Il politicamente corretto ha i giorni contati

07.05.2021

Non sono d'accordo con quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

di Giammarco Rossi

Potrebbe essere considerata all'unisono la frase per eccellenza: quella più usata ed abusata, seguita poi da un sorrisetto beffardo che aspetta un'espressione di stupore dall'individuo che ascolta, come se dicesse "sono un erudito, un eclettico, cito a valanga frasi e pensieri senza aver letto mai un libro".

Facciamo innanzitutto chiarezza: questa frase, oggigiorno più un dogma che un periodo estrapolato da un testo, non è mai stata attribuita a Voltaire. Fu Evelyn Beatrice Hall, in arte S.G. Tallentyre a scrivere ciò nel 1906 nell'opera The Friends of Voltaire.

Senza ricostruire filologicamente chi abbia detto cosa, è singolare come una frase - apparentemente semplice - sia diventata nell'immaginario collettivo una specie di comandamento da tirare fuori dal cilindro ogni qualvolta se ne senta il bisogno. Tutti difendono il diritto di esprimere opinione e tutti darebbero la propria vita affinché un altro individuo possa farlo: un esempio di libertà e rispetto reciproco che nemmeno il più sognatore degli illuministi avrebbe immaginato, eppure non è così.

Se nell'era in cui tutti possono dire tutto, in nome della sacrosanta libertà, ecco che interviene a discapito del diritto, il dovere: di' quello che vuoi solo se non offende o tocca la sensibilità di nessuno, tradotto significa non dire nulla, oppure pesa ogni singola parola: nell'epoca della libertà assoluta la troppa libertà equivale a non averla.

Negli ultimi anni il politicamente corretto è diventata l'arma preferita di una certa classe politica, di una determinata corrente di pensiero e soprattutto la scusa perfetta di chi vorrebbe un mondo piatto, omologato, standardizzato in cui l'individualità del singolo perisce a discapito di un'ipotetica oggettività che sforna quantità industriale polli d'allevamento, tanto per citare Giorgio Gaber.

Facciamo chiarezza: le parole sono importanti. Vanno pesate e studiate bene, far uscire aria dalla bocca è una cosa semplicissima, dare un senso compiuto a quell'aria non è così scontato. Sul fatto che nei tempi attuali molti individui si sentano colpiti a più riprese da parole taglienti non ci piove: offese e giudizi sono all'ordine del giorno, soprattutto sui social network, una cassa di risonanza notevole per chi, fino a quindici anni fa, esprimeva opinione soltanto al bar davanti a pochi luminari. Eppure i paladini del politicamente corretto sono pericolosi proprio come gli individui che parlano senza riflettere sulle conseguenze delle loro azioni. In nome della tutela dell'individuo hanno più volte provato a riscrivere o cancellare la storia: registi messi alla gogna, scrittori censurati, film e cartoni animati strumentalizzati, gente che vorrebbe abolire il suffragio universale e il caso (forse) più emblematico: Donald Trump che durante la corsa alle presidenziali Usa venne azzittito dalla Fox nel mezzo di un suo discorso. Chi sta scrivendo non è un fan di Trump ma qui la frase falsa di Voltaire cade come un macigno. Trump (personaggio singolare va detto) qualche mese fa, è stato censurato da qualcuno che aveva gli strumenti per farlo, poiché le sue parole non erano ritenute rispettose; come se il parlante non fosse responsabile di quanto detto. Immaginate se ciò avvenisse quotidianamente? Finiremmo in un limbo di dittatura democratica, dove tutti possono dire tutto, a patto però che rispettino i canoni estetici e morali di una classe ristretta, un'oligarchia paladina del nulla; tutto sommato Orwell non aveva poi così torto.

Ma in fondo il principio della libertà non è proprio questo? Dire ciò che si pensa e poi prendersi le responsabilità di quanto detto, se invece si toglie la possibilità di dire, come si può pretendere poi di responsabilizzare un individuo, sensibilizzarlo al rispetto reciproco se viene tolto addirittura il diritto di parola?

Mettere un recinto intorno alla libertà equivale ad ucciderla. Il politicamente corretto ha fatto e continua a fare vittime di spessore, soprattutto gli artisti. Insomma... darei sì la vita affinché tu possa esprimere opinione ma la darei anche affinché nessuno possa dire cosa sia giusto dire; perché le parole sono importanti è vero ma l'individuo oltre che con l'istinto vive con la ragione: togliendo la facoltà di esprimere opinione si toglie anche la possibilità di ragionare sulle conseguenze che una qualsiasi parola potrebbe avere sulla sensibilità di chi ascolta.

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