Il mio vecchio manuale di storia è dipinto di rosso. La ricerca della umanità autentica, per fare storia.
di Egidio Cappello
Il mio vecchio manuale di storia è dipinto di rosso. Un racconto spietato di lotte, di violenze, di distruzioni, capace di trasmettere sempre il rumore delle armi e il sibilo dei proiettili. Un racconto di strategie ideate e consumate da personaggi determinati ad aumentare la propria forza o quella della propria parte. Un racconto senza la speranza, senza la sofferenza, senza la luce, un racconto privo di calore, ove mai si procede a raccogliere le gocce di sangue cadute da un qualsiasi corpo umano. Gli storici, che raccontano gli eventi più importanti della vita dei popoli, si fermano a privilegiare le guerre, il movimento degli eserciti, le battaglie, gli ingrandimenti territoriali, le avventure delle navi che solcano i mari e degli aerei che sfrecciano nei cieli, e non inorridiscono nel trasmettere l'odore acre delle macerie e della morte. Quante pagine spese per raccontare i due conflitti mondiali del secolo scorso, e quante poche note relative agli sforzi sovrumani e spesso oscuri fatti per combattere le sofferenze dei singoli e le angosce delle famiglie.
Ho sempre pensato che il mio manuale di storia fosse lontano dalla verità, e non fosse proprio attratto dalla umanità autentica. Da un libro siffatto di storia, mi chiedo, un adolescente di oggi, cosa impara? Non credo che impari a rifiutare la guerra e ad amare la pace, non credo che impari a riconoscere i diritti sacri di tutte le persone e a cercarne la crescita e la progressione. Imparerà piuttosto che la scala sociale si sale a grandi falcate solo attraverso gli spintoni e la violenza contro gli indifesi e i deboli. Dalla preparazione di cibi avvelenati non si impara a preparare un dolce squisito per tutti. Se il passato è la guerra, se il passato è la sequenza degli atti delle consorterie vincenti, mi chiedo, se il passato è la lotta, se è l'astio, se è il rifiuto degli altri, se è la prepotenza e la prevaricazione, se è l'ingiustizia, se è il potere di chi comanda, cosa, ripeto, l'adolescente impara dalla storia? Chi fa esperienza di egoismi e di violenza, non può non formarsi all'egoismo e alla violenza.
Come allora educare alla pace, alla concordia e alla solidarietà? Occorre strappare quel vecchio manuale di storia, occorre riscriverlo, con il linguaggio giusto, le metodologie giuste, con le finalità giuste, con gli eventi e i personaggi giusti, con lo spirito più appropriato. In nessuno dei manuali in circolazione trovasi la premessa che il racconto dei fatti è parziale e lontano dalla verità, che gli eventi raccontati sono quelli circoscritti a dinamiche temporali, che la cultura è quella che consegue a scelte ideologiche, che i personaggi sono, nella loro apparente grandezza, solo cercatori d'oro da mettere nelle proprie casse. Manca la premessa che la storia autentica è quella che rispetta le leggi della natura umana e le leggi della ragione umana. Tutto ciò che è estraneo alla vita della natura e della ragione dell'uomo, non fa parte della storia. Scorgiamo il senso autentico degli aggettivi naturale e razionale: non quanto accade nel tempo, non l'evento che attua la volontà di singoli ed è volto alla realizzazione di propositi angusti e dalle forti limitazioni, ma quanto risponde ai caratteri essenziali della natura e della ragione. La natura umana è volta al bene, è volta alla relazione e alla socialità, è volta alla giustizia e alla pace, è volta alla vita e a quanto la promuova. La natura umana è derivazione della natura di Dio, ed ha le risorse necessarie perché la propria sia uguale a quella di Dio.
La ragione umana è volta alla unificazione delle conoscenze, è volta a costruire e cogliere l'unità nella complessa diversità delle istanze e delle idee. Il cammino della ragione è un itinerarium ad unum. Se un fatto non è naturale, se non è razionale, se cioè è fuori dagli obiettivi e dalle metodologie della natura e della ragione, non è degno di storicità e va cestinato. Quel vecchio manuale di storia certamente contiene racconti non naturali e non razionali, contiene quindi menzogne irrispettose della natura e della ragione. Questo vuol dire che quanto è fuori dalla natura dell'uomo e contraddice alle leggi della ragione umana, non appartiene assolutamente alla storia. La storia come abito delle consorterie al potere, come sequela di azioni finalizzate alla conquista dei popoli, è bugiarda e menzognera. Questa storia è priva di vitalità, è priva di speranza, è priva di futuro, è priva di tensione, è priva di libertà, è priva di razionalità e di naturalità. La storia è scritta da tutti, dai vincitori e dai perdenti, dai forti e dai deboli, dai prepotenti e dagli umili, è scritta dai generali e dai soldati semplici, dai cardinali e dai fraticelli, dai militari vittoriosi sui campi di battaglia e da quelli che non fanno ritorno a casa, è scritta dai docenti che nessuno conosce, è scritta dalle persone che pregano, dai giovani che sperano, dai bambini che piangono e chiedono della propria mamma, dai volontari che cercano spazi e luoghi ove curare ferite e asciugare lacrime. La storia non è abito dell'umanità rumorosa, peraltro destinata all'insuccesso malgrado i suoi proclami e i suoi gridi di guerra, ma è quella dell'umanità silenziosa, quella che promuove, che crea, che ama, che accoglie, anche in silenzio, voluto o coatto, l'umanità che ubbidisce con favore alle leggi della unitarietà e della universalità.
La storia non è quella dell'umanità che sguazza nell'acqua fresca della piscina della propria villa, ma quella dell'umanità che non possiede l'acqua, e va ogni giorno al fiume ad attingerne per i bisogni della casa. Tanti problemi oggi affliggono l'umanità e c'è tanta consapevolezza che solo una trasformazione spirituale e culturale possa trovare soluzioni alle emergenze. Ma niente si farà se non si comincerà dalle sorgenti della storia ossia dai fondamenti della vita costituiti dalla natura e dalla ragione umana. Solo se fondata sulla natura e la ragione, doni di Dio, l'azione dell'uomo sarà autenticamente storica.