La spontaneità al servizio dell’esistenza

30.09.2021

di Giammarco Rossi

Imporre è uno dei verbi più utilizzati con consapevolezza e non dall'individuo medio dell'attuale società (e non solo). L'ars imponendi d'altra parte è una delle più antiche di quelle praticate dal genere umano e la sua bellezza è che può essere applicata non solo ai propri simili ma anche alla natura oppure, paradossalmente alla ciclicità degli eventi. Imporre di per sé è una parola violenta ma oggigiorno viene concepita come una cosa positiva, dal momento che, chi applica ciò è convinto di operare nel bene. Così ecco piovere dalle menti più assurde stili di vita creati ad hoc, modi di pensare, ideologie, vocabolari e pensieri ad una dimensione, dove tutti sono liberi di esprimere opinione, purché sia omologata e indottrinata secondo gli schemi della classe dominante. Chi impone, impone per il suo bene, non c'è tesi che tenga, altrimenti non si dovrebbe utilizzare il seguente verbo; tuttavia chi lo fa è convito di fare del bene al prossimo, come se questo famoso prossimo abbia effettivamente chiesto aiuto. La storia del prossimo in cerca di aiuto però è vecchia e ridondante e non occorre più parlarne ormai. D'altronde questa smania di aiutare e civilizzare il popolo barbaro è sempre stata nelle corde degli occidentali e poi adottata dalla classe dominante di tutto il mondo. Alla base forse qualcuno avrebbe dovuto domandare a sé stesso «ma quelle persone vogliono davvero un aiuto? E chi sono io per imporlo senza chiederlo prima?» Certo il ciclo degli eventi sarebbe stato diverso, dal momento che la domanda più gettonata era e sarà «se non io chi?».

Noam Chomsky ha descritto questo particolare comportamento umano in molti dei suoi saggi, perché in fin dei conti cambiando attori e tempi il risultato rimane sostanzialmente lo stesso. Ma allora dov'è finita la spontaneità? La naturalezza degli eventi, quel sano appollaiarsi, il saper attendere che il tempo aggiusti le cose e aver fiducia nel tempo del tempo. Non esiste più. Sempre più sviluppati, sempre più istruiti... sempre più sordi. Nel libero mercato ogni cosa è merce è indottrinare significa fare formazione aziendale. Umiliare individui fino a farli sentire sbagliati è questa la doppia faccia del politicamente corretto, perché in fondo gli standard attuali hanno un occhio di riguardo per tutto e tutti, l'importante è che rientri nella loro idea di unicità, perché, sempre secondo loro, passare da unico a sbagliato è un attimo. Si difendono a spada tratta le infinite sfaccettature del singolo ma poi in un niente si mette lo stesso alla gogna mediatica perché non rientra nello standard collettivo o perché peggio (per loro) è un libero pensante, uno che la testa non la piega al pensiero ad una dimensione, per citare e superare Marcuse.

Per aspera ad astra, spesso si dice ma nel nostro assurdo contemporaneo le asperità e poi le tanto sognate stelle sono già state decise e imposte, tocca solo raggiungerle. Riabituarsi alla spontaneità dunque, riabituarsi a pensare liberamente. Perché una testa pensante, se scomoda meglio ancora, sarà sempre meno pericolosa di una addomesticata.  

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