La parole del lago. Mi ami?

30.04.2022

di don Mattia Martino

Il Vangelo racconta la terza apparizione di Gesù Risorto, sulle rive del lago di Tiberiade, lì dove tutto è iniziato. Lì dove aveva chiamato i primi discepoli. E di quel primo gruppo ne troviamo alcuni, assieme a Pietro, Tommaso, Natanaele e due sono anonimi.

Non è stato certamente un cammino semplice quello della prima comunità. Non sono rimasti a Gerusalemme, ma sono rientrati in Galilea, sui luoghi dove avevano incontrato il Signore. Non sono nemmeno dodici, ma sette. Alcuni sembrano scomparsi. Il gruppo non ha saputo conservare la sua compattezza.

Quei discepoli che hanno confessato la loro fede nel Risorto, ne hanno fatto esperienza, hanno ricevuto il dono dello Spirito, hanno accolto le parole di invio nel mondo, non trovano più un senso alla loro vocazione, al loro stare insieme. Una comunità che sta diventando sterile, perchè manca Lui, il perno. E Gesù evoca solo un ricordo passato. Questo gruppetto diviene così immagine delle nostre comunità, in cui ci si illude che basti stare insieme o fare belle esperienze religiose per sentirsi Chiesa. Per essere davvero comunità occorre invece avvertire fortemente la presenza attuale e operante di Gesù.

Sembra tutto finito. Addio sogni di gloria e si torna alla dura realtà. Pietro esce a pescare e gli altri si accodano. Sono davvero tornati al loro mestiere o la pesca è immagine del ministero pastorale che ha inizio con loro? Sono davvero tornati a pescare pesce? Oppure, in obbedienza alla profezia di Gesù su di loro (l'essere pescatori di uomini), iniziano a evangelizzare? Non lo sappiamo. Certo resta evidente l'esito di questa attività: non prendono nulla.

E Gesù, a quel punto, si manifesta loro come uno sconosciuto che dalla riva chiede del cibo. Come uno che da indicazioni per prendere qualcosa dopo una notte in cui la pesca è stata fallimentare. E le indicazioni sono strane: lanciare la rete a destra vuol dire fare più sforzo sul braccio sinistro, che è più debole. È un'operazione scomoda. Ma Qualcuno tre anni prima aveva detto loro parole simili. E obbediscono. La rete è piena! Lo riconoscono, è Lui! Giovanni è il primo a notarlo, e lo dice a Pietro, che si getta in mare.

Questo gesto non è senza importanza. Il verbo utilizzato dal narratore per l'episodio è a sua volta importante. Richiama il "si cinse i fianchi" con cui era stato presentato Gesù quando si mise a lavare i piedi ai suoi discepoli. Pietro, di fronte al grido di Giovanni, si è ricordato del gesto di Gesù e si mette nella condizione di servo di fronte al suo Signore, dimostrando di averne compreso l'esempio.

Prendono centocinquantatre pesci. Forse, come fa notare Girolamo, è il numero delle specie di pesci conosciute nell'antichità. O la somma di tutti i popoli della terra, secondo la cultura del tempo. La Chiesa è la rete che può contenere ogni diversità senza che si rompa.

E ulteriore sorpresa è data dal banchetto già imbandito da Gesù, che condividerà il pasto con i discepoli. Chiederà loro di portare ugualmente un po' del pesce preso. Dio ha già preparato il banchetto, già sa di cosa necessitiamo per essere pienamente noi stessi. Ma con un finissimo atto d'amore vuol farci partecipare all'opera Sua.

Dopo aver consumato il pasto, inizia un dialogo fra Gesù e Pietro.

"Mi ami?" domanda il Maestro. Pietro non è capace di dire sì. Sa solo dire "ti voglio bene". E la terza volta Gesù gli domanda proprio quello. Si abbassa alla sua esigenza. Chiede di amarlo come riesce. Il pescatore è chiamato ad essere pastore. Colui che di fronte a una ragazzina ha rinnegato il Maestro, sarà chiamato al compito durissimo di nutrire e pascere il Suo gregge.

Potrà farlo in virtù del perdono, che dà vita nuova. E Pietro finalmente apparirà grande, perché umile. Non pretende di dire "ti amo" perché sa che solo Dio può dare l'amore vero. Il Pietro presuntuoso, sempre sicuro e entusiasta, è più maturo. Ha imparato la lezione e proprio per questo potrà seguire fino in fondo il Signore, col martirio.

Senza il Risorto possiamo sforzarci quanto vogliamo, ma restiamo solo dei poveri uomini che si disperano per non stringere nulla fra le mani e per rispondere con affetto di amicizia alla richiesta di Gesù: "Seguimi!". 

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