La “Scientia Crucis”, per capire e vivere la sinodalità

21.03.2023

di Egidio Cappello

Il periodo quaresimale volge al termine. Siamo pronti a guardare l'immagine del Cristo Crocifisso. Dalle sue braccia spalancate emerge un poderoso bisogno di unità, di universalità, di fraternità, emerge la legge dell'amore verso tutti e tra tutti. L'abbraccio del Cristo, aperto, accogliente, caloroso, è il fondamento della vita umana ed è storia, relazione, dialogo, corresponsabilità, fraternità, pace, giustizia. Oggi l'umanità ha bisogno di dare corpo all'abbraccio di Cristo, ha bisogno di scientia Crucis, di dottrina dell'unione, ha bisogno di sinodalità. Insegnare a vivere la sinodalità è oggi il compito fondamentale della Chiesa, perché alla Chiesa spetta l'arduo compito di scrivere una storia nuova.

Il Sinodo dei Vescovi sul tema, che si sta svolgendo in questi mesi, lentamente va recuperando la sinodalità evangelica proponendola come l'elemento costitutivo per la edificazione di una società a misura d'uomo. Il lavoro dei Padri sinodali è compromesso dalla impreparazione del popolo di Dio ad accogliere nella propria vita lo spirito della sinodalità. Non è solo una questione di cultura, di religione o di fede, il problema è più ampio, è un fatto che coinvolge l'intera civiltà occidentale. Oggi sono le trame della vita a remare contro lo spirito sinodale e a ridurne ogni consistente realizzazione. Le consorterie dei potenti, alle quali la storia affida le sorti delle popolazioni e concede il potere di imporre il proprio punto di vista, vanno legiferando la bontà della separazione, della disunità, dell'assoluta autonomia e dell'isolamento, ad ogni livello. Gli eventi epocali di oggi si rivelano enormi strumenti di negazione dei principi di unificazione che hanno distinto la storia dell'Occidente cristiano.

Un notevole aiuto viene dato all'ottica disgregativa da saccenterie pseudofilosofiche come gli individualismi, gli empirismi, i pensieri deboli, i materialismi, i nichilismi, che inneggiano alla libertà dei soggetti e indicano le vie della particolarità e della singolarità come la perfezione degli atteggiamenti umani. Escludere la sinodalità dalla vita e dalla comunicazione tra gli uomini, vuol dire escludere la possibilità della relazione, della partecipazione, della corresponsabilità, della collaborazione, dell'unitarietà, della socialità, perché sinodalità vuol dire tutte queste cose. La sinodalità ha il proprio fondamento: essa deriva dallo sguardo al Crocifisso e dalla scienza di quanto sottende a quella morte di croce. È un mondo declassato quello privo di sinodalità, un mondo privato degli strumenti per creare ed essere protagonisti di vita. La cultura che sottende alla incomprensione della sinodalità è contraria alla natura e alla ragione degli uomini ed è succuba di progetti di potere volti a separare e disgregare.

La società oggi è senza anima e senza storia, senza appartenenza e senza paternità, sempre più degradata da una dialettica carente, limitata e dominata da antitesi e incapace di creare sintesi aggregative. La famiglia, antico laboratorio di spiritualità, di moralità, e scrigno di saperi autorevoli da trasmettere alla società perché questa fosse ordinata ed armonica nella propria esistenza, latita ora negli individualismi più sfrenati ed ha perso il proprio ruolo tradizionale di sorgente di vita aggregativa, di vita sociale, di giustizia e di solidarietà umana. Nelle comunità gli adulti hanno cammini propri, ogni uomo ha un cammino proprio, così gli adolescenti e così gli anziani: lo spirito hobbesiano del bellum omnium contra omnes è un dato che caratterizza la vita più o meno patente di ogni uomo. La politica, la più nobile delle attività creative dell'uomo, guarda la realtà dalla finestra dei grandi palazzi ma segue propri singolari itinerari, dimenticando, tra una diatriba e l'altra, di curare le sofferenze di quanti, da essa, attendono la soluzione a serie problematiche. Come è vuota la politica attuale: tutti conoscono le situazioni dei grandi e dei piccoli centri, dei piccoli borghi, dei casolari sparsi nelle campagne, tutti fanno analisi accurate, tutti indicano dove sono le piaghe che sanguinano, tutti ne hanno la spiegazione, tutti ne hanno i giusti rimedi, tutti capiscono, tutti sanno.

Ogni sinodalità è esclusa, ogni dialogo è interdetto. Si capisce il perché quelle ferite continuano a sanguinare, con effetti sempre peggiori. Anche la cultura scientifica disconosce il senso della sinodalità, che è impegno, è lavoro, è responsabilità, è unitarietà: essa si ferma per lo più alle analisi e a proposte che risultano irrealizzabili e irrilevanti. Il mondo scolastico non è esente da questa carenza: l'accentuata separazione tra le componenti scolastiche rende praticamente nulle le determinazioni didattiche e valutative unitarie fissate nei documenti di programmazione. Anche la Chiesa evidenzia enormi difficoltà a collocare lo spirito della sinodalità nel proprio cammino pastorale e nella evangelizzazione.

Le Diocesi, le Foranie e le stesse Parrocchie, sono indebolite da contrasti anche su brevi e piccoli problemi, e sono frenate dal dare corpo alla sinodalità dei percorsi pastorali. Pur impegnata in uno straordinario Sinodo dei Vescovi, proprio sul tema della sinodalità, la Chiesa ha palesato la chiara carenza degli strumenti culturali ed affettivi che sono a fondamento dello spirito sinodale. Il mondo rema contro la sinodalità pur percependo che la stessa è l'unico strumento per capire, per riflettere, per scegliere e per valutare le cose da realizzare. Il quadro che ho dipinto non vuole essere un invito alla inazione. Cinque pani e due pesci sono sufficienti a sfamare una marea di gente se la distribuzione è ordinata e se è fatta senza soverchierie di alcun genere. Io credo che la sinodalità è contagiosa in quanto il cammino sinodale è bello in ogni sua fase e gli obiettivi che con esso si conseguono riempiono lo spirito di gioia e di serenità. La sinodalità con la sua carica creativa, fatta di familiarità, di socialità, di rispetto, risponde pienamente all'itinerario della ragione umana. Non posso non ricordare che homo homini deus est: non pochi lo hanno detto, ma pochi, ahimè, ne hanno cercato la realizzazione nella propria vita. La conoscenza autentica della sinodalità, lo ribadisco, è nella scientia Crucis. 

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