La pandemia ha parlato e con chiarezza!

01.03.2022

di Egidio Cappello

La pandemia è entrata nella storia umana con inaudita tracotanza ha rivelato una capacità distruttiva incommensurabile. Ha conquistato, e difende con forza, poteri e spazi nei vari settori del vivere sociale. Ha sfruttato il disorientamento iniziale delle Istituzioni e delle comunità, dovuto alla minima conoscenza del virus e alla scarsezza di strumenti utili a creare argini all'avanzamento pandemico. Ha utilizzato ancora la tradizionale difficoltà degli Stati ad abbandonare particolarismi di ogni tipo e a creare progetti condivisi e unitari. Non sono mancati drammatici scenari di morte e non sono mancati pensatori autorevoli che hanno manifestato sconforto e grande preoccupazione.

Le parole di Pietro sul lago di Galilea si sono incuneate nella nostra mente, provocatorie, ed ne hanno occupato lo spazio più grande: "Abbiamo faticato tutta la notte, ma non abbiamo preso niente". Da più parti sono stati espressi giudizi di sfiducia nei confronti dei governanti, dei politici, degli scienziati, degli educatori, nei confronti delle Istituzioni, rei di comunicazioni bugiarde e di proposte di comportamenti letteralmente scollegati dalla complessa concretezza della vita reale. I settori culturali sono caduti in sabbie mobili e appaiono acefali, senza radici, senza principi fondamentali.

Ogni individuo ha maturato una strana autosufficienza per cui, basandosi sulle proprie personali e parziali esperienze, ha creduto di essere abilitato a dire la propria su qualsiasi problema e a presumere di dare il valore di verità al proprio punto di vista. La competenza sembra oggi un valore che declassa: ognuno presume di essere profeta delle cose nuove. C'è molto disorientamento. Eppure proprio dalla pandemia sono venuti segnali di cultura nuova, segnali di vita nuova. Un bisogno di rinnovamento circola nei luoghi più disparati e coinvolge istituzioni e personaggi anche legati a realtà poco disponibili al rinnovamento. Dallo scenario lavico fuoriescono comunque steli in cerca della luce.

Torna ad essere fermo e significativo l'invito di Gesù a Pietro: 

"Drizza la barca in alto e rigetta ancora le reti". 

Quello di Gesù è un chiaro invito a scrollarsi di dosso ogni scetticismo, ogni paura, ogni convinzione legata a esperienze ataviche e tradizionali, è un invito al superamento e all'abbandono della logica della particolarità e della temporalità per accogliere quella della universalità e dell'eterno che produce nuovi orizzonti e nuove certezze. Drizzare la vela verso l'alto vuol dire svegliarsi dal sonno imposto dalla civiltà dell'indifferenza e dello spreco e assumere, nello stesso tempo, impegni precisi nella edificazione di un mondo nuovo. La pandemia ha creato nuove intelligenze, nuove letture del mondo, ha fornito significati nuovi, quelli autentici, ha insegnato ad ascoltare, ad accogliere, a comunicare senza chiacchierare, a rinunciare, a desiderare il bene autentico.

La pandemia ha spiegato la sobrietà, la giustizia, la solidarietà, il dialogo, ha liberato la commozione, ha fatto capire il ruolo della vicinanza e dell'accoglienza, ha spiegato i valori dell'esistenza, ha dato luce alla sofferenza, ha dato storia alla speranza. 

La pandemia ha spiegato l'uomo all'uomo. 

Come Pietro noi rispondiamo a Gesù che, sulla sua parola, getteremo le reti ove il mare è alto, ove il mare è più profondo. Sulla sua parola noi annunceremo la speranza di un mondo nuovo e lo faremo con il suo coraggio e useremo il suo stesso linguaggio. Diremo che è fondata su basi solide la creazione di una società fatta a misura d'uomo, ossia a misura della creazione di Dio, diremo ai giovani che è possibile un futuro luminoso scritto con l'inchiostro della giustizia e del bene, un futuro privo di sofferenze, diremo ai politici che è naturale e semplice la cultura della unitarietà e della solidarietà, diremo alle mamme che il loro ruolo resta prezioso e divino, diremo al mondo intero che l'umanità tornerà a gioire e ad essere laboratorio di bene e di felicità. Ma tutto questo diremo con la consapevolezza del nuovo ruolo che ognuno può e deve assumere nella dinamica della propria vita. Tante cose sono da modificare, tante idee da cancellare, tanti valori da ridimensionare e tanti da rivalutare, tanti comportamenti da dimenticare e tanti da promuovere. Un'ottica nuova distinguerà l'uomo nuovo. L'intelligenza sarà nuova e tutte le cose saranno guardate nei modi giusti e più appropriati.     

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