Il Rinascimento: la filosofia è sempre più consapevole della propria forza

23.05.2022

di Egidio Cappello

Col termine Rinascimento si vuole indicare la pluralità degli eventi che hanno interessato la cultura italiana ed europea nel corso dei secoli XV e XVI. Il periodo conosce la fine dell'Impero Romano d'Oriente, la scoperta delle Americhe, lo sviluppo dei Regni nazionali, la crescita di una economia illimitata in un quadro generale di grandi trasformazioni. La cultura si fa paladina di nuovi bisogni e mentre guarda gli eventi economici, sociali, politici, che scuotono il mondo civile dell'area mediterranea, riflette su se stessa, sulla propria identità, sulle proprie origini, sulle proprie finalità. Avverte la presenza di spinte che tendono a disgregare la tradizionale unità faticosamente raggiunta nel periodo medievale e lavora alla riaffermazione della propria identità. 

La filosofia ha, in quest'opera, la parte più significativa, in quanto, per sua natura, è sapienza dell'unità, sapienza della composizione degli opposti, è sapienza del Logos, è sapienza dell'archè, sapienza della giustizia e della pace, sapienza della dignità dell'uomo. La filosofia è la cifra che misura la grandezza degli uomini del Rinascimento. È la filosofia l'anima della sapienza rinascimentale. Va ribadito il senso della rinascita per non cadere nella tentazione di considerare i nuovi eventi come una sorta di resurrezione da una situazione tenebrosa di ignoranza. La rinascita di cui stiamo parlando, per la cultura in generale e per la filosofia, in modo particolare, è il ritorno alla propria identità, il ritorno alle proprie origini, il ritorno al Logos, coi suoi caratteri di unitarietà e di universalità, è il ritorno alla oggettività delle idee, il ritorno all'amore, anima del mondo, il ritorno alla intimità con Dio, arricchita quest'ultima dalle continue e più profonde acquisizioni antropologiche e teologiche della dignità dell'uomo. 

La filosofia rinasce, riprende vigore, per riaffermare la propria identità di sapienza di ciò che unisce, di ricerca dell'archè di tutte le cose, di fondamento dell'universo, di fondamento di tutto quanto è "verso" ad unum. Rinasce per dare nuove indicazioni, per sollecitare quanti, nelle Università laiche e in quelle ecclesiastiche, nei palazzi curiali e istituzionali, subivano il fascino delle tendenze alla disunità e alla parcellizzazione dei suoi contenuti. La filosofia rinasce per acquisire la piena consapevolezza della propria forza trainante, data dai propri contenuti sapienziali. 

I principi filosofici sono, e continuano ad essere, a Gerusalemme, sono sul Calvario che è il tempio più importante della storia mondiale, sono ad Atene, dove si cerca la verità dell'uomo e della vita umana e si fa silenzio di fronte al tempio elevato al Dio sconosciuto, sono a Roma dove i Papi si adoperano nella specifica missione di creare relazioni nello spirito evangelico e di insegnare la cultura dell'unità e della concordia. Molti critici alle prese con la rinascita della filosofia italiana nei secoli XV e XVI pongono l'accento su due aspetti fondamentali, una presunta conquista del valore uomo rispetto ad un tenebroso periodo precedente e una presunta rivincita di Aristotele su Platone, ossia del naturalismo sull'idealismo platonico e neo platonico. Aspetti che derivano dalla volontà di creare una soluzione di continuità nel cammino filosofico. Non è assolutamente così. Il primo aspetto non tiene conto che il mondo medievale ha utilizzato una figura divina dell'uomo, delle sue risorse intellettive e spirituali, vera immagine di Dio, malgrado la realtà storica fosse macchiata da episodi di barbarie e di degrado morale.

Per quanto concerne il secondo aspetto c'è da sottolineare che Platone ed Aristotele non possono essere posti a fondamento di una dicotomia interpretativa della realtà, in quanto esprimono medesimi spazi culturali e fanno parte dello stesso cammino di ricerca dell'archè, fondamento unico di tutte le cose. Nell'uomo non esistono due ragioni, una che guarda alla natura, succuba della stessa, ed una che guarda verso il cielo, oppressa dallo stesso. La ragione umana è unica ed è capace di guardare tutto ciò che la circonda, nella direzione della orizzontalità e in quella della verticalità, capace di parlare agli uomini e a Dio. 

La rinascita della filosofia avviene nel nome di Talete, di Eraclito, di Parmenide, di Socrate, di Platone, di Aristotele, nel nome di Giustiniano, di Carlo Magno, di S. Benedetto da Norcia, di S. Francesco di Assisi, di S. Domenico di Guzman, di S. Tommaso d'Aquino, di S. Caterina da Siena, di S. Giovanni della Croce, di S. Teresa d'Avila, e riesce, tramite le preziose opere di tutti, a mantenere il proprio volto di sapienza di ciò che unisce e non disgrega. Questo è il compito che ha filosofia assume nei due secoli rinascimentali, forte dell'autorevolezza del messaggio evangelico e della ricerca dei Padri della Chiesa, forte della cultura classica greca che le ha fornito gli strumenti per una straordinaria visione della realtà cosmica volta al bene e alla perfezione di tutti, forte della cultura latina, latrice di mezzi utili per considerare le migliori modalità di vita relazionale e civile. 

La filosofia non assume contenuti nuovi, contenuti rivoluzionari, ma un'ottica nuova: non solo comprensione della realtà per scoprire l'unità latente di tutte le cose ma inserimento nella realtà e desiderio di modifica della stessa se e quando è sopraffatta da istanze di separazione. L'unità dell'Europa non a caso occupa uno spazio rilevante nel panorama filosofico dei due secoli. Affascinanti sono le figure del rinascimento filosofico, direi immense, come immensi sono gli orizzonti culturali dagli stessi raggiunti e continuamente superati: penso a Leonardo da Vinci, a Michelangelo, a Raffaello, a Giorgio Vasari, a Leon Battista Alberti, a Nicolò Cusano, a Pico della Mirandola, a Michel de Montaigne, a Marsilio Ficino, a Giordano Bruno, a Martin Lutero. In tutti la filosofia è tensione verso la totalità cosmica, è dialogo, è ricerca dell'ordine, è contemplazione, è coincidentia oppositorum, è spiritualità, e la ragione è reale possibilità di cogliere e vivere l'unità di un mondo senza limiti. Questo il senso del Rinascimento, niente catastrofi ma periodo di grande consapevolezza della forza della filosofia per guidare le sorti dell'uomo. 

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