La pace, quella di Gesù

24.08.2022

di Egidio Cappello

L'evangelista Luca fa dire a Gesù la seguente frase: "io non sono venuto a portare la pace, ma la divisione". L'espressione, letta con il linguaggio a noi congeniale, ci sbalordisce ma non coglie e non manifesta il pensiero di Gesù. Ci assalgono infatti interrogativi pesanti che noi rifiutiamo in premessa: Gesù, che è Dio, che è amore e solo amore, come può preferire la divisione alla pace? Come può pronunciare una simile espressione, Lui che ha accolto tante volte i suoi con le parole : "pace a voi"? Come ha fatto a negare la pace tra gli obiettivi della sua vita, Lui che è maestro dell'amore e del bene comune? Come ha potuto dichiarare che la divisione è parte del suo mondo interiore e del suo percorso verso la salvezza? Non credo proprio che l'espressione si legga con il vocabolario dei nostri tempi in quanto non credo che la divisione tra gli uomini, più che la pace, possa trovare una sia pur piccola collocazione nel pensiero e nella volontà di Gesù e quindi possa essere regola di vita. 

Per rispondere ai nostri interrogativi, anche legittimi, occorre liberarsi del vocabolario usuale e immergersi nel pensiero di Gesù. In altro passo del Vangelo leggiamo: "La pace che io vi do non è quella di questo mondo". E' chiaro che Gesù non abbia negato di portare la pace, ma di portare la pace di questo mondo. Egli ha della pace una visione diversa, come della divisione. La pace del mondo è bugiarda, è inumana, è costruita sulla imposizione, sul potere, sulla forza delle armi, sul diritto delle consorterie potenti, sull'impedimento, sull'abolizione della libertà delle persone, sulla segregazione, sulla morte della individualità e sull'annichilimento della coscienza degli uomini. 

La pace del mondo è bugiarda perché rinvia all'esistenza legittimata di ammassi umani. La pace degli uomini è la morte dello spirito, la morte della dignità del singolo uomo, la morte delle capacità razionali, delle capacità creative, comunicative e progettuali di ciascuno. La pace del mondo è la distruzione e la vanificazione delle risorse e delle ricchezze di ogni persona. La pace del mondo crea unità bugiarde, crea condivisioni superficiali, crea relazioni offensive della dignità dell'uomo. Mi sovviene a riguardo l'immagine delle fiammelle nel Cenacolo, ognuna diversa dall'altra, ognuna portatrice di risorse e potenzialità personali. 

Non c'è alcuna pace, quando è mortificata la persona umana. Gesù nega questa pace perché rifiuta il dormiveglia delle menti, rifiuta la sudditanza passiva alle decisioni dei potenti, rifiuta l'inchino senza discernimento e senza personale approvazione, rifiuta anche ogni tradizione, se costruita su ossequi e rispetti senza autentico significato. La pace del mondo è frutto della paura, e ancor più è frutto dell'orgoglio, della presunzione, della volontà di perseguire obiettivi malefici. Mi sovviene ancora l'immagine della pace e dell'unità che dominano i popoli della terra, concordi nella creazione della torre di Babele, pace e unità che Dio stesso distrugge alimentando una proficua divisione tra i popoli. 

L'intervento di Dio è contro le paci senza anima, senza discernimento, senza la vita delle singole persone, le paci oscure create dall'orgoglio che massifica e azzera la dignità di ciascuno. Non è strano che Dio colpisca questa particolare condizione disumanizzante di unità e di pace, e crei la divisione tra i popoli. Gesù è sulla stessa linea: suggerisce come metodo per la creazione della pace vera proprio la divisione delle menti. La divisione delle menti è la necessaria condizione della diversità dei pensieri e dei sentimenti, della diversità dei giudizi, della diversità di lettura della propria e della storia tutta. La divisione è il fondamento del dialogo e il rispetto della divisione, ossia il rispetto di tutti gli interlocutori e delle loro idee, è condizione necessaria per raggiungere la vera pace e la vera unità. La trasmissione del pensiero di chi comanda ai propri sudditi non è dialogo, la comunicazione delle idee con l'accettazione di quella del più forte, non è dialogo. Il dialogo ha bisogno di persone autonome, con gli stessi poteri di lettura e di interpretazione degli eventi, con le stesse possibilità di intervento. 

Gesù fa un preciso riferimento alle paci familiari che Egli è venuto a distruggere. Si tratta delle paci tra generazioni fondate sul rispetto degli avi, sul rispetto delle tradizioni, sul rispetto del tempio e dei suoi rappresentanti, sul rispetto di significati precisi dati a termini ed espressioni. Tutto questo implica la negazione della persona, la negazione della coscienza e del discernimento personali, la negazione e il rifiuto di una autentica vita di insieme. La divisione è pertanto dono che Gesù fa agli uomini, non strumento di separazione, di lotta, di guerra, ma strumento indispensabile di relazione cosciente e condivisa. 

E' la fondamentale divisione che conduce e guida all'unità autentica, quella sapiente, lucida, razionale, sinodale. "Pace a voi" dice Gesù ai suoi che hanno già ricevuto le risorse dello Spirito Santo e sanno di quale pace Egli parli. Lo Spirito Santo vuole l'unità delle genti e promuove la necessaria diversità per accedere al vero percorso che conduce alla pace autentica. Una pace duratura, questo è il messaggio di Gesù, non si ottiene se a monte c'è una gerarchia di poteri, non si ottiene se si vive in una vasca dove ci sono gli squali.

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