La prima "Giornata degli internati Italiani nei Campi di concentramento tedeschi"

29.09.2025

Una testimonianza dal Museo che cura la memoria degli IMI. Intervista alla prof.ssa Rosina Zucco, Dirigente Nazionale ANRP, nonché Direttrice del Museo "Vite di IMI" 

di Maria Carmela Mugnano

Nella mattinata del 19 settembre scorso le Associazioni ANRP, ANEI e ANED sono state ricevute dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale, dove si è svolta, con grande e commossa partecipazione, la cerimonia in occasione della prima "Giornata degli Internati Italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale". La Giornata, istituita dalla legge 13 gennaio 2025, n.6, sarà celebrata ogni anno il 20 settembre, giorno che, nel 1943, segnò lo spartiacque nel destino dei circa seicentocinquantamila combattenti italiani che, alla data dell'Armistizio dell'8 settembre, scelsero di non combattere più per il nazifascismo. Non molti giorni dopo questa scelta, il 20 settembre, Hitler modificò lo status di questo enorme numero di soldati e ufficiali che, da "prigionieri di guerra", condizione che avrebbe riconosciuto loro le garanzie di tutela umanitaria internazionale stabilite dalla Convenzione di Ginevra del 1929, divennero IMI, Internati Militari Italiani, alla completa mercè dei tedeschi che li inviarono nei loro campi di concentramento e lavoro coatto, dove rimasero venti mesi prima della fine della guerra.

Nello sbando generale seguito all'Armistizio, nonostante le lusinghe e le promesse ricevute per continuare a combattere, questi uomini ebbero chiaro il loro "no" alla neocostituita Repubblica Sociale e alle truppe di occupazione del Terzo Reich, mettendo in campo una Resistenza non armata e andando incontro alle condizioni disumane che patirono nei lager: tra fatica, fame, malattie, esecuzioni capitali e bombardamenti, morirono circa cinquantamila di loro per la scelta morale e civile che avevano compiuto e per quel "no" a cui tennero fede. Difatti, se avessero continuato a combattere, si sarebbero prolungati i tempi della guerra, senza mutare l'esito della stessa, ma con ulteriore grande spargimento di sangue, anche tra fratelli italiani.

Dopo il Quirinale, nel pomeriggio del 19 scorso, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), la celebrazione della Giornata ha riguardato l'inaugurazione di una mostra storica, promossa dall'ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia) in collaborazione col suddetto Ministero, che l'ha ospitata fino al 26 settembre.

Per comprendere maggiormente questa pagina di storia abbiamo incontrato la prof.ssa Rosina Zucco, Dirigente Nazionale ANRP, nonché Direttrice del Museo "Vite di IMI" presso la sede nazionale dell'Associazione in Via Labicana 15/a.

1. Buongiorno Professoressa Zucco. Iniziando dalla Mostra da poco conclusa, quali sono stati i suoi contenuti e da dove proveniva il materiale esposto?

2. Gli oggetti esposti nella Mostra allestita al MAECI, sono stati temporaneamente estrapolati dallo spazio espositivo del Museo "Vite di IMI", realizzato dall'ANRP-Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia. Ogni oggetto rievoca simbolicamente le sofferenze di quei 20 mesi di prigionia. La testimonianza muta degli oggetti ha affiancato, nella Mostra, la ricca documentazione risalente alla fine del 1944, prodotta dal Gabinetto Assistenza Italiani Lavoratori in Germania e messa a disposizione dall'Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri, comprendente un carteggio tra le rappresentanze diplomatiche della Repubblica di Salò e quelle della Germania. Questi documenti riportano due diversi punti di vista sull'utilizzo degli IMI, visto il loro ingente numero, che si può così sintetizzare: da una parte l'esigenza di Mussolini di creare un esercito salodiano, dall'altra, invece, la necessità di Hitler a utilizzare la grande massa degli IMI come forza lavoro. Dalle carte emerge, inoltre, la penosa, irrisolta situazione degli IMI, malcoperti, denutriti, sfruttati fino allo stremo per l'economia del Terzo Reich, senza possibilità di tutela da parte della Croce Rossa Internazionale. La stessa mostra è stata presentata negli anni passati in Germania, a Berlino, a Zeithain e a Torgau.

1. Ho visitato l'importante Museo che Lei dirige e mi ha colpito la grande naturalezza e capacità di sintesi del doppio filo narrativo della vita degli IMI nei vari lager: da una parte gli oggetti esposti che raccontano la loro storia viva nelle baracche, e, dall'altra, le testimonianze e i racconti di quella vita, diffusi con apparecchiature multimediali. Ce ne vuole parlare?

2. Il Museo storico-didattico "Vite di IMI. Percorsi dal fronte di guerra ai lager tedeschi 1943- 1945", gemellato con la mostra "Tra più fuochi", realizzata presso il Centro di documentazione sul lavoro coatto a Berlino Shöneweide, è stato inaugurato nel 2015 come mostra permanente e successivamente, dal maggio 2018, ampliato e integrato fino alla sua attuale fisionomia, divenendo sempre più un attento strumento di analisi storico memorialistica e didattico-formativa.

Per la realizzazione di questo particolare "Luogo della Memoria" si è partiti da una rigorosa ricerca documentaristica sui contenuti da inserire lungo il percorso cronologico tematico delle sei sale, che copre l'arco di tempo dall'8 settembre 1943 alla Liberazione al rientro in patria, per descrivere in modo chiaro ed efficace momenti salienti della vicenda complessa ed articolata dei 650 mila IMI che subirono la dura detenzione nei lager del Terzo Reich.

Da quando nel 2015 il Museo è stato inaugurato, molteplici sono stati gli accorgimenti miranti a illustrare la difficile realtà della vita dei militari internati, approfondita attraverso supporti multimediali interattivi, video didattici emozionali a tutto campo e totem di approfondimento touch

screen. L'aggiornamento è work in progress per soddisfare un pubblico sempre più esigente e diversificato, con soluzioni accattivanti e didatticamente efficaci soprattutto per le giovani generazioni. Nel tempo è diventato sempre più inclusivo, attraverso percorsi mirati per agevolare i visitatori con disabilità motorie, visive e uditive. Tutti i video presenti nelle sale sono sottotitolati.

I documenti, tutti originali, e gli oggetti esposti negli spazi del Museo, sono stati donati dagli stessi IMI o da loro familiari. Donazioni che continuano tutt'oggi da parte delle famiglie che affidano all'ANRP i ricordi dei loro cari affinché siano custoditi nel luogo più adatto per valorizzare e proteggere le loro microstorie.

1. Il Museo desta molto interesse tra i giovani ed è visitato ogni anno da centinaia di studenti delle Scuole italiane e straniere. Lei è anche la Curatrice dei progetti per le Scuole. Cosa può offrire l'ANRP e il Museo ai ragazzi che vogliono approfondire la conoscenza degli Internati e di quel periodo storico?

2.Il Museo è visitato da molte scolaresche provenienti non solo dall'Italia ma anche da altre nazioni europee grazie al programma Erasmus. Uno dei punti focali del percorso espositivo è il totem touch screendella sesta sala dove si può consultare il LeBI, il data base on line work in progress in cui sono inseriti in ordine sistematico elementi anagrafici e biografici del maggior numero possibile degli oltre 600mila Internati Militari Italiani. Durante le visite al Museo ci colpisce un sincero interesse da parte soprattutto delle giovani generazioni, alla scoperta di una sconosciuta o dimenticata storia familiare che, da fatto privato, da esperienza emotiva, diventa consapevolezza di quel microcosmo di piccole storie che compongono il grande mosaico della storia.

1.Fra le testimonianze del vostro Museo c'è una grande presenza, quella dell'IMI molisano Michele Montagano, uno dei "quarantaquattro eroi di Unterlüss" e vostro Presidente onorario per tanti anni. Pensando alla grande funzione didattica del Museo, Le chiedo un pensiero su questo grande Internato che, dopo la guerra, ha fatto della sua vita una testimonianza attiva dei valori degli IMI, soprattutto con i giovani e nelle Scuole.

2.Michele Montagano, il presidente anziano dell'ANRP, è stato un eccezionale compagno di viaggio, non solo metaforicamente. Nonostante quasi centenario non ha smesso mai di trasmettere la sua testimonianza, affrontando anche viaggi faticosi come quelli in Germania. Nel suo messaggio sottolineava sempre che non odiava i tedeschi, nonostante lo avessero ridotto a un numero. "Perdonare, sì, ma non dimenticare". Uno straordinario testimone, un caro amico.

Ringraziamo vivamente la prof.ssa Rosina Zucco per queste importanti e approfondite notizie storiche e delucidazioni. Il Museo "Vite di IMI" rimane a disposizione di quanti vogliano conoscere, o ampliare la conoscenza, di questa determinante pagina della nostra non lontana storia, che ora ha una sua Giornata dedicata, il 20 settembre.   

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