La scuola dei progetti ancora bocciata

09.05.2023

Nella scuola italiana - è notizia di queste ore - un quindicenne su cinque non è in grado di leggere in maniera fluente. Questo è quanto segnalato dall'indagine internazionale Pisa, effettuata regolarmente ogni tre anni dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sulle competenze di lettura, scienze e matematica sui quindicenni di tutto il mondo. Come riportato dal quotidiano la Repubblica, i quindicenni italiani che leggono in maniera fluente non arrivano neanche all'80% fermandosi al 79,2%. In Germania e in Francia la percentuale si aggira invece intorno all'88%. Questo dato preoccupante collima con i recenti esiti delle prove Invalsi 2022, secondo le quali più di un terzo degli studenti del secondo anno della scuola superiore italiana (ovvero il 34,1%) si colloca al di sotto del livello considerato accettabile in lettura, con il 12% di questi che ha un livello paragonabile a quello di uno studente di prima media. Alle prese con una pagina di giornale o un brano scolastico la loro lettura risulta infatti incerta, eccessivamente lenta o troppo veloce. E, soprattutto, nel leggere commette diversi errori. 

E se questo fa il paio con la denuncia di Save The Cildren dello scorso anno, secondo la quale uno studente su due sa leggere e scrivere ma non capisce quello che legge, comprendiamo il disastro che si sta perpetrando nella scuola italiana.

Quando leggo queste notizie, non posso non pensare al piccolo profugo siriano nella foto di copertina, che legge, seduto su un cassonetto dell'immondizia, e a quello che annegò con in tasca la sua pagella con cui sperava di poter entrare in una scuola italiana!

In seguito all'indagine, l'Ocse ha successivamente dichiarato: "I lettori esperti interagiscono con una grande varietà di libri e articoli diversi online, a volte anche complessi. Ma prima che gli studenti possano diventare lettori esperti ed esprimere un pensiero critico su questi, è necessario che siano in grado di leggere fluentemente". Basterebbe questo dunque: leggere attentamente per affinare il proprio pensiero critico, o per lo meno capire il significato del testo. Prima di tutto l'attenzione, poi la comprensione. 

Niente di nuovo, intendiamoci. Sono i dati sconvolgenti registrati anche dall'Invalsi a ogni nuova tornata di test. In genere per qualche giorno si scatena una piccola tempesta mediatica, con cori di indignazione e promesse di cambi di passo, ma poi puntualmente ci si dimentica dell'esercito di ragazzi che la scuola italiana perde per strada. 

Si parla di professori mal pagati, costretti a fare i burocrati piuttosto che gli insegnati e si dice che si deve risolvere. Ma poi tutto resta identico a se stesso. Si parla di concorsi, ma poi si assiste alla realtà di plurilaureati che stanno a casa e ragazzini poco più che ventenni che insegnano. Non c'è scuola italiana che non sia invasa da concorsi e progetti... si assiste alla corsa forsennata alla digitalizzazione di tutto. Lim, tablet, computer e chi più ne ha più ne metta... e il libro sempre più bellamente nel suo angolino.

E che dire della scrittura? Una ricerca ha dimostrato che il 70% dei bambini in uscita dalla scuola dell'infanzia, non ha i prerequisiti motori necessari per l'apprendimento del corsivo. Fra le cause, ovviamente, troviamo l'uso continuo di computer, smartphone e tablet... quelli a cui la scuola italiana sta facendo la corsa. Al di là degli aspetti psicologici insiti nel corsivo, che è personale e rivela l'identità di chi scrive, le sue potenzialità affettive, il 45% degli studenti tra i 14 e i 19 anni preferisce lo stampatello minuscolo. La ricerca della pedagogista Ammannati ha messo in luce che ad utilizzare questa scrittura alternativa al corsivo, siano proprio i giovani più insicuri, con maggiori fragilità. Secondo l'autrice, quindi, lo stampatello è una rinuncia all'essere autentici e menomazione della propria espressività.

Di tutto questo la scuola italiana dovrebbe farsi carico. La sensazione è che si stia navigando a vista. Senza una vera progettazione. La scuola è troppo spesso attenzionata solo dal punto di vista sindacale. Si è smarrito il senso pedagogico ed educativo e quello meramente "tecnico didattico", cioè, come si legge, un ragazzo lo deve sapere; come si scrive un ragazzo lo deve  sapere; come si cita una fonte un ragazzo lo deve sapere; come si tiene in mano un libro, un ragazzo lo deve sapere; come si fa una ricerca che non sia il "copia e incolla" da Wikipedia o Skuola.net, un ragazzo lo deve sapere; che il libro non sia la tela di un pittore su cui dare libero sfogo alla propria fantasia... con disegni, disegnini e scarabocchi... ma lo strumento di trasmissione di saperi necessari alla sua crescita umana e culturale, un ragazzo lo deve sapere!

Chi scrive ha il privilegio di seguire da vicino ragazzi nello studio pomeridiano... al di là della mole (discutibile!) di compiti da fare... si trova sempre più spesso di fronte a ragazzi totalmente spaesati che non hanno la minima idea di cosa significhi studiare, di cosa sia un metodo, di come si organizzi una relazione, di come si scriva un testo... 

Forse dalle stanze romane, qualcuno dovrebbe tornare vicino al tavolo dei compiti a casa... per capire l'assurda condizione della scuola italiana.

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