Il provvisorio dell’uomo e l’eterno di Dio

08.10.2021

di Egidio Cappello

Abbiamo avvertito la necessità di riflettere sulla "cultura del provvisorio", una delle creazioni della pandemia. La provvisorietà sembra aver acquisito un senso positivo al punto da opporsi a valori come la continuità e l'eternità. Papa Francesco ha sostenuto che proprio la "cultura del provvisorio" è causa di disorientamento delle famiglie, di impoverimento delle comunità sociali e di diseducazione delle giovani generazioni. Pertanto il suo invito a capire, a riflettere, ad interiorizzare gli effetti di quel tipo di cultura cogliendone il significato e facendone proprie le finalità, le metodologie e le argomentazioni. Sinteticamente Il Pontefice sostiene che la cultura del provvisorio "taglia la vita a pezzi", taglia la storia umana a pezzi. Il provvisorio è tutto ciò che non dura, ciò che trae origine da eventi particolari della vita e che è destinato a scomparire, quando le motivazioni originanti sono spazzate via da nuove esigenze e nuovi bisogni. Nella vita del singolo, il provvisorio riguarda i pensieri e le azioni del momento, riguarda esperienze limitate e circoscritte. 

Il provvisorio non ha le qualità per entrare nel libro della storia avendo rapporti con le borie dei tempi, coi bisogni dei tempi, con le politiche dei tempi, coi progetti che non superano l'esame della vita. Il provvisorio non ha legami con i valori eterni dell'uomo, quelli che derivano dalla ragione e dalla natura umane, ed è fermo alla dinamicità dell'uomo nel proprio tempo e nel proprio spazio. Del provvisorio fanno parte le idee che nascono da sensazioni del momento, idee che guardano all'uomo come un essere fisico e temporaneo, che alimentano congetture per conseguire traguardi economici e sociali, che escludono la relazione e ne annientano addirittura il senso. Nel provvisorio rientra la volontà di ridimensionare il linguaggio riducendo l'ampiezza dei significati alla sfera della sensibilità e dell'esperienza personale. Al provvisorio si oppone ciò che il tempo non corrompe, ciò che non dipende dalla volontà dei singoli e conserva nella storia il proprio autentico significato. Al provvisorio si oppone l'eterno. Questo è continuo, incancellabile e incorruttibile: le sue categorie sono la continuità, l'immortalità, la divinità, l'unità e la universalità. 

Ebbene Papa Francesco non nasconde la sua preoccupazione per l'affermazione della cultura del provvisorio, ormai un dato significativo nella scena culturale contemporanea. Questo significa che il provvisorio è stato elevato a valore, a valore fondamentale del pensiero e della vita umana. Non si tratta di un evento superficiale bensì di una realtà sconvolgente: i principi essenziali della cultura tradizionale, della cultura che ha caratterizzato la civiltà mediterranea ed occidentale, barcollano di fronte alle istanze dell'effimero e del contingente. Il provvisorio, considerato da sempre insignificante, da sempre indirizzato al cestino della storia, ora, perché potenziato e alimentato dalle pressioni di certa cultura tecnologica ed economicistica, si propone a principio di lettura e di validazione delle cose, degli eventi e dei pensieri umani. Dobbiamo essere consapevoli, si legge tra le parole di Papa Francesco, di quanto l'ottica del provvisorio sia nociva alla lettura della vita umana, alla interpretazione del presente, del passato e del futuro dell'uomo, di quanto essa condizioni i comportamenti, i pensieri, gli affetti, ogni attività intellettiva e creativa. La cultura del provvisorio, dice Papa Francesco, "taglia la nostra vita a pezzi". 

La vecchia idea della vita spezzata dalla morte o dall'evento drammatico, non coglie la profondità del giudizio di Papa Francesco. Una vita tagliata a pezzi, non è la vita, ma tronconi di vita umana, non una storia, ma accadimenti slegati di luoghi e tempi diversi, non un corpo ma membri autonomi e liberi dalla vita dell'intero, non un discorso, ma parole disordinate e confuse. Ciò che manca nella visione della vita fatta a pezzi, è la relazione tra le parti, è il dialogo, è il confronto, è l'amore, è l'unione, la concordia, la solidarietà. Provo ad immaginare in quest'ottica, la famiglia, la scuola, la società, l'economia, la vita delle istituzioni: tutto viene frantumato come vecchie mura di fronte ad un rovinoso terremoto. Si sfalda ogni progetto di pace, ogni itinerario di vita etica, ogni cammino solidale che superi la parzialità e la piccolezza degli individualismi e degli egoismi. Non bisogna cedere alle pressioni del provvisorio, dice Papa Francesco alle famiglie, anche quando le stesse sono inchiodate alle difficoltà e alle intemperie dell'hic et nunc. Occorre trovare il coraggio e la forza per difendere la vita nella sua pienezza significativa, la vita dei piccoli e dei bambini, raggiungendoli in ogni parte del mondo con i necessari sostentamenti, offrendo a ciascuno la dovuta tenerezza, la vita dei malati, donando motivi di serenità ed equilibrio, la vita dei giovani che aspirano ad un cammino dignitoso, la vita degli uomini di cultura che si adoperano a costruire condizioni di progresso e di emancipazione, la vita dei politici che lottano contro la logica della barbarie e dei profitti. Difendere la vita è un obbligo per tutti. Superare la logica del provvisorio vuol dire sconfiggere ogni tendenza al beneficio personale immediato e volare in alto, navigare in alto, per entrare da protagonisti in una dimensione cosmica, unitaria, proiettata, come sostenne Aristotele, verso la piena realizzazione di ogni propria potenzialità. 

Occorre difendere l'uomo che è il valore fondamentale, per la sua derivazione, per la sua dignità, per la sua profonda interiorità e la sua spiritualità. Occorre difendere gli istituti etici, come la famiglia, la Chiesa, la scuola, la comunità, che parlano il linguaggio della oggettività, che vivono relazioni intense, che hanno prospettive di futuro a misura dell'uomo e della dignità umana. Occorre difendere la continuità della propria storia, quella locale, quella nazionale e mondiale, per cogliere la propria appartenenza ad ognuna delle predette dimensioni. E questo è un compito che le famiglie non possono e non devono delegare ad altri. Devo sottolineare, e lo ha già fatto Papa Francesco, che le famiglie, innanzitutto le famiglie cristiane, restano oggi, gli unici baluardi contro il disorientamento prodotto dalla valorizzazione del provvisorio. 

Questa operazione di assolutizzazione del nulla, deve, in breve tempo, rivelarsi per quello che in realtà è ossia la vestizione di un fantoccio di paglia. La mente umana violenta se stessa se abdica all'uso delle proprie risorse, se delibera di annientare le proprie dotazioni per prostrarsi alla maga Circe e vivere nei suoi recinti. Se la vita dell'uomo è tagliata a pezzi, anche l'uomo è tagliato a pezzi, l'uomo con la sua cultura, il suo linguaggio, i suoi affetti, la sua storia. In questo caso, l'uomo perde il volto che gli è proprio, che gli viene dalle sue origini divine ed assume quello di un minuscolo animale che viene fuori dopo una pioggia e vive degli effetti e della durata della stessa. 

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