La spettacolarizzazione del nulla: il pensiero ad una dimensione

07.09.2021

di Giammarco Rossi

Abbiamo la necessità, quasi l'urgenza, di essere costantemente connessi e di condividere la vita con chiunque, come se a qualcuno fregasse poi qualcosa. Siamo saturi di notizie e di informazione di ogni genere, l'uomo a una dimensione di Marcuse sembrava il peggio che potesse capitare, poi è arrivata la società liquida e con Bauman davvero il collettivismo sembrava aver toccato il suo fondo più fondo, era necessario solo una grande spinta per risalire la china ma al peggio, per usare un'orribile frase fatta, non c'è mai limite.

Il piagnisteo tuttavia non trova forza nel suo esistere e non ha nemmeno nobili origini ma d'altra parte agire a prescindere causerebbe lo stesso effetto di un passivismo pragmatico e perfezionato. Ma insomma, di cosa si parla? Del nulla, ecco, sì... della spettacolarizzazione del nulla. L'individuo cerca e deve necessariamente mettere tutto sotto un riflettore, su un palcoscenico e dare in pasto ad altri cannibali tutto quello che la mente sua è in grado di partorire pur di distrarre per un periodo di tempo calcolabile dalle cose che dovrebbero avere la giusta importanza. Va detto che la soggettività regna sempre padrona, di conseguenza ognuno ha le sue priorità nell'esistenza, si nota però con una vena malinconica e distruttiva che l'oggettività tossica stia prendendo il sopravvento. Tutto è uno show che fa notizia perché tutto deve fare notizia: il cittadino non deve avere la facoltà di pensare, troppo faticoso, per carità! Il cittadino deve schierarsi, aut-aut insomma, ma rivisitato.

L'opinionista (il che è già un tutto dire) di turno pensa al posto tuo e ti dice come stanno le cose, tu scegli solo quale pensiero adottare come un pacchetto vacanza, per ogni cosa, oggi, nella società allenata a dinamismo c'è un modulo precompilato. Dalla medicina alla filosofia, passando dalle scienze motorie all'arte di aggiustare cose, tutto è ridotto ad un qualcosa di già creato che si può estendere su scala mondiale, basta solo trovare il modello giusto, il diktat è "vietato creare, lo fanno loro al posto tuo". Così spesso l'individuo vomita sentenze in un bar, sul tram, a cena da amici o sui social network, gli specchi preferiti di Narcisi sgangherati.

Le notizie, le opinioni, i fatti e la scienza vengono impacchettate come oggetti scintillanti messi lì alla portata di tutti, venduti come profumi e scarpe di lusso. Così ci si piega al politicamente corretto, a ricatti facoltativi e ad altre tipe di scelte: o bianco o nero...o con noi o contro di noi! Senza dar spazio invece all'intelletto, alla ragione, alla pietas. Agli elementi portanti naturali di una società o sedicente tale, e si badi non è stato detto valori volontariamente perché per secoli le generazioni hanno sbandierato i valori in faccia a chiunque con danni ben conosciuti. Basterebbe rallentare, risiedere nel doppio individuo, per parafrasare Giorgio Gaber e ascoltare, alternare la voce di entrambi messa al servizio di un unico io. Riacquisire il dono della conoscenza e della ragione attraverso il pensiero, oggi sempre più minato dalla piattezza di chi è convinto di avere tutte le risposte, quando invece la vera unica necessità e quella di avere in tasca una marea di interrogativi e nessuna certezza, se non quella del dubbio.

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