L’ultimo sguardo di Bruno Paglialonga

25.08.2021
di Rocco Zani

Di Bruno Paglialonga ricordo un breve colloquio telefonico di due anni fa. La voce già flebile, quasi spossata; poi il dono prezioso della sua ultima pubblicazione; e infine la sua presenza alla rassegna Le occasioni del silenzio promossa dal sottoscritto insieme all'amica artista Mariangela Calabrese. In verità, nella giostra dei ricordi, rimane anche il desiderio (comune) di progettare "una cosa insieme". Se ne è andato in punta di piedi Bruno Pagialonga - in questa estate torrida che non risparmia pentimenti - guardando forse, per l'ultima volta il mare sabbioso di Francavilla. Figura di riferimento della comunità artistica abruzzese (e non soltanto) Paglialonga è stato autore di spessore nelle sue continue incursioni nei mondi della pittura, dell'incisione, della critica artistica. Come a completarsi (e a rinnovarsi) in una espressività fitta di linguaggi sperimentali, di riflessioni, di sguardi. La sua, una pittura affidata - quasi interamente - agli indizi tonali (piuttosto che cromatici, capaci di dettare per equilibri magici immagini di grande suggestione. Una pittura che definirei "accogliente", per quella capacità, tutta sua, di affidare al colore - alle mutevoli note di queste - il senso epico del transito. Tracce minute ad occupare la campitura, a farne cortile desiderato, luogo corale e temerario al contempo. Un consapevole uso del tono, al pari del segno inciso. Come negli indizi radunati per rendere riconoscibile - attraverso la parola - la storia (le storie) dei tant6i artisti che lo hanno incrociato.

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