Il Molise non si cura con i numeri
Daniele Saia scrive a Mattarella. I sindaci uniti: "Il diritto alla cura è il primo presidio di civiltà"
Il Presidente della Provincia di Isernia e sindaco di Agnone, Daniele Saia, ha deciso di rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un gesto forte, carico di responsabilità istituzionale e di disperazione civile, per denunciare la deriva del sistema sanitario molisano, ormai allo stremo dopo anni di commissariamenti, tagli e riorganizzazioni calate dall'alto.
Saia chiede che lo Stato torni a guardare al Molise, a una terra dimenticata dove il diritto alla cura è diventato un privilegio e dove intere comunità si sentono abbandonate. Un appello che trova eco nelle parole di Remo Di Ianni, sindaco di Cerro al Volturno, che in una nota accorata ha scritto:
Il diritto alla cura è il primo presidio di civiltà di una comunità. Difendere la sanità pubblica, soprattutto nelle aree interne, significa difendere anche il diritto di poter scegliere dove vivere, senza essere costretti ad abbandonare la propria terra per inseguire altrove i servizi essenziali».
Parole limpide e pesanti come pietre, che fotografano la realtà di una regione in cui la sanità pubblica è ridotta a una questione di numeri, di soglie ministeriali e di parametri astratti.
Il nuovo Programma Operativo Sanitario 2025-2027 conferma, purtroppo, una logica che continua a penalizzare la provincia di Isernia e le aree montane del Molise.
Il Veneziale di Isernia, ospedale essenziale per l'emergenza-urgenza e per la rete di emodinamica, resta sospeso tra riserve tecniche e promesse mai mantenute.
Il Caracciolo di Agnone, punto di riferimento per l'Alto Molise, rischia la riconversione in struttura di comunità, con una drastica riduzione delle funzioni ospedaliere: una scelta che, di fatto, significa isolare ancora di più un territorio già fragile.
Intanto la rete del 118 continua a soffrire per carenze di personale e mezzi, le guardie mediche vengono accorpate, e la continuità assistenziale nei piccoli comuni si sgretola. È un lento smantellamento della sanità pubblica che, dopo oltre dieci anni di commissariamento, ha prodotto solo una certezza: meno servizi, più distanze, più diseguaglianze.
Come sottolinea Di Ianni, il DM 70/2015 è un vestito cucito per altre realtà: grandi città, territori densi, reti viarie efficienti. Nulla di tutto questo appartiene al Molise, regione piccola, montuosa e dispersa, dove la prossimità non è un privilegio, ma una condizione di sopravvivenza. Applicare parametri standard a una realtà così fragile è un errore politico e morale.
E allora la domanda che i sindaci pongono è semplice e terribile: quanto vale la vita di un cittadino molisano?
Perché quando un ospedale chiude, non si perde solo un servizio: si spegne una speranza. Si svuota un paese. Si condanna una comunità all'abbandono.
Il Presidente Saia, rivolgendosi a Mattarella, chiede che la Repubblica torni a essere madre anche per le sue periferie, per quelle montagne dove il diritto alla cura è il primo e più elementare segno di civiltà.
E Di Ianni lo ribadisce con forza:
Solo quando anche l'ultimo cittadino delle nostre montagne potrà sentirsi curato, protetto e non dimenticato, potremo dire di vivere in una regione giusta».
Fino a quel giorno, ogni piano sanitario che misura la vita in numeri resterà una resa. Una resa politica, civile e morale.






