"Il ragazzo dai pantaloni rosa". Il "Savoia-Benincasa" di Ancona porta al Cinema 600 ragazzi.
Paolo Scarabeo
Una mattinata diversa, quella vissuta oggi dai ragazzi del "Savoia-Benincasa" di Ancona. Una mattinata di grande impatto educativo, sociale ed emotivo nella quale, nell'ambito delle attività di prevenzione al fenomeno sempre purtroppo dilagante del Bullismo, circa 600 ragazzi, tutte le classi del primo biennio, coordinati dalla referente per l'inclusione prof.ssa Francesca Alberti e quella per la prevenzione al Bullismo, prof.ssa Palmira Marconi, e accompagnati da numerosi docenti di varie discipline, hanno occupato le poltroncine del Cinema "Giometti" per confrontarsi con la vicenda di Andrea Spezzacatena: "Il ragazzo dai pantaloni rosa".
E' abbastanza arduo parlare di sceneggiatura o trama di fronte a quel film. Perché quella di Andrea è una storia vera, che ha riempito i giornali di tutta Italia dodici anni fa e che purtroppo, in altre vesti, come quelle di Leo, proprio nelle Marche, solo qualche settimana fa, fa ancora parlare di sé.
Oggi avrei 27 anni, ogni tanto mi chiedo come sarebbe andata la mia vita»,
ci dice la voce fuori campo di Andrea, a cui la regista Margherita Ferri ha affidato la narrazione.
Andrea Spezzacatena era un ragazzo come tanti, frequentava il secondo anno del liceo scientifico e aveva appena compiuto quindici anni sei giorni prima di morire e aveva voluto festeggiarli alle giostre, come quando era bambino, per ricordare quanto potesse essere bella la felicità. Un caso di cyberbullismo finito in tragedia, forse uno dei primi. Su Facebook i bulli avevano creato una pagina che lo chiamava «Il ragazzo dai pantaloni rosa», perché Andrea indossava dei pantaloni che erano stati stinti per sbaglio dalla madre, che nel film è interpretata da una impareggiabile Claudia Pandolfi. Eppure a lui piacevano lo stesso, gli piaceva indossarli anche per "non darla vinta a loro", gli piaceva mettersi lo smalto alle unghie. Aveva una migliore amica di cui era innamorato, interpretata da Sara Ciocca, con cui andava sempre al cinema e recensiva i film, e aveva conosciuto a scuola Christian (Andrea Arru), un amico che diventa presto uno dei peggiori persecutori.
Andrea, Sara e Christian "vivono" ancora la loro vicenda in tanti dei nostri ragazzi. E oggi, le sale del cinema lo hanno dimostrato con grande chiarezza: l'applauso scrosciante dei ragazzi e delle ragazze del primo bacio di Andrea a Sara e quello ancora più forte al primo tentativo di Andrea di sottrarsi dal controllo di Christian hanno detto con fermezza che c'è una grande speranza e una profonda consapevolezza viva nel cuore di questi ragazzi.
La preoccupazione nei docenti era tanta, visto cosa era accaduto alla Festa del Cinema di Roma, quando alcuni degli studenti presenti hanno pensato di gridare insulti omofobi, a riprova del fatto che i "Christian" sono ancora tanti. Ma tanta anche la voglia di aiutare i ragazzi a capire quanto male possano fare le parole, quelle parole che
Sono come vasi che cadono dal balcone. Se sei fortunato e veloce li eviti. Se sei lento, ti colpiscono e ti uccidono».
E ad Ancona, stamattina, si è scritta una pagina diversa. Vera. Consapevole.
Il finale è tristemente noto e nel film ne è sospesa la "narrazione" dal testo che accompagna lo scorrere di immagini a contrasto che raccontano invece l'amore che Andrea provava per la vita: esasperato dal bullismo, Andrea si suicida. "Il ragazzo dai pantaloni rosa" è una storia tremendamente simile alle tante che continuiamo a sentire ancora oggi. Le vicende del passato non sono ancora riuscite a far capire davvero la bellezza della vita.
Il bullismo e il cyberbullismo sono un problema che riguarda tutti, non smette di riguardarci quando si finisce di andare a scuola: è ciò che da anni Teresa Manes, madre di Andrea e autrice del libro da cui il film è tratto, prova a far capire attraverso gli incontri che organizza, impegnata nella lotta e nella prevenzione del bullismo. Il film diretto da Margherita Ferri e scritto da Roberto Proia è un grande strumento di questa lotta. Nel realizzarlo la regista e lo sceneggiatore sono riusciti a raccontare una storia angosciante in modo quasi allegro, dimostrando una sensibilità che gli spettatori non potranno non notare.
Con mio figlio ho fatto tanti errori, permettergli di indossare quei pantaloni rosa non è tra questi»,
è la frase di Teresa Manes che compare prima dei titoli di coda, e noi non possiamo che essere d'accordo.
Le lacrime, le tante lacrime che hanno solcato i volti di tantissimi ragazzi e ragazze stamattina hanno certificato la bellezza di una gioventù che vuole farcela. Nonostante le tante notizie che ogni giorno ormai ci raggiungono e ci urlano tutta la durezza di un fenomeno che fatichiamo ad arginare.
E il nostro compito di educatori, insegnanti e genitori è quello di camminare al loro fianco perché non si sentano soli.