La Biennale Magna Grecia e il filo spezzato

25.01.2022

di Rocco Zani

Ho ricevuto un plico carico di magiche sorprese: brochure, dépliant, un piccolo ma prezioso libro di artista. E il prestigioso volume della VII edizione della Biennale D'Arte Contemporanea Magna Grecia (tenutasi nel 2013), creatura fantastica immaginata e ideata per anni dall'artista Maria Credidio. Tutto si teneva in un magnifico borgo di Calabria, San Demetrio Corone, negli splendidi spazi del Collegio Sant'Adriano. Sfoglio il volume e "incontro" l'anima dell'arte contemporanea: Arman, Chia, Gilardi, Mainolfi, Merz, Muniz, Nespolo, Paladino, Pistoletto, solo per citare alcuni degli autori presenti. Come se un "collante" inusuale avesse condotto questi artisti in quel luogo minuscolo, defilato, lontano dalle abituali rotte del contemporaneo. Non voglio tessere le lodi dello straordinario lavoro suggerito e affrontato da Maria Credidio e dai suoi collaboratori. Piuttosto sottolineare - con malcelato disagio - l'occasione dispersa negli anni successivi. Ovvero la sospensione di un progetto ambizioso, generosamente temerario. Non so chi ne ha deciso la "cancellazione" ma solitamente accade per quella innata consuetudine (di taluni amministratori) di considerare l'Arte (e il suo ruolo sociale, civile, economico) un inutile "fardello" che non genera consensi immediati. Ancora una volta si è cancellato un dialogo fatto di altre parole, di altre conoscenze e attese, di inedite magie. Il mio non è un augurio, piuttosto l'invito a riprendere il viaggio, a non disperdere un frammento significativo della memoria collettiva. Non farlo sarebbe la sconfitta di tutti.

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