La filosofia dopo Gesù di Nazareth.

04.05.2022

di Egidio Cappello

Con Gesù, con la vita e il pensiero di Gesù, la filosofia fa la sua scelta: l'uso illimitato della ragione. E' importante questa premessa: mantiene il sigillo di pensiero filosofico tutto ciò che è frutto dell'uso pieno della ragione. Se la ragione è limitata da schematismi preconcetti, se è inibita da ideologie e congetture che ne definiscono il cammino, allora la conduzione del discorso e le stesse argomentazioni sono impedite e irrazionali. La ragione sceglie la razionalità che non vuole essere qualsiasi pensiero umano, bensì quel pensiero che risponde alla naturalità della ragione, ossia il pensiero che è finalizzato alla edificazione della unitarietà e della universalità. Aristotele ha fissato una premessa decisiva: la ragione ha una sua propria natura che è quella del moto verso la composizione dei concetti e la progressione verso la propria piena attuazione. 

Quante congetture sono state fatte e inserite anche nei testi scolastici ad uso della formazione dei giovani studenti, congetture che non dividono niente con la ragione e non hanno il volto della razionalità. Noi seguiremo, nella nostra rivisitazione della cultura filosofica, i dettami che abbiamo inserito in premessa ed escluderemo la falsa filosofia, quella finalizzata ai fumi della temporalità, della parzialità e della individualità. Saremo rispettosi altresì di tutti i personaggi che indicheranno la bontà e l'importanza della ragione illimitata, e guideranno all'uso della stessa. Non possiamo non sottolineare i Vangeli, ossia le biografie di Gesù Cristo, che dal primo secolo, forniscono ad un numero infinito di studiosi, sparsi nell'intera area del Mediterraneo, precise stimolazioni di riflessione e di riconsiderazione delle proprie idee. 

Un nuovo humus fa rifiorire la cultura del mondo sia orientale che occidentale e dà nuova forza alla ragione. La teologia, l'antropologia e la sociologia, vivono insieme una vitalità nuova e permettono alla filosofia una rilettura del mondo greco, del mondo orientale, del mondo romano, e di sottolineare le schegge di ragione illimitata sparse nel mondo conosciuto e di creare nuovi percorsi coerenti con la vita di esseri umani, elevati ad immagine della natura e del pensiero di Dio. Il lavoro filosofico dopo l'esperienza di vita di Gesù di Nazareth, è di notevole spessore. Nessuno tra i colti poteva non incontrare il monoteismo, il creazionismo, l'antropologismo, la centralità dei comandamenti, il valore nuovo assegnato alla fede, il senso drammatico del peccato originale, la nuova concezione dell'amore, la resurrezione dei morti, la concezione del tempo e l'idea dell'eternità, la nuova socialità, la giustizia e la concezione del bene universale. L'ottica entro cui il ricercatore, divenuto credente, si muove, è la lettura della continuità tra il mondo precristiano e quello cristiano: Platone ed Aristotele giganteggiano nel cammino della filosofia e diventano profeti, in lingua greca, del messaggio di Gesù di Nazareth. 

Particolare l'importanza assunta dai due filosofi che per quasi due millenni sono maestri di ogni conoscenza e di ogni ricerca. Il quadro di Raffaello "La scuola di Atene" dimostra quanta importanza abbiano ancora i due filosofi nel Rinascimento italiano ed europeo. Anche le scuole di formazione del mondo greco, da quelle ateniesi dei citati Platone e Aristotele, a quelle stoiche, eclettiche, epicuree, testimoniano il lavoro di ricerca dell'unità cosmica e della solidarietà tra gli uomini dell'intero mondo. Quali personaggi sono allora da indicare come i filosofi nuovi, eroi della cultura e della sapienza della unità, eroi che lottano in un mondo lacerato da guerre e da stravolgimenti politici e sociali? Lo stesso rilievo va dato ai filosofi del pensiero e ai filosofi dell'azione, a coloro che hanno lottato per l'unità della cultura, contro l'ignoranza e la schiavitù, contro un uso ridicolo delle grandi potenzialità e delle profonde risorse della ragione. Non possiamo dimenticare gli evangelisti, Luca, Matteo, Marco e Giovanni, e ancora S. Pietro, S. Paolo, che difficilmente possono essere esclusi dal cammino della filosofia, visto il loro racconto che riassume, con linguaggio puntuale e ben definito, secoli di teologia, di cosmologia e di antropologia. 

 Della lunga schiera di filosofi della ragione illimitata ricordiamo Ammonio Sacca, Origene di Alessandria, Clemente Alessandrino di Atene, Plotino di Licopoli in Egitto, vissuti tra la fine del secondo secolo e il terzo secolo dell'era cristiana. Essi rappresentano il momento storico in cui la cultura pagana dialoga e riflette e si fonde con quella cristiana, e crea un linguaggio nuovo ove la ragione e la fede trovano spazi argomentativi e concettuali condivisi. Il paganesimo resiste in molti personaggi ma l'accentuato interesse per gli studi teologici e antropologici dà la misura di quanto la cultura cristiana abbia creato nei vari territori dell'Occidente e dell'Oriente. Le scuole presenti in molte città del mediterraneo, creano ambienti di grande spessore culturale e, malgrado la deriva sociale e culturale causata dalla invasione di popoli illetterati del Nord, trasmettono alle future generazioni congetture fondamentali per rispondere alle grandi esigenze della vita. Fino al 313, il cammino della interazione tra la cultura pagana e quella cristiana conosce difficoltà di ogni genere, non così dopo l'Editto di Milano che, concedendo ad ogni cittadino la libertà di professare la propria religione, traccia nuova strada alla filosofia aprendo scenari culturali insperati.

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