Il Verlasce di Venafro: un gioiello nel più triste abbandono
Il Presidente della locale Pro Loco, Giustino Guarini, con un "post muto" porta alla luce il colpevole stato di triste abbandono in cui versa il sito archeologico tra i più importanti dell'intera Regione.
di Paolo Scarabeo
Con questo "post muto", corredato da una serie di foto, - che ci permettiamo di rilanciare, - che certamente vale più di fiumi di parole, Giustino Guarini, Presidente della Pro Loco di Venafro nel pomeriggio di oggi, sulla sua pagina di facebook, ha esternato tutta la sua amarezza nel costatare come un sito archeologico di importanza straordinaria come il Verlasce di Venafro versi in condizioni di totale abbandono.
Immediata la reazione di tanti cittadini che nei commenti al post hanno condiviso la sua amarezza, un'amarezza che condividiamo anche noi e che vogliamo rendere rumorosa.
In giorni in cui si sta parlando con grande stupore del ritrovamento ad Isernia della testa di una statua marmorea presumibilmente attribuibile all'Imperatore Augusto, e di cui la Soprintendenza ha fatto "cavallo di battaglia" per tener testa alle critiche di chi per mesi l'ha accusata di inerizia, ciò che emerge dalle foto pubblicate dal Guarini mostra un contraltare disarmante che ci induce a chiedere a voce alta alla Soprintendenza come sia possibile un tale scempio. Come cioè si possa permettere che un sito come il Verlasce che in qualunque altra regione italiana sarebbe fiore all'occhiello della proposta turistica e culturale, a Venafro, in Molise, sia abbandonato come l'ultima delle masserie diroccate di cui la piana di Venafro è piena.
Un disdoro vergognoso! Una ferita aperta nel cuore della città di Venafro, che da sola basterebbe a tener testa alla proposta culturale di buona parte delle regioni italiane. Un tesoro di proporzioni inenarrabili lasciato nel più squallido abbandono.
Un'opera, l'anfiteatro dell'antica Venafrum (il cosiddetto Verlascio o Verlasce) che fu costruito nel corso del I secolo d.C. immediatamente all'esterno della città. Conservatosi grazie alla sovrapposizione di case rurali ai ruderi romani avvenuta nel corso del XVII secolo, ne rimane percepibile l'antica volumetria, interrotta in tre punti dalle vie di accesso allo spazio centrale. Sono ancora visibili tratti originali delle murature in opera mista (con paramenti in reticolato e laterizio) e tra i materiali più interessanti che sono emersi dallo scavo vi è l'iscrizione che era riprodotta su ciascun ingresso del teatro e ricordava il contributo finanziario dato da un esponente dell'importante gens Vibia alla costruzione dell'edificio.
Forse è il caso che più di qualcuno chieda scusa a Venafro. Forse è il caso che le autorità cittadine chiedano conto di uno schiaffo così evidente alla dignità della città, alla sua storia, alle sue tradizioni, alla sua cultura.
Quando ero bambino, giocavo quasi ogni giorno nel Verlasce... con amici che ancora oggi abitano nelle sue vicinanze... papà aveva il negozio non molto lontano e amavamo fare "la bancarella" e giocare a rincorrerci. C'erano stalle, animali lasciati liberi e contadini che amavano quel posto e lo custodivano con grande dignità. Poi qualcuno - forse giustamente, o anche senza forse - ha deciso che un sito storicamente così importante non poteva ospitare stalle e animali. E' partito un restauro che va avanti da decenni, che pian piano si è tradotto in abbandono.
A queste persone oggi chiediamo se invece sembra giusto lasciare il Verlasce nello stato pietoso in cui versa. A noi, sembra di no! Venafro e il suo anfiteatro meritano di più!
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