Il ritorno agli studi filosofici: una necessità storica
di Egidio Cappello
La pandemia e le dinamiche belliche hanno imposto la rivisitazione di molti saperi e di altrettanti sistemi valoriali. Hanno spinto alla riappropriazione dei significati originali di parole e di categorie concettuali, stravolte, in questi ultimi tempi, da imposizioni e da congetture di varia origine. Hanno riproposto invece concezioni e interpretazioni unitarie del cosmo e hanno sospinto a leggere la storia umana come un organismo dall'unica origine e dall'unico itinerario. Per l'uso di categorie strettamente filosofiche e per l'accoglienza dell'impianto generale della ricerca filosofica, la cultura contemporanea, fatta di indignazione, di sofferenza e di speranza, ha ridato vita alla filosofia, alla filosofia autentica, quella indicata da Aristotele come sapienza di ciò che unisce.
Il bisogno di unità, di universalità, di confronto, di solidarietà, va imponendo una necessaria nuova ottica di lettura del mondo e dell'uomo, ottica significativamente filosofica capace di creare un vocabolario nuovo e riformulare i significati dei codici di comunicazione. Pensiamo alle categorie di giustizia, uguaglianza, umanità, natura, ragione, etica, diritto, politica, società, accoglienza, solidarietà, responsabilità, fraternità, libertà, relazione, metafisica, trascendenza, fede, speranza, spirito, categorie ormai private della propria storia autentica e della propria ampiezza significativa e costrette in rivoli imposti da saccenterie individualistiche e ideologiche.
La cultura contemporanea sta riacquistando una nuova vitalità attraverso la elaborazione di risposte spiccatamente umane alle grandi problematiche e ai profondi bisogni dei nostri tempi. La determinazione a perseguire quadri interpretativi nuovi, di ampia spiritualità, sta spingendo i cultori a rivedere il senso degli empirismi, dei materialismi, degli storicismi, di quanti sistemi si fondano su una ragione limitata ai recinti della sensibilità. Il linguaggio che si va affermando è il linguaggio filosofico delle origini, quello autentico, quello di Talete, di Anassimandro, di Anassimene, di Eraclito, di Parmenide, di Pitagora, di Ippocrate, di Socrate, di Platone, di Aristotele, quello che ha accompagnato e supportato la ricerca dell'unità cosmica e dell'armonia di tutte le cose. Entusiasma ancora il rapporto esistente tra il linguaggio dei naturalisti della Scuola Ionica e la ricerca dell'archè che distingue il cammino compiuto da Talete sino ad Aristotele.
Proprio Aristotele, l'"ipse" della cultura occidentale per quasi due millenni, ha raccontato il periodo iniziale della ricerca filosofica e ne ha indicato la forza del linguaggio nonché il ruolo dei contenuti stabilendone l'origine, la metodologia e le finalità autentiche. Questa filosofia va rivitalizzando la cultura di oggi immettendo nella stessa il sangue vivo di un'ottica della essenzialità, della unitarietà e del coraggio. Penso alla consapevolezza della esistenza di una sapienza della unità, di una sapienza delle cose che uniscono, una sapienza frutto e nello stesso tempo fondamento di composizioni, di unificazioni, di sintesi superiori. Questa consapevolezza si è rafforzata nella storia attraverso la conoscenza di tutte le virtù della mente umana e la certezza di poterle utilizzare in pieno. La filosofia autentica è quindi il frutto dell'uso integrale della ragione. La ragione ha le sue regole, le sue "ragioni", non è strumento di elucubrazioni e di voli pindarici, ha il proprio naturale percorso, i propri obiettivi, le proprie metodologie operative.
Ragionare è il verbo della filosofia, il verbo che rinvia all'uso pieno e integrale della ragione. Da Mileto, luogo dell'inizio, sopraggiunge anche il significato autentico dell'aggettivo "razionale", non qualsiasi frutto di una ragione monca, priva della consapevolezza di se stessa, ma il frutto della ragione che tende all'unità dei pensieri e volge verso un unicum logico, etico ed umano. È quindi "razionale" ciò che deriva da una ragione nella pienezza delle sue capacità creative, e che è significativo nella ricerca dell'itinerarium ad unum. Ma da Mileto sopraggiunge anche la libertà della mente umana, la illimitatezza della mente umana, il coraggio della mente umana, la consapevolezza di poter accedere alle dimore del trascendente. Notevole è ancora la semplicità della ricerca per la quale la mente unisce la dimensione terrena a quella divina con una straordinaria naturalezza.
Immagino Pitagora mentre di notte ascolta l'armonia delle stelle e ne trae musiche "celestiali", mentre Apollo gli suggerisce i teoremi geometrici fondamentali. Immagino Ippocrate che registra le indicazioni che gli vengono date dal dio Asclepio su come curare un paziente affetto dal mal di pietra. Immagino tutti i legislatori che scrivono le raccolte di leggi su dettatura da parte degli dei, conoscitori dell'animo umano e padroni della storia. Da Mileto arriva anche il senso della cosmicità, della unitarietà e della universalità della cultura umana e la ricerca del principio primo, fondamento della vita di tutta l'umanità, ne è la chiara dimostrazione. La individuazione dell'acqua da parte di Talete, dell'aria, da parte di Anassimandro, del fuoco e della terra, da parte di Parmenide, del pieno e del vuoto, da parte di Eraclito, sono esempi della universalità nella quale trova la propria naturale collocazione il bisogno filosofico.
La ricerca dell'unitario fondamento aggregante viene accentuata nelle scuole di Atene, nella scuola sofistica, in quella platonica, in quella aristotelica, in cui si pongono le basi della consistenza della ragione umana, delle sue doti, delle sue capacità di dominio del mondo visibile e invisibile. Notevole la lezione di Platone che fa della mente umana uno strumento illimitato capace di cogliere la universalità, l'oggettività, l'eternità e la verità delle idee. Chi riesce a guardare la verità delle idee universali è idoneo a gestire la cosa pubblica, sentenzia Platone. E ancora va ricordato il divino Aristotele che ha guardato il mondo con un unico colpo di occhio e ha scoperto la dinamicità ordinata del cosmo e il suo itinerario verso il luogo di Dio. Quando questo prezioso scrigno di idee, di certezze, di convinzioni autorevoli, sarà visto e toccato con mano, quando il contenuto sarà parte della vita di ciascuno, in modo particolare delle giovani generazioni e in chi ha responsabilità educative, allora sarà possibile gridare alla vittoria sulla pandemia, sulla guerra, sulla solitudine e sulla sofferenza. In questo percorso, culturale ed etico, la filosofia ha un ruolo di primo piano.
L'impianto della ricerca filosofica non consiste in un
settore disciplinare piò o meno lontano da altri settori: esso è il fondamento
della crescita integrale dell'uomo in quanto la ricerca di ciò che unisce
coinvolge la dimensione intellettiva e quella sociale ed etica della vita
umana. Nella filosofia ogni parzialità viene superata e ogni settore culturale
entra a pieno titolo nella universalità e nella unitarietà del mondo interiore
dell'uomo. La filosofia diventa struttura e fondamento di relazioni profonde,
di solidarietà, di giustizia e di pace. Non posso non pensare alle difficoltà
che certamente saranno d'inciampo al cammino filosofico, difficoltà poste da
coloro che non credono nella capacità creativa della ragione e profetizzano la
progressiva sconfitta della stessa da parte delle situazioni storiche,
drammatiche, dei nostri giorni, difficoltà che hanno una carica di annientamento
e di indebolimento dei poteri razionali dell'uomo. Io credo che invece l'uomo
troverà la via maestra, attraverso la filosofia, scienza di ciò che unisce e
non altro, per combattere il nemico di
oggi e recuperare il senso autentico della vita.