La riforma del condominio: l’ennesima brillante capriola del governo

21.12.2025

È arrivata alla Camera dei Deputati – tra lo sbigottimento generale – una proposta di legge targata Fratelli d'Italia che ridefinisce da cima a fondo la disciplina del condominio. Un testo di 17 articoli che potrebbe cambiare la vita di milioni di proprietari di case. Eppure, all'apparenza, sembra più una raccolta di genialate demenziali che una riforma seria.

1) Amministratore? Solo con laurea.

A quanto pare, ora bisogna essere laureati – almeno triennali in materie economiche, giuridiche o tecnico-scientifiche – per poter gestire un condominio. Diploma e esperienza? Poco conta: senza titolo universitario non si entra nel club degli amministratori.

Un'idea che sembra uscita non da un riformatore, ma da chi confonde consigli di disciplina con proclami ideologici. È come chiedere la laurea in filosofia per fare il fattorino: inutile, dispendioso e soprattutto incomprensibile alla luce delle reali competenze richieste dalla gestione quotidiana di un condominio.

2) Addio pagamenti in contanti: per qualcuno forse un bene, per altri pura farsa.

Sì, è vero: tutti i versamenti dovranno transitare tramite conto corrente bancario o postale intestato al condominio. Questo eliminerebbe (teoricamente) il nero e i flussi non tracciati di denaro.

Ma qui la reazione non può che essere: ecco un'altra complicazione burocratica in un Paese dove già si paga troppo e si incasina tutto. Sarebbe come dichiarare guerra al contante, mentre si lascia il debito e la confusione finanziaria a chi amministra davvero gli edifici.

*3) Il capolavoro: se un moroso non paga, pagano tutti gli altri condomini.

Questa è la vera perla che sta facendo infuriare cittadini e parlamentari non allineati alla proposta. Oggi, in caso di debito, i creditori si rivolgono ai morosi. Domani, con questa legge, potranno agire sul conto corrente condominiale per l'intero credito vantato e, in seconda battuta, sui beni dei condomini in regola con i pagamenti, in proporzione alle rispettive quote.

Insomma: se il tuo vicino non paga le spese per l'ascensore o la caldaia, potresti dover colmare tu il buco… anche se hai sempre pagato tutto fino all'ultimo centesimo. Uno scempio giuridico, una sollecitazione automatica a trasformare la collaborazione condominiale in una continua guerra interna.

Critiche trasversali anche nella maggioranza

La proposta non è nemmeno immune da critiche interne allo stesso schieramento che l'ha presentata. La Lega di Salvini ha già espresso contrarietà verso la nuova burocrazia sui condomìni, considerandola un inutile fardello aggiuntivo.

E nemmeno esponenti di altre forze politiche risparmiamo ironie: secondo Giuseppe Conte, l'idea di imporre la laurea a chi gestisce un condominio meriterebbe la laurea… in logica politica.

Una proposta che rischia di restare lettera morta

Con questi punti così controversi, la riforma rischia seriamente di arenarsi prima ancora di diventare legge. Tra polemiche, perplessità tecniche e opposizioni trasversali, la strada dell'approvazione sembra più un labirinto che un iter legislativo lineare.

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