La morte di Papa Francesco: il pastore degli ultimi e il "riformatore" del Vangelo

21.04.2025

Morto nella Pasqua di Cristo, per risorgere con Lui! Ci ha consegnato la Speranza come stile di vita, quella che mette il Signore al centro della nostra vita.

di Paolo Scarabeo

Il mondo intero piange oggi la scomparsa di Papa Francesco, il pontefice venuto "quasi dalla fine del mondo", che ha segnato un'epoca di profonda trasformazione nella Chiesa cattolica. Jorge Mario Bergoglio, 266º successore di Pietro, si è spento all'età di 88 anni dopo un pontificato durato oltre un decennio, lasciando un'eredità spirituale e pastorale indelebile. Dopo un ricovero durato 38 giorni e le ultime comparse di queste settimane in Piazza San Pietro, fino alla benedizione Urbi et Orbi, di ieri, nella quale era apparso molto affaticato, e il giro, quasi di commiato, che ha voluto fare nella piazza gremita di fedeli, dopo la benedizione, questa mattina, ha terminato il viaggio terreno per incontrarsi con il suo Signore.

Dalla sua elezione nel marzo 2013, Papa Francesco ha incarnato un nuovo stile di papato, fatto di semplicità, umiltà e vicinanza alla gente. Ha scelto di abitare nella Casa Santa Marta, ha rifiutato simboli di potere e ha voluto una "Chiesa povera per i poveri", spronandola e, a volte, sferzandola perché uscisse incontro alle sofferenze degli uomini. Le sue prime parole e il suo primo gesto, "Buonasera a tutti" e poi quel silenzioso inchino davanti alla folla in Piazza San Pietro, a volerne chiedere la benedizione, fu un preludio al suo stile pastorale: ascoltare, camminare insieme, servire.

L'immagine potente di lui, in piena pandemia, solo, in una deserta piazza San Pietro accarezzata dalla pioggia, mentre prega per e con la Chiesa, ne scolpisce nella storia la forza della fede. Credo sia una immagine di una forza incredibile che sintetizza, in modo meraviglioso, il coraggio e la fede di un uomo che senza remore si affida a Dio e alla sua salvatrice potestà: essa richiama la Chiesa al coraggio della preghiera e alla sua vera identità, quella del piccolo gregge.

Papa Francesco ha rinnovato la Chiesa riportandola al cuore del Vangelo. La centralità della misericordia, la tenerezza di Dio per ogni creatura, l'inclusione dei lontani e degli esclusi sono stati i temi costanti del suo insegnamento. Le sue omelie quotidiane a Santa Marta, le esortazioni apostoliche come Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia, hanno riportato la fede in dialogo con la vita concreta delle persone.

La sua opera di riforma ha toccato le strutture della Curia romana, rendendole più trasparenti e orientate alla missione, più vicine. Ha combattuto con forza la corruzione nella Chiesa, ha continuato l'opera iniziata dal suo predecessore, Papa Benedetto XVI, contro gli abusi nella Chiesa. Ha aperto spazi per una maggiore corresponsabilità tra laici e religiosi, ha rafforzato il ruolo delle donne, ha promosso la sinodalità come stile di governo ecclesiale. Con il processo sinodale avviato nel 2021, ha dato voce a tutte le componenti della Chiesa, includendo anche chi per troppo tempo era rimasto ai margini.

Francesco ha alzato la voce per i migranti, per i poveri, per le vittime delle guerre e dell'ingiustizia. Voce profetica, solitaria, come quella del Battista "Voce di uno che grida nel deserto", contro la follia della guerra e l'urgenza della pace, fino all'accorato "Cessate il fuoco" nel Messaggio di ieri. Ha denunciato con forza l'ipocrisia di un'economia che uccide e ha proposto la "cultura dell'incontro" come antidoto alla globalizzazione dell'indifferenza. Il suo impegno per l'ambiente, espresso nell'enciclica Laudato si', ha cambiato per sempre il rapporto tra fede e cura della Casa Comune.

Con la sua morte, non si spegne una figura, ma si accende un'eredità. Papa Francesco ha lasciato alla Chiesa e al mondo la testimonianza di un Vangelo vissuto con radicalità e tenerezza, capace di parlare al cuore dell'uomo contemporaneo. La sua memoria resterà viva nel sorriso dei bambini, nel pianto degli oppressi che ha consolato, nell'angoscia dei carcerati davanti ai quali si è chinato per lavarne i piedi nel giovedì santo, nella voce di una Chiesa che, grazie a lui, ha imparato di nuovo a camminare con il popolo.

La sua scomparsa segna la fine di un'epoca, ma anche l'inizio di una nuova responsabilità per tutti: custodire e far fruttificare i semi di cambiamento e di speranza che ha saputo seminare.

Arrivederci Santità e Grazie!

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