempo, un'eco di dolore che attraversa generazioni.
Il mistero prende forma tra le onde Lentiscelle appare come un piccolo angolo di paradiso: sabbia chiara, mare trasparente, pini che si piegano al vento. Eppure, sotto questa armonia si cela un'inquietudine antica. In questo luogo, il mare non si limita a narrare storie di marinai, ma sembra portare alla luce anche quelle di anime senza pace. 

Durante le sere di luna piena, una figura in velo bianco – fragile, malinconica – cammina tra la riva e la staccionata che separa la spiaggia dal piccolo cimitero. Non si tratta di una semplice leggenda per turisti: molti offrono testimonianze dirette. Gente semplice, con le mani segnate dal lavoro e lo sguardo serio di chi ha poco tempo per fantasticherie. 

Chi si cela dietro quel velo?
Secondo i racconti tramandati oralmente, Mariagemella era una giovane promessa sposa, legata a Gianluca, erede di una famiglia influente, i Serre. Il loro legame, segnato da sospetti e tensioni, sfociò in tragedia: una spinta nel vuoto, un matrimonio interrotto, un corpo scomparso tra le rocce. Da quel momento, il palazzo dei Serre venne attraversato da presenze inspiegabili. Voci flebili, pianti improvvisi, porte aperte all'improvviso. I Serre chiesero l'intervento di un vescovo, che benedisse ogni angolo del palazzo.
Dopo quel rito, il silenzio tornò tra le mura. Contemporaneamente, Lentiscelle iniziò a raccontare un'altra storia. 

In tanti anni di mestiere ho letto, raccolto e analizzato numerosi racconti. Alcuni affascinanti, altri artefatti. Tuttavia, ciò che accade a Lentiscelle mostra un'altra natura. Qui si percepisce qualcosa di radicato nel territorio, un'eredità emotiva che vive nei racconti degli abitanti.
C'è chi sostiene che Mariagemella riposi proprio nel cimitero poco sopra la spiaggia. Altri dicono che il rito del vescovo abbia spostato la sua presenza fino al mare, come se l'anima cercasse uno spazio dove piangere indisturbata. Alcuni, infine, credono che la giovane non abbia mai smesso di cercare giustizia: l'assenza di verità l'avrebbe tenuta ancorata al mondo dei vivi. 

Qualcuno potrebbe chiedersi: per quale motivo un quotidiano dedica spazio a una vicenda simile? La risposta è chiara. Questa vicenda non si limita a evocare fantasmi. Racconta qualcosa che ci appartiene. 

Parla di amori interrotti, di violenza mascherata da amore, di figure femminili cancellate dal tempo. Parla del modo in cui i luoghi conservano tracce delle vite che li hanno attraversati. Racconta la difficoltà di concedere perdono e quella di dimenticare.
Ecco perché merita attenzione. Perché il giornalismo non si nutre soltanto di dati, interviste e cronaca. Vive anche di ascolto, rispetto, profondità. 

E poi – lasciatemi concludere con un pensiero personale – nelle notti in cui il vento arriva dal mare e la luna si riflette sull'acqua come uno specchio, anche chi scrive da sempre con razionalità potrebbe iniziare a pensare che Mariagemella esista davvero. E che stia ancora aspettando qualcuno disposto ad ascoltarla.   

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