"Il mondo dovrebbe essere cosi: chi ha bisogno va aiutato". Buon viaggio, Gino!

13.08.2021

Aveva 73 anni e da tempo soffriva di problemi al cuore. Chirurgo di guerra, in 27 anni di attività con la sua Ong ha fornito assistenza a oltre 6 milioni di pazienti. Era stato proposto anche come Commissario straordinario per la Sanità in Molise. 

È morto oggi 13 agosto Gino Strada, il medico fondatore di Emergency. Lo riferiscono fonti vicine alla famiglia. Strada aveva 73 anni e da tempo soffriva di problemi al cuore. Nato il 21 aprile del 1948 a Sesto San Giovanni era un medico, attivista e filantropo italiano, fondatore nel 1994 dell'Organizzazione non governativa italiana per la riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo, attiva ormai da 27 anni. Sposato con Simonetta Gola, i due si erano uniti in matrimonio lo scorso giugno, come svelato dal sindaco di Milano Beppe Sala nel messaggio di addio all'amico. «Avevo celebrato il suo matrimonio con la dolce Simonetta, una cerimonia riservata come loro desideravano. Di lui si può pensare quello che si vuole, ma una cosa è certa: ha sempre pensato prima agli altri che non a se stesso». Grazie alle opere di Emergency sono sorti nuovi ospedali, pronto soccorsi e strutture di assistenza in più di 18 Paesi del mondo. «Non si va nei paesi del cosiddetto terzo mondo a portare una sanità da terzo mondo. Un ospedale va bene quando tu saresti disposto, senza esitazione, a ricoverarci tuo figlio, tua madre, tua moglie», aveva detto il medico a proposito delle azioni umanitarie da realizzare. In mattinata su La Stampa era comparso l'ultimo articolo «Così ho visto morire Kabul» firmato da Strada in merito all'attuale situazione in Afghanistan. I problemi di salute lo avevano costretto già nelle ultime settimane ad annullare i suoi numerosi impegni, e oggi il fondatore di Emergency lascia l'eredità di anni passati a soccorrere i più fragili. Chirurgo di guerra, tra il 1989 e il 1994 ha lavorato con il Comitato internazionale della Croce Rossa in varie zone di conflitto tra cui Pakistan, Etiopia, Perù, Afghanistan, Somalia e Bosnia ed Erzegovina. Un'esperienza sul campo che Strada non riuscì a dimenticare, decidendo di fondare assieme a un gruppo di colleghi la propria Ong: l'associazione umanitaria per la riabilitazione delle vittime della guerra e delle mine antiuomo in quasi 30 anni di attività ha fornito assistenza gratuita a oltre 6 milioni di pazienti. E proprio dalla presidente di Emergency Rossella Miccio sono arrivate le prime parole sulla tragica perdita del fondatore: «La notizia ci ha colto tutti di sorpresa, lasciateci riprendere dal dolore».

L'impegno sul campo con Emergency iniziato nel 1994, le critiche radicali alla politica delle guerre e dei respingimenti: il chirurgo di guerra se ne va dopo decenni di lotte per l'umanità 

La morte improvvisa di Gino Strada, chirurgo di guerra e fondatore di Emergency, sembra impossibile da digerire. Un colpo troppo grande per chi con la sua Ong è impegnato da decenni a fronteggiare le battaglie umanitarie in tutto il mondo. Medio Oriente, Repubblica Centroafricana, Sierra Leone, Sudan, persino l'Italia devastata dal Coronavirus. E poi i programmi portati a termine in Ruanda, in Eritrea, a Jenin in Palestina, a Medea in Algeria, in Kosovo, in Angola, in Libia, in Nicaragua, in Sri Lanka e in Cambogia. Gli ospedali con il simbolo di Emergency sono dal 1994 un porto sicuro per migliaia di persone che vivono quotidianamente le distruzioni delle guerre e lo strazio della povertà. Per una triste coincidenza, Strada se ne va nei giorni più duri per l'Afghanistan, un Paese che aveva imparato a conoscere molto bene durante gli anni passati a lavorare nelle strutture che lui stesso aveva aperto. La prima nel lontano 1999, un Centro chirurgico per le vittime di guerra ad Anabah, nella Valle del Panshir. In una lettera scritta per La Stampa, datata proprio il giorno della sua morte, Strada ha scritto: 

Ho vissuto in Afghanistan complessivamente 7 anni: ho visto aumentare il numero dei feriti e la violenza, mentre il Paese veniva progressivamente divorato dall'insicurezza e dalla corruzione. Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro per tutti. Oggi l'esito di quell'aggressione è sotto i nostri occhi: un fallimento da ogni punto di vista.

Ora da est a ovest, da nord a sud, le città afghane ora cadono una dopo l'altra sotto i colpi dei talebani, e la popolazione è colta alla sprovvista da un'escalation fulminante destinata a precipitare in una nuova guerra civile. Già prima che le truppe interazionali iniziassero il ritiro dal Paese su indicazione prima di Donald Trump e poi di Joe Biden, il Paese soffriva di una guerra silenziosa, sottoposta a quello che Strada ha recentemente definito un «coprifuoco mediatico». «Noi siamo in guerra in Afghanistan da anni e anni», diceva in un'intervista nel 2017. «Ci sono i nostri militari armati che sparano e combattono lì. Ma nessuno ne parla più».

L'impegno in Ruanda durante il genocidio nei primi mesi di Emergency

Emergency nacque senza timidezze. Nell'agosto del 1994 Strada guidò un'equipe di medici in Ruanda, incaricata di rimettere in funzione il reparto di chirurgia all'Ospedale di Kigali, la capitale. Era l'annus horribilis per il Paese africano, che nei 4 mesi precedenti aveva attraversato uno dei capitoli più cruenti della storia recente, il genocidio che fece oltre 800 mila vittime nel giro di 100 giorni. All'epoca per la stampa quello di Strada era solo il nome di un bravo chirurgo milanese con alle spalle una lunga esperienza con la Croce Rossa e che, insieme alla moglie Teresa e ad alcuni amici, aveva appena fondato un'organizzazione umanitaria chiamata Emergency. Gli anni precedenti (dal 1988 al 1994) li aveva passati tra l'Afghanistan, il Pakistan, la Cambogia, la Thailandia, la Bosnia, il Perù e il Corno d'Africa per conto della Cri. Dopo l'esperienza in Ruanda, che sancì l'inizio della storia di Emergency, Strada portò la sua Ong in Cambogia, dove rimase fino a quando, nel 1998, partì di nuovo per l'Afghanistan.

L'odio per la guerra - "La più grande vergogna del genere umano" - lo portò molte volte a scontrarsi con la politica, quella istituzionale, alla quale Strada non ha mai risparmiato critiche. Quella politica «insensibile» e «vergognosa» che ha la gran capacità di «dire bugie ogni volta». Quei politici che «votano affinché l'Italia invada l'Afghanistan senza essere in grado di collocarlo su una cartina muta del pianeta». Nel 2015, durante la consegna del "Right Livelihood Award 2015", Strada disse che la guerra piace solo a chi ha interessi economici, che dalle violenze resta ben distante. «Chi invece la conosce, si fa un'idea molto presto. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri».

Il commovente post su Facebook della figlia del fondatore di Emergency, impegnata in mare con la ong ResQ   

«Non ero con lui perché sono in mezzo al mare, come mi ha insegnato lui». Con queste parole Cecilia saluta la scomparsa di suo padre Gino. «Amici», ha continuato la figlia dal suo account Facebook, «come avrete visto il mio papà non c'è più. Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio. Non ero con lui, ma di tutti i posti dove avrei potuto essere - ha sottolineato -, ero qui con la ResQ a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre. Vi abbraccio tutti, forte, vi sono vicina, e ci sentiamo quando possiamo».

©Produzione riservata

Unisciti al nostro canale Telegram, resta in contatto con noi, clicca qui