“La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore ossia la vita come realtà o simulazione

12.04.2025

di Giulia Zinedine Fuschino

Uscito nel 2014, primo esperimento estero del regista siciliano La migliore offerta è un film innovativo e sicuramente centrale nella produzione filmica di Tornatore ma anche italiana, in generale.

La storia - Virgil Oldman è un famosissimo battitore d'asta europeo, uomo colto e solitario. La sua ritrosia nei confronti degli altri, specie delle donne, è pari alla maniacale perizia con cui esercita la professione di antiquario. Il giorno del suo sessantatreesimo compleanno, riceve la telefonata di una ragazza che lo incarica della dismissione di alcune opere d'arte di famiglia.

La produzione di questo film, che si presenta come un mix di thriller e dramma sentimentale, dicevamo, è innovativa in quanto Giuseppe Tornatore lavora per la prima volta su un soggetto non siciliano dopo il Camorrista (per ambientazione, motivi) e soprattutto è il primo film italiano in cui è protagonista Geoffrey Rush, insieme ad un cast interamente estero. Infatti, insieme a lui ci sono Donald Sutherland come spalla, lui già sugli schermi italiani con Novecento di Bertolucci, Sylvia Hoeks, Jim Sturgess, volti giovani ma con ruoli centrali nello sviluppo dell'intrigo che coinvolge il protagonista. La colonna sonora di Ennio Morricone accompagna lo spettatore nel crescendo della tensione e dei sentimenti con una partitura sublime.

Il Virgil Oldman interpretato da Rush è un personaggio enorme, pieno di pennellate che restituiscono via via nel film una parte sempre diversa e sempre più nascosta della sua reale anima, attraverso un Rush meraviglioso, da grande attore caratterista; Un' attenta e puntuale sceneggiatura volta al lento sviluppo della trama a tela di ragno dove lo spettatore rimane fino alla fine impigliato insieme al protagonista, col dubbio: ma l'arte è finzione perché simula la vita o è realtà perché nasce da ciò che più dà autenticità a noi stessi: i sentimenti? E dunque, la vita è realtà o è imitazione di qualcosa?

A questi interrogativi tutti cercano di rispondere, senza successo, nemmeno Virgil vivendo circondato dall'arte riesce a capirlo, se non alla fine. Tornatore cerca di rispondere attraverso un automa che ripete: «In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico».

Perciò, se tutto è un'imitazione di qualcosa, se la vita è imbastita ad imitazione di un'idea di perfezione, se ognuno di noi indossa maschere quotidianamente, cosa ci rende autentici sul serio? Virgil direbbe i sentimenti. Ai lettori l'ardua sentenza, anzi alla migliore offerta.

©Produzione riservata

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