L’immagine di un pezzo della nostra storia

31.10.2021

di Egidio Cappello

Capita nel singolare rapporto che si ha con grandi personaggi della cultura e della spiritualità: essere presi da un bisogno incontenibile di una parola o di una immagine dalla quale derivare e con la quale rappresentare l'intero mondo dell'autore amato e fatto proprio.

A me è successo con Papa Francesco, vero fiume in piena di letture, interpretazioni, riflessioni, analisi e propositi. Ho cercato una immagine nella quale fissare la complessità del suo mondo interiore, la cultura, la spiritualità, la tensione umana, il coraggio della testimonianza e la ferma determinazione ad indicare il bene e il male. Ho letto le sue Encicliche, ho ascoltato discorsi e tante omelie, e mi sono soffermato su molte parole per coglierne il significato più autentico. Mi sono impadronito della sua fermezza, della sua autorità, del suo dissenso, della sua indignazione nei confronti dei disvalori del mondo moderno. Sono stato preso da stupore di fronte al coraggio con il quale ha stigmatizzato atteggiamenti e comportamenti di alte figure della Chiesa invitando le stesse ad abbandonare stili di vita deviati e abbracciare il cammino evangelico. Sono rimasto estasiato di fronte al suo invito francescano a guardare Dio tra gli alberi, sui fiumi, sulle cime dei monti, nelle periferie delle città, sui barconi di immigrati, sui volti dei bambini che muoiono di fame e di sete. Dai dati raccolti ho cercato di operare una sintesi, che ho raggiunto, devo dire, senza difficoltà, senza contrarietà, direi con immediatezza. 

Papa Francesco sulla tomba di Milani a Barbiana
Papa Francesco sulla tomba di Milani a Barbiana

L'immagine è davanti a me, è forte: Papa Francesco orante, a Barbiana, sulla tomba di don Lorenzo Milani. Ai piedi di don Lorenzo, Francesco parla di sé, parla della Chiesa che non vuole e di quella che vuole, parla delle relazioni tra le persone, parla della dignità umana, parla dell'uomo secondo il disegno di Dio. E, cosa straordinaria, utilizza nella totalità, il cuore, la mente e le parole di don Lorenzo Milani. Nell'immagine io vedo l'approccio tenero e paterno verso quei luoghi, quasi uno scenario ove è stata rappresentata la vita di Cristo. Vedo Papa Francesco disinvolto, a dimostrare di essere, in quel mondo periferico, a casa sua. Sento le parole proferite ai presenti, la sua dichiarata vicinanza dottrinale e pastorale con il parroco di Barbiana, e la riconosciuta fedeltà di don Lorenzo al Vangelo. Sono preso da grande gioia e cerco di imprigionare quella immagine nel mio cuore e nella mia mente. Papa Francesco mi appare nella sua immensità mentre strappa don Milani dalla dimensione dell'isolamento e della eresia per condurlo in quella della esemplarità per la Chiesa universale, mentre raccoglie la sua cultura inserendola nel registro dei principi fondamentali della vita civile e religiosa, e fa della sua spiritualità una icona di donazione e di gratuità. 

don Milani con i suoi ragazzi di Barbiana
don Milani con i suoi ragazzi di Barbiana

Papa Francesco dai piedi di don Lorenzo lancia un messaggio alla Chiesa universale, lancia una certezza definitiva: don Lorenzo Milani, l'indignato, il disubbidiente, è discepolo autentico di Cristo. Il Papa sottolinea che il pensiero di don Lorenzo, la sua interpretazione del Vangelo, la sua lettura del mondo e dell'uomo, la sua lungimiranza e la sua scienza, il suo "I care" sono pietre preziose della Chiesa e fonte a cui attingere illuminazione e consolazione. Don Milani ha dato una impronta evangelica alla propria spiritualità e ha illuminato la propria cultura liberandola da schemi valutativi retrogradi e parziali quali la distanza tra i saperi della fede e quelli della ragione. Papa Francesco ha nel cuore le concrete esigenze di umanizzazione di don Milani e non gli danno fastidio se si incontrano in parte o in tutto con le letture dell'uomo e della storia fatte da scienziati e filosofi laici come Marcuse, Adorno, Fromm, Maritain, Freire. 

In don Lorenzo Milani, il Papa vede l'umanità che opera e chiede di operare, che parla e chiede di dialogare, che guarda e chiede di aiutare coloro che hanno bisogno. Vede l'umanità che soffre dietro a muri altissimi, muri spesso difesi da istituzioni e dalla stessa Chiesa. "I care" è l'espressione che Papa Francesco, in mente sua, inchioda al sommo della porta di San Pietro. Il verbo è la perfetta cifra della vita di Papa Francesco. Esso cita: io ho interesse per te scolaro, per te povero, per te cacciato dalla scuola normale, per te bocciato dalle istituzioni, per te che sei uscito dal carcere, per te che non hai futuro e cerchi il mondo della delinquenza e della rivalsa. Io ho interesse per te, perché tu mi ricordi Gesù crocifisso, Gesù sofferente, Gesù che chiede di essere soccorso e di dare soccorso. 

"I care" è la consapevolezza di operare secondo la volontà di Dio. Non è possibile educare, ha detto Papa Francesco, ripetendo il concetto fondamentale della pedagogia di don Milani, se non si ha un interesse profondo per la persona educanda. Interesse che deve andare oltre le convenzioni, oltre le idee del senso comune: la persona mantiene l'immagine di Dio stampata sul suo volto, anche se ha peccato, anche se ha tradito, anche se ha commesso ingiustizie ed è lontano da Dio. Notevole di don Milani è l'idea della educabilità di ogni allievo, in presenza di ogni possibile difficoltà motivazionale, psicologica o intellettiva. Ogni uomo possiede risorse interiori che vanno stimolate ad uscire e vanno attuate con la giusta metodologia e le giuste articolazioni. Alla lotta e al diniego della società, così sentiti e voluti da don Lorenzo, Papa Francesco aggiunge che la via della cultura si coniuga necessariamente con la via della spiritualità e ambedue concorrono a dare alla vita l'aspetto più dignitoso. Credo proprio che don Milani aspettasse da tempo l'incontro con il Papa nella periferia della Chiesa: qui Papa Bergoglio lo ha raggiunto, qui lo ha trovato, qui lo ha benedetto. Ora don Lorenzo ha colmato il vuoto che gli ha dato in vita tanta sofferenza; ora la Chiesa risponde, nella sua universalità, alle richieste di riconoscimento della sua attività come attività pastorale coerente con il Vangelo. Un' ultima riflessione: il Papa ha chiamato don Milani un "prete duro come il diamante" e ha chiesto ai presenti di pregare il Signore perché anch'egli divenisse come il parroco di Barbiana. Mi piace sottolineare l'immagine del "duro diamante" usata da Papa Francesco, che evidentemente auspica per oggi una Chiesa diamantina, che non ha rapporti con la debolezza, che è invece forte, di quella forza che solo lo Spirito Santo può dare.     

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