Il mare? Solo per chi se lo può permettere.

08.08.2025

di Mario Garofalo

È diventato un lusso. Non una vacanza ai Caraibi, non un capriccio da privilegiati: un semplice ombrellone in spiaggia, un gelato senza guardare il prezzo, una settimana al mare in Italia. Un tempo erano cose normali, oggi sono fuori portata per una parte sempre più ampia della popolazione. Eppure si continua a raccontare che "l'economia va bene", che "la crescita c'è". Ma dove si manifesta questa crescita? Nei bilanci di chi specula, forse. Di certo non nei portafogli delle famiglie, dove l'unica crescita visibile è quella dell'ansia.

Ogni estate porta con sé storie di rinunce. Lavoratori, pensionati, genitori che hanno passato l'anno a cercare di far quadrare i conti con l'equilibrismo di un acrobata stanco. Agosto dovrebbe essere il mese del sollievo, e invece diventa l'ennesimo campo minato economico. Anche le ferie diventano un problema. Molti scelgono di rinunciare. Mettere da parte tutto il possibile in vista di settembre, con le sue scadenze: libri scolastici, visite mediche rimandate, assicurazioni da pagare. Spese ordinarie, che però assumono il peso di montagne quando lo stipendio è fermo e l'inflazione continua a correre.

È una farsa: ogni anno costa tutto di più, ma gli stipendi restano invariati o, peggio, perdono potere d'acquisto. E nel frattempo si chiede anche "responsabilità". Ma la responsabilità, in molti, la esercitano ogni giorno, vivendo con dignità in un sistema che dignitoso non lo è più. Ci sono genitori costretti a dire "no" al mare per dire "sì" ai libri dei figli. E una società dove si deve scegliere tra un respiro di sollievo e l'istruzione dei propri bambini non può definirsi equa. Né tantomeno civile. Questa non è più una crisi economica. È un'ingiustizia sistemica. Voluta. Perché chi ha il potere di intervenire preferisce non farlo, troppo occupato a tutelare chi guadagna senza limiti e predica "meritocrazia" dal bordo piscina.

La realtà è chiara: se non si alza la voce, si viene messi a tacere. Se non si pretende, si viene ignorati. Ma esiste un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: **se la vita costa di più, anche gli stipendi devono aumentare**. È giustizia, non ideologia. Lo si chiami adeguamento all'inflazione, o buon senso. Non è normale dover scegliere tra un giorno al mare e un pieno di benzina. Non è normale vivere con il terrore di un imprevisto da 300 euro. Non è normale che una vacanza sia un privilegio per pochi. A chi dice che "è sempre stato così", va risposto con fermezza: non deve più esserlo.

Il tempo delle scuse è finito. È ora di riscrivere le regole del gioco. O, almeno, di smettere di accettare di essere presi in giro.

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