Il Potere ha deciso che noi siamo tutti uguali

05.11.2021

di Giammarco Rossi

L'ansia del consumo, del senso di appartenenza, della mancata realizzazione sociale; l'ansia non di non essere capace oppure di non riuscire nei tempi stabiliti. La volgare voglia di sentirsi uguale agli altri emulando comportamenti e stili di vita, quell'imposizione sfrenata di felicità e nella ricerca costante di una libertà: questo è l'ordine stabilito pragmaticamente a cui ogni individuo «deve» obbedire, a patto di sentirsi diverso. Nell'era della tolleranza coatta essere diversi è realmente un problema, altro che inclusione e patetici slogan color ipocrisia. Oggi è la classe dominante che decide cosa è diverso e dunque cosa può essere diverso, migliaia di individui, soprattutto giovani e adulti nell'età del limbo, rivendicano la loro unicità (come se a qualcuno fregasse qualcosa poi) ignorando di essere macchine perfette nel grande ingranaggio dell'omologazione. Se non rientri in quelli standard e dunque sei realmente diverso, ecco che di colpo ti ritrovi ad essere fascista, analfabeta funzionale o altre sciocchezze simili. No, il fascismo non è una sciocchezza sia chiaro, ma l'antifascismo becero che tanto va di moda oggigiorno non altro che l'altra faccia della stessa medaglia, ma di questo forse si parlerà in altre occasioni.

Oggi l'intellettuale (non tutti sia chiaro) soffre di una patologia astratta che lo porta ad avere un senso di superiorità nei confronti degli individui interclassisti, i sintomi di questa patologia comportano il malato a pavoneggiarsi e a sbeffeggiare il prossimo perché - secondo lui - non in grado di comprendere certe cose, ignorando che in una società esistono molteplici culture e, il fatto che l'intellettuale ignori ciò, fa del suddetto un razzista della cultura o peggio ancora, un individuo di non-cultura.

Che il neoliberismo sia una forma di totalitarismo è cosa ben nota, chi ignora e nega ciò lo fa involontariamente (forse) soltanto perché non riesce a distogliere lo sguardo e il corpo dalle piacevoli sensazioni effimere che esso provoca. Come tutti i totalitarismi non si è imposto dal nulla ma ha indottrinato le masse con una sapiente e paziente metodologia: televisioni, mezzi di comunicazione, prodotti, mode, beni, etc. fino ad arrivare al controllo delle menti che operano in questo sistema spacciandole per libere e pensanti.

Qualche decennio fa, passeggiando per i paesi dell'ex Unione Sovietica, era impossibile riconoscere l'estrazione sociale di un individuo: tutti vestiti uguali, tutti con le stesse macchine, tutti con la stessa espressione; ciò era quella che, dopo tanti sforzi, veniva spacciata per società marxista, in cui gli individui realmente erano tutti uguali, pure troppo! La monotonia sociale (oltre ad altri fattori) ha di conseguenza influito nel crollo del socialismo sovietico. Ebbene, passeggiando oggi per una qualsiasi capitale europea o città italiana, si farebbe la stessa fatica di allora: tutti vestiti uguali, tutti con lo stesso taglio di capelli, tutti ascoltano la stessa musica e guardano le stesse cose. Eppure in questo sviluppo non c'è quel passo avanti che fece la popolazione sovietica, (non potevano prevedere quanto sarebbe accaduto poi) avvenuto in maniera spontanea: quell'omologazione e uguaglianza estrema era frutto di una volontà popolare, oggi questa standardizzazione è figlia della rassegnazione sociale: i mercati ci dettano la via su qualsiasi cosa, anche sulla marca della carta igienica che bisogna acquistare e, di conseguenza, l'uguaglianza è il frutto di una repressione che annulla ogni forma di libertà. Certo ognuno può dire ciò che pensa (o quasi) andare dove vuole, e fare ciò che vuole, ma ciò avviene sempre all'interno di una bolla costruita appositamente per manipolare il controllo sociale. Gli individui che hanno la lucidità di notare ciò sono bollati come complottisti o nemici della libertà stessa perché il singolo spaventa, mentre il pensiero di gruppo è forte. Si pensi ai fascisti: in squadra erano dei picchiatori sanguinari e nessuno osava ostacolarli, presi singolarmente erano dei rammolliti figli di una subcultura che li voleva esattamente così: cani da guardia al servizio del padrone.

Dunque questo squadrismo internazionale dove confluiscono antifascismo, ambientalismo, pseudo femminismo etc. che diavolo è se non altro che un nuovo fascismo? Un fascismo degli antifascisti, in cui ognuno ha la libertà di fare ciò che vuole purché non dia fastidio a chi detta i canoni del quieto vivere.

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