L’Amazzonia oggi emette più anidride carbonica di quanta riesca ad assorbirne

15.07.2021

Il polmone del pianeta non respira più come dovrebbe: tra i capovolgimenti che i cambiamenti climatici stanno provocando, uno studio rivela che la foresta amazzonica ora emette più Co2 di quanto riesca ad assorbirne, un miliardo e mezzo di tonnellate all'anno per l'esattezza, contro il mezzo miliardo di tonnellate che il respiro della vegetazione riesce a sottrarre. Il saldo, un miliardo di tonnellate, è pari al totale delle emissioni annuali del Giappone.

Un dato - sottolineano gli scienziati - che rilancia la necessità di ridurre l'impatto dell'anidride carbonica sulla Terra il più in fretta possibile.

Lo studio ha confermato per la prima volta quanto già si sospettava. La maggior parte delle emissioni sono causate da incendi, molti dei quali deliberatamente appiccati per sgombrare il terreno e favorire la produzione di carne bovina e soia. Ma anche senza incendi - precisa lo studio pubblicato su Nature di cui riferisce il Guardian -, sarebbero bastati l'aumento delle temperature e la siccità, comunque favoriti dalla deforestazione, a trasformare l'Amazzonia sud-orientale, un tempo pozzo apparentemente inesauribile di ossigeno che ha assorbito finora circa un quarto di tutte le emissioni di combustibili fossili dal 1960, in una fonte di Co2.
Sotto accusa, e non da oggi, è in primo luogo il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, criticato per aver incoraggiato una deforestazione selvaggia, la peggiore da 12 anni a questa parte, mentre gli incendi hanno provocato nel mese di giugno i danni peggiori dal 2007.

«La prima pessima notizia - nota Luciana Gatti, dell'Istituto nazionale per la ricerca spaziale in Brasile, che ha guidato il team della ricerca - è che bruciando le foreste producono circa tre volte più CO2 di quanta ne assorbano. La seconda cattiva notizia è che le aree in cui la deforestazione è pari o superiore al 30% mostrano emissioni di carbonio 10 volte superiori rispetto a quelle in cui la deforestazione è inferiore al 20%». La grande foresta tropicale aveva sempre contribuito, finora, a ripulire l'aria del Pianeta, almeno fin da quando ne erano iniziate le registrazioni scientifiche, nel 1960: «Perdere la capacità dell'Amazzonia di alleviare o combattere i danni che l'uomo fa all'atmosfera significa essere costretti ad accelerare le politiche per la riduzione dell'effetto serra», avvertono gli scienziati. Gli step che ogni Paese atteso alla Cop26 di Glasgow questo autunno vorrebbe adottare per raggiungere l'obiettivo zero emissioni entro il 2050 potrebbero non essere più sufficienti.

I dati raccolti sorvolando il Rio delle Amazzoni con piccoli aerei fino a quota 4.500 metri e con l'uso massiccio dei satelliti sono un terribile monito: le ricerche segnalano livelli record di CO2 confermati anche dalle misurazioni a terra nella vasta regione del Sud America. E la cosa peggiore è che «ormai la foresta emette troppo carbonio anche senza gli incendi dolosi», sottolineano gli esperti perché la riduzione di alberi rende questi polmoni verdi più suscettibili al rischio di roghi incontrollati. Se fino a ieri la maggior parte delle emissioni carboniche erano causate dai grandi roghi - accesi, per lo più per «liberare» terreni da destinare alla produzione di carne bovina e soia - ora bastano le temperature più elevate e la siccità a trasformare l'Amazzonia sud-orientale è diventata in fonte di CO2, anziché serbatoio assorbente.

Che fare? Possibile boicottaggio verso il Brasile Cosa si può fare per invertire questo ciclo? Dopo 12 anni di sfruttamento indiscriminato, con il governo Bolsonaro che negli ultimi due lustri ha incoraggiato la deforestazione, la comunità internazionale inizia ad interrogarsi sulle contromisure diplomatiche e commerciali: la maggior parte del legname, della carne bovina e della soia prodotti nella regione amazzonica viene esportata dal Brasile; alcune nazioni europee ipotizzano il blocco di un accordo commerciale dell'Ue con San Paolo, a meno che Bolsonaro non accetti di fare di più per contrastare la distruzione dell'ormai asfittico «polmone verde» del mondo. «Immaginate se potessimo vietare gli incendi nella foresta. Tornerebbe ad essere un convertitore naturale di anidride carbonica in ossigeno. Invece stiamo facendo il contrario: stiamo accelerando il cambiamento climatico. Abbiamo bisogno - raccomanda Luciana Gatti - di un accordo globale per salvare l'Amazzonia». 

©Produzione riservata

Unisciti al nostro canale Telegram, resta in contatto con noi, clicca qui