La musica: linguaggio universale e mezzo di comunione fra i popoli

18.04.2021

In questo numero della rubrica affrontiamo il più importante aspetto dell'arte musicale impegnata: quello della comunicazione fra Popoli e Tradizioni di diversa natura, ove il linguaggio musicale assume un carattere di assoluta valenza nella trasmissione di messaggi e di emozioni non percettibili nei normali canali della comunicazione standardizzata.

La musica, in tal senso, non è solo un insieme di suoni e note, ma è molto di più. La musica ha il grandissimo potere di perdurare nel tempo, di superare i confini dello spazio ed arrivare ovunque, in assoluta presenza. Con la musica non si trasmettono solo melodie, ma idee, messaggi, emozioni e sensazioni non diversamente trasmissibili. Quest'arte sublime possiede uno straordinario potere unificante: unisce amici, innamorati oppure persone distanti e di lingue diverse, di tradizioni diverse, di religioni e culture diverse, in nome degli stessi ideali evocati da un'armonia, da un particolare brano musicale. Nel canto liturgico delle Celebrazioni, ad esempio, persone probabilmente diverse l'un l'altra e spesso sconosciute fra loro, si uniscono in un unico e grande coro, manifestando la loro fede attraverso la musica. Analogo discorso per i concerti mediatici, per le opere, per le rappresentazioni canore internazionali. Non esiste Stato o paese che non abbia un proprio canto popolare. Ogni Nazione ha un suo inno che la rappresenta e ne riporta la storia, incarnando lo spirito vitale di un intero popolo. E ogni paese ha un proprio canto popolare che i suoi cittadini rievocano in qualche festa mondana, rinnovandone la tradizione e le abitudini. La musica, dunque, è un linguaggio universale, forse l'unico. A volte è molto più profonda di un discorso articolato ed impegnato, proprio perché si usa quando non ci sono più parole o quando esse non sono abbastanza efficaci per manifestare quel sentimento o quell'emozione che nella melodia, forse, assume tutto un altro aspetto, più magico e particolare. E nulla, forse, come una canzone è in grado di far emergere un ricordo lontano e farlo rivivere come se fosse presente, offrendo la possibilità di riprovare le stesse emozioni e, chiudendo gli occhi, far ritornare a quel momento passato dell'infanzia o della giovinezza.

Ci sono persone che hanno dedicato la loro vita alla musica. Giuseppe Verdi ne è un chiaro esempio. Un uomo colto e sensibile che ha donato all'Italia, e non solo, una musica di inestimabile ed eterno valore, apprezzato in tutto il mondo. Un uomo che ha comunicato il suo patriottismo attraverso la musica, unico strumento in gradi di esprimere al meglio le sue inclinazioni e la sua persona. Oppure Beethoven, che nonostante i suoi sempre più gravi problemi d'udito, riusciva a comporre musica perché essa gli proveniva da dentro, dall'anima e dal cuore. È anche vero, però, che non è necessario essere grandi artisti per cantare, suonare e diffondere musica. I soldati, ad esempio, creavano canzoni per porre rimedio al dramma della guerra e trovare una sottile ma appagante serenità. Nacquero così i canti degli alpini.

Oppure è il caso degli schiavi neri d'America, strappati alla loro terra d'origine e deportati nelle grandi piantagioni di cotone, costretti a vivere e lavorare in condizioni disumane, come bestie. Furono privati della dignità, del rispetto e dell'uguaglianza, ma, in fondo erano ancora uomini e in quanto tali erano in grado di pensare. Per resistere alla rabbia e all'impotenza, quindi, cominciarono a creare della musica che ricordasse le loro origini africane ed esprimesse i loro pensieri e le loro emozioni. Era l'unico modo per trovare un po' di conforto, speranza e l'unico mezzo per sostenersi a vicenda ed evadere da quella opprimente situazione. Nacquero così le canzoni del grano, canzoni che parlano di tristezza e odio, ma anche di gioia e amore e soprattutto fratellanza. I ritmi e le melodie costituivano un vero e proprio linguaggio, tutto loro, che nessuno poteva portar via. La musica è importante anche per le tribù africane e per quei popoli poco civilizzati di cui spesso ci dimentichiamo. La musica arriva in quelle parti disperse e abbandonate del mondo, dove si trasformano in semplici balli anche i riti fondamentali, da ripetere ogni giorno tutti insieme, magari attorno ad un fuoco o alla rappresentazione di una divinità.

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