L’unione di tutte le cose, strana premessa dell’economia

12.05.2021

Entriamo insieme nel terzo capitolo della Lettera Apostolica "Economy of Francesco"

di Egidio Cappello

Quando Papa Francesco parla di tutte le cose, si riferisce all'intero creato, inclusivo del mondo naturale, del mondo sociale, del mondo cognitivo e delle capacità creative e progettuali di ciascuno. Niente di quanto è stato fatto da Dio esce fuori dai confini dello Spirito. Il mondo è unità e tendenza all'unità. La natura di tutte le cose è quella di Dio, natura donata all'intero creato. Tutto quindi è connesso nelle sue parti anche infinitamente piccole, perché tutto è animato dalla stessa natura divina. Oggi è difficile spiegare ed accettare l'idea che il mondo sia un tutto intimamente connesso, dominato da una medesima eterna legge di reductio ad unum. E' difficile pensare che situazioni, realtà e progetti, diversi e spesso opposti, siano parte di una medesima storia, pagine di un medesimo percorso, unitario e tendente all'unità; è difficile pensare che i continenti e le popolazioni del mondo abbiano gli stessi fondamenti logici, etici, sociali e dipendano da stessi principi e norme eterne. 

Troppe istanze individualistiche, troppe esigenze di potere, troppe congetture che inneggiano alla separazione e all'isolamento imbrigliano e ostacolano il cammino verso l'unità delle menti e dei cuori. Ricordiamo troppi eventi di un mondo frazionato, stordito, impazzito, un mondo ferito da uomini presi dalla boria degli interessi personali e dai calcoli numerici. L'economia di oggi passa attraverso il degrado dei mari, dei fiumi, dei monti, del sottosuolo, pagine scritte nel libro delle nefandezze contro Dio e contro la dignità degli uomini. 

"Tutto è intimamente connesso": una lezione di unitarietà e di universalità che Papa Francesco tiene ai dubbiosi e ai trafficanti della separazione in ogni settore della vita umana. E' deleterio che ancora, nelle storia della cultura umana, trovino collocazione congetture inneggianti alla lotta, alla segregazione, alla diversità tra i popoli, e indirettamente inneggianti alla povertà, alla fame, alla malnutrizione, all'egoismo più sfrenato. Quanto nuoce al mondo la stessa denominazione di paradisi per ricchi, di paradisi fiscali, di paradisi per vip e di contro inferni per poveracci, per abbandonati, per persone invisibili e pur gettate negli angoli delle strade o sui marciapiedi delle stazioni. 

Ogni sano discorso economico non può tralasciare la parte dell'umanità che vive fuori dal recinto del benessere e della sovrabbondanza. La pandemia che affigge la nostra generazione ha gridato, e tutti sembrano di aver capito la lezione, che la vita sarà riconquistata solo attraverso uno spirito di unitarietà e di condivisione. Ponendo l'attenzione su problemi concreti, Papa Francesco cita la salvaguardia dell'ambiente e la giustizia verso i poveri. Nello spirito della connessione che unisce tutte le cose, 

Egli dice, la salvaguardia dell'ambiente si coglie e si legge, solo in unità con la giustizia verso le popolazioni povere e sulla base di principi etici universali condivisi. Ancora un altro esempio: il problema dell'acqua potabile e dell'accesso ad essa. Non è un problema di settore o un problema limitato a determinate condizioni di determinati territori del mondo, ma è un problema di tutti, in modo particolare dei popoli ricchi e riguarda lo stile di vita di tutte le popolazioni. Tante comunità al mondo sono carenti di acqua potabile, ne soffrono sino a morire di sete, e di contro tante popolazioni hanno acqua da poterne consumare a volontà fino allo spreco più disumano. 

La povertà da una parte, la ricchezza dall'altra. Da una parte una faticosa ricerca anche ad opera di bambini con secchi bucati, con pesi da portare per chilometri e dall'altra il possesso e l'uso smodato dai vari rubinetti di casa. Da una parte una spesa immane per poche gocce e dall'altra una modica spesa per quantità enormi. Come l'acqua così il cibo, così i medicinali, così i libri, così le attrezzature educative, così gli strumenti della difesa personale. Il mercato è in preda ad un delirio che uccide e mortifica. Non è una soluzione quella trovata dai paesi liberali: donare il proprio superfluo. Lasciare che i poveri restino tali, continua ad essere terribile. Nessuna legge obbligatoria, nessuna giustizia a favore dei poveri, nessuna determinazione a destinare le risorse del globo a tutti i suoi abitanti. 

La soluzione non può essere dei governi sempre più allineati verso percorsi di autodifesa e di oltraggio dell'altro, non può essere nelle consorterie che gestiscono l'economia mondiale, ormai cristallizzate su posizioni dure e immodificabili. La soluzione può essere cercata e trovata, propone Papa Francesco, solo da giovani economisti, giovani imprenditori e giovani imprenditrici, determinati a svuotare di senso l'economia contemporanea e a costruire una economia poderosa fondata sui principi fondamentali della dignità umana. La creazione di un'economia sana deve essere sorretta da principi di comunione e di fratellanza universale: il patto che rende protagonisti di una economia sana è l'anima della vita del futuro. 

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