La perfezione umana tra cumuli di pietre

01.08.2022

di Egidio Cappello

Sono stato stimolato ad interrogarmi sulla perfezione dell'uomo. La visione di città e case distrutte, di persone in fuga verso luoghi sconosciuti, di visi sconcertati e privi di elementi umani, di piani di guerra inumani e selvatici, l'ascolto di pianti di bambini che muoiono di stenti e di mamme che pregano e chiedono aiuti, mi hanno chiesto di riflettere sulla perfezione dell'uomo. La domanda è precisa: dove è la perfezione dell'uomo, dove la sua naturale tendenza alla dignità e al bene? O la perfezione è una chimera, lontana, invisibile, priva di senso? Questo il risultato della mia riflessione. 

Il nucleo dei miei pensieri è l'invito di Gesù :"Siate perfetti, perché perfetto è il Padre vostro che è nei cieli". Da questo, ricavo l'idea che la perfezione riguarda strettamente la vita di ogni uomo. Per errore abbiamo sempre pensato che la perfezione riguardasse una realtà immobile, non soggetta alla caducità della vita. Fu Aristotele, l'ipse dixit della filosofia occidentale, ad uguagliare perfezione e immobilità. Dio, per essere perfetto, secondo Aristotele, deve essere immobile. La dinamicità, l'andare oltre la propria essenza è sinonimo di privazione e quindi di imperfezione. Tanto meno è perfetto l'uomo, per la sua debolezza, la sua povertà, la sua incapacità, la sua morte. L'imperfezione è il carattere essenziale dell'uomo che, comunque, secondo Aristotele, tende alla realizzazione delle proprie potenzialità. 

Questo cammino è difficilmente raggiungibile nel corso della vita. L'uomo non sarà mai un atto puro: tenderà sempre a qualcosa d'altro, di superiore. La perfezione non è dell'uomo. Non è così. Io credo che la perfezione va a braccetto con la dinamicità delle cose e in modo particolare è appellativo dell'uomo. Subito un esempio: un fiore è perfetto? E se lo è quando lo è? Alla nascita, durante lo sviluppo, nella maturità? E' perfetto se ha determinate caratteristiche e non altre? Rispondo subito: il fiore è perfetto in ogni momento della sua vita, è perfetto nella sua dinamicità, nella sua evoluzione, nel suo cambiamento. 

Al mondo non c'è niente di immobile. Dio, il creatore del mondo, non è immobile, egli vive il suo progetto, egli è il suo progetto, è geloso, è amorevole, sempre pronto ad intervenire. Il suo intervento fondamentale è finalizzato a rendere credibile e visibile il suo progetto. Se Dio è perfetto, vuol dire che la perfezione evolve. Io penso che tutto al mondo è perfetto, che tutto, in ogni istante della propria vita, è perfetto. È perfetto un monte innevato, è perfetto un fiume che dà vita lungo il suo cammino e va silenzioso verso il mare, è perfetto il sole che ripete ogni giorno la sua donazione all'uomo, è perfetto il cielo con le sue stelle, è perfetto un campo di grano che mostra orgoglioso le sue spighe, è perfetto il lavoro dei fiori, il lavoro delle api, è perfetto il mondo degli abissi, è perfetto il corpo umano dall'atto della nascita, è perfetto l'occhio che apre al mondo, il cuore coi suoi battiti, il cranio con quanto contiene, è perfetto il pancione della mamma che sta per partorire, è perfetto ogni pensiero dell'uomo se finalizzato a realizzare i valori più nobili della cultura, è perfetto ogni sentimento che cerca amore e attua amore. La vita del creato è passaggio da una perfezione ad una perfezione superiore. 

La perfezione superiore non dice che quella precedente sia carente e quindi imperfetta; la vita è fatta di stati evolutivi conseguenti, di per sé perfetti. Ogni atto della mente, la nascita o la creazione di un pensiero, se è frutto della natura della stessa, se cioè è volto alla finalità della ragione, è una attività perfetta e nulla vieta che possa crescere all'interno di spazi concettuali e visioni di insieme di maggiore unità. Il creato possiede un cammino di perfezione: esso evolve verso perfezioni più ampie. Il progetto di salvezza di Dio non è volto ad una perfezione finale di cose imperfette. Il progetto di salvezza dell'uomo è colorato di perfezione dal momento in cui è stato ideato nella mente di Dio. Pensiamo alla creazione dell'universo, pensiamo alla incarnazione, pensiamo alla Resurrezione, tutte opere di perfezione. 

E' difficile pensare che all'universo o all'uomo di Nazaret Dio non abbia concesso la propria perfezione. Dice Gesù, lo abbiamo detto, :" Siate perfetti, perché perfetto è il Padre vostro che è nei cieli". Io facilmente concludo che la perfezione è carattere del creato ed è carattere dell'uomo. L'invito di Gesù chiaramente dice due cose, la prima che è sostanzialmente facile essere perfetti, la seconda è che gli uomini, tanti, non desiderano esserlo o hanno interessi diversi e divergenti. Nel monito di Gesù c'è lo spessore dei limiti che si ergono a che non si attui la perfezione nell'uomo. La domanda finale è questa: come è possibile pensare che sia perfetto l'uomo di oggi, l'uomo che ha scelto per sé la via della perdizione e del tracollo? Io credo che il più grande segno della perfezione dell'uomo è il nascondimento della propria perfezione. La mente ha il potere demoniaco di chiudere in un cassetto la propria perfezione e concedersi al serpente di turno.   

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