IRC. Né si, né no... ma come!

23.06.2021

Di tanto in tanto torna di attualità il dibattito intorno all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Un tema sempre caldo, mai accantonato e che apre ad una serie di importanti riflessioni.

Anche in questo caso, come è normale, la parti si schierano contrapposte senza mezzi termini e spesso, purtroppo, senza nemmeno provare a confrontarsi. E così, ad esempio la senatrice Bianca Laura Granato, ex Movimento Cinque Stelle ora al gruppo misto con "L'Alternativa c'è", non nuova ad interventi sul tema, anche nei giorni scorsi si è detta contraria:

"Ritengo - ha detto - che l'insegnamento di religione cattolica debba essere sostituito per più ordini di motivi. Innanzitutto è ormai anacronistico portare avanti un insegnamento confessionale all'interno delle scuole statali. È vero che è un insegnamento facoltativo ma è anche vero che è un dispendio di risorse per lo Stato, perché comunque, essendo previsto nel monte ore anche per un solo studente, potrebbe col tempo diventare un onere insostenibile, a fronte di un aumento degli esoneri facilmente preventivabile in conseguenza della multietnicità sempre crescente delle nostre comunità scolastiche. L'alternativa all'ora di religione è sostanzialmente sempre esistita solo sulla carta per l'oggettiva difficoltà logistica che comporta l'individuazione di docenti disponibili e capaci di coprire quelle ore con insegnamenti che non sono praticati nella scuola. Attualmente lo Stato spende soldi per chi vuole seguire questo insegnamento, ma non offre pari opportunità a chi non lo vuole o non lo può seguire per diversa fede religiosa, perché per l'ora alternativa è fissato un tetto massimo di spesa all'anno. Quando il rapporto tra studenti che si avvalgono e studenti che non si avvalgono di questo insegnamento si invertirà (e succederà) si dovrà comunque affrontare il problema se sia giusto investire sugli uni o sugli altri alunni. Ma perché non su tutti contemporaneamente?

Certo lascia pensare dentro la sua riflessione l'affermazione secondo la quale la ragione del no è che: "Attualmente lo Stato spende soldi per chi vuole seguire questo insegnamento, ma non offre pari opportunità a chi non lo vuole o non lo può seguire per diversa fede religiosa, perché per l'ora alternativa è fissato un tetto massimo di spesa all'anno". Dà un po' l'idea di uno che sta in piedi in un secchio e tira il manico sperando di sollevarsi... Quindi secondo il parere della Senatrice Granato, giacché lo Stato non garantisce pari opportunità a coloro che non aderiscono all'insegnamento della religione, allora si taglia anche quello! Per la serie, siccome da quest'occhio non ci vedo, non è giusto che ci veda tu!

Contrapposto diametralmente è il parere della deputata Carmela Ella Bucalo, responsabile scuola di Fratelli d'Italia:

"Ritengo - ha detto - che sia un momento di formazione culturale importante per i nostri studenti, dove si analizzanotemi e valori importanti che garantiscono la nostra convivenza sociale, valori su cuiè fondata la nostra società come l'uguaglianza, la giustizia, la famiglia, il lavoro.La scuola ha un compito importante oltre che istruire deve formare e non può prescindere da questi valori. Sdoganiamo che l'ora di religione sia catechistica, da anni non è più così. Si tratta di un insegnamento interdisciplinare dove si affrontano tanti saperi, visto che ilCristianesimo ha influenzato l'arte, la storia, la letteratura, la musica. E questo insieme di discipline è aperto a tutti i ragazzi, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Nel merito del mio comunicato relativo alla mozione, poi, preciso che il tentativo di abolire l'ora di religione dalla scuola italiana è stato ribadito da una senatrice nei giorni scorsi, tale azione ha determinato il mio intervento, con ovvio richiamo ad un atto parlamentare, sì di 2 anni fa, ma mai ritirato. Dunque non vedo quale sia l'errore nella tempistica se l'argomento rimane di preoccupante attualità.

Nel corso dell'ora di religione ci si accosta anche ai temi e valori di altre grandi religioni, come le monoteiste, come Islam ed Ebraismo, o le più lontane e diverse da noi, come quelle politeiste ed orientali. Infine, non dimentichiamo un elemento base: quei 60 minuti settimanali sono facoltativi, gli unici dell'intero arco disciplinare. Dunque chi professa un altro credo, può sottrarvisi".

Ora, senza voler necessariamente prendere parte nell'una o nell'altra direzione, parto semplicemente dalla mia esperienza di alcuni anni di insegnante di religione cattolica. Quando arrivai nella scuola alla quale fui assegnato come supplente, tra tutte le classi trovai ben 17 alunni che avevano richiesto di essere esonerati dall'insegnamento. Due perché musulmani, gli altri per scelta libera. Entro i primi due mesi 16 dei 17 chiesero di essere reintegrati, tra questi anche uno dei due musulmani.

La domanda che mi ponevo era non perché fossero andati via, perché se lo avevano fatto una ragione doveva esserci, ma perché stavano tornando!

L'approccio non fu dei migliori (e li iniziai a capire!): "Prof, non penserà mica di fare lezione?"... Pensai che da che ero studente anch'io non era cambiato molto. Da parte mia non ci fu nessuna risposta... non solo feci lezione... ma nel tempo erano loro stessi ad incalzarmi con mille domande e temi da approfondire! Con moltissimi di quei ragazzi, oggi a distanza di oltre dieci anni sono ancora in contatto... due di essi (tra quelli più "ribelli") oggi sono collaboratori del giornale.

Il tema forse, allora, è altro. E riguarda la qualità dell'insegnamento della religione nelle scuole! Se come accade in troppi casi (ma accade anche per altre discipline), è l'ora del ripasso delle materie delle ore successive, o peggio l'ora della partita a carte (e se lo stiamo scrivendo ne abbiamo contezza) o del film sempre e comunque... l'ora di religione non solo non risponde alla sua natura, ma è decisamente inutile...

Se come dovrebbe, e come è in moltissimi casi, diventa invece tempo di approfondimento, confronto e perché no "scontro" costruttivo sui mille volti della vita di ogni giorno e sulle mille sfaccettature che la parola "religione" o meglio ancora il "cristianesimo" porta con sé... allora non c'è perplessità che regga, non c'è tempo migliore per una vera "educazione civica"... e forse... non c'è modo migliore di spendere fondi pubblici che quello di "costruire ponti".

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