«L'Altro»... purché resti altro...

09.07.2021

di Paolo Scarabeo

La mia impressione è che di questi nostri tempi il rapporto con l'altro sia possibile solo fino a quando l'altro resti altro ...! È come se la nostra società avesse bisogno di coltivare i suoi «altri» per continuare a sentirsi «diversa» e per auto giustificarsi nella diversità; addirittura per graziarsi. L'altro, insomma, come specchio che riflette nell'immagine qualcosa che si allontana da noi. L'altro, dunque, come una realtà occasionale e necessaria, come un bisogno assoluto, senza il quale non sarebbe più garantita la sopravvivenza privilegiata dei privilegiati o di quanti aspirano ad essere o a ritenersi tali. A pensarci, non credo che ci si potrebbe vantare di appartenere al nord del mondo se al mondo non ci fosse il sud. I meridionali sono perciò necessari al privilegio di essere settentrionali. Né credo ci si potrebbe vantare di essere belli se non ci fossero i brutti. Così che i brutti sono necessari al privilegio di essere belli ... Nemmeno credo che ci si potrebbe vantare di essere educati se non ci fossero i maleducati. I maleducati sono dunque necessari al privilegio di essere educati. E così via dicendo ... Gli stupidi sono necessari al privilegio di essere intelligenti, i credenti al privilegio di essere laici, le donne al privilegio di essere uomini, gli uomini al privilegio di essere donne e via dicendo ...

Allo stesso modo, non ci sarebbe nessuna possibilità di sentirsi caritatevoli se qualcuno non stesse lì per terra a chiedere l'elemosina e l'elemosina elargita al suono della tromba, o per lo meno facendo crocchio, esprime meglio questo interiore ed esteriore convincimento di compassionevole superiorità. Il quale, naturalmente, tesse la sua tela proprio intorno a questa compassionevole e comoda superiorità. «Poverino», fa la compassione tessuta. «L'ho preso», risponde il tessitore compassionato. E i due si lasciano entrambi felici. Il primo perché convinto che solo lui, finalmente, ha capito le esigenze profonde e la storia tormentata dell'altro che gli è venuto a tiro; il secondo perché spera che il giorno gli procuri tanti altri che, come questo, siano dal soldo facile e dal bisogno di sentirsi caritatevoli a portata di mano.

La stessa cosa, talvolta, per quanto concerne gli stranieri. Se per esempio tu non parli come loro, si scandalizzano e si domandano inorriditi come sia possibile che in Italia non si parli la loro lingua. Ti guardano male e riescono a farti vergognare di parlare italiano in Italia. Una lingua che da noi si parla dai tempi di san Francesco d'Assisi e che ha ricevuto struttura e voce da un'opera che s'intitola nientemeno che «La Divina Commedia». Che dire? Ecco: più che una strada, come dovrebbe e potrebbe essere, l'altro è un contrasto: è l'oscuro che palesa il chiaro, il vinto che dichiara il vincitore, la disarmonia che accentua l'eleganza, il servo che annusa il padrone, la rassegnazione che applaude alla speranza ...

E se davvero e in ogni campo la vita è un chiaroscuro, in ogni latitudine noi siamo il chiaro, gli altri sono l'oscuro. Destinati, insomma ad essere sfogatoi. Del resto, sappiamo bene quanto lo sfogo sia necessario. È, dunque, per una sorta di inconscia carità cristiana che assolviamo volentieri al compito di essere terapeuti. Non più dunque il nostro un mondo di "maestri", ma un mondo di terapeuti. Guariti dalla nostra reciproca cortesia, tutti i nostri interlocutori si vestiranno da turisti e torneranno a visitare l'Italia, ma, e qui per capire occorrerebbe una tesi di laurea in psicologia condotta magari in una delle più severe università, continueranno a non voler spartire nulla con gli italiani, e tanto meno quanto più grandi e ammirevoli le cose che il nostro cielo e le nostre città consentono loro, almeno, fra loro, a quanti s'intendono di cultura.

Ultimamente, un gruppo di giovani turisti, stanchi d'aver trascorso un giorno a Roma - mezza giornata, pranzo compreso, era parsa più che sufficiente- organizzò una partita di calcio in un campetto di periferia, loro contro loro, naturalmente, così che restava garantita la vittoria, sostenendo poi che queste città moderne non si differenziano per nulla le une dalle altre: tutte uguali; e Roma, in specie, oltre che uguale, era cosa anche deludente e caotica ... Per fortuna, a sera, essi erano riusciti a trovare alcune giostre e un paio di pub a portata di mano così che avevano potuto giustificare ampiamente l'originalità della loro visita nell'eterna città del nulla.

In fondo la natura umana è una natura terribilmente egoistica ...

E «l'altro» inteso come occasione al credito personale o al credito di gruppo, sembra essere il nome proprio di questa tendenza egoistica ... Poco importa se in contesti nazionali o privati, questa tendenza è dettata da paura più di quanto non sia dettata da alcun altro sentimento ... Paura di vedersi misconosciuta la possibilità di essere semplicemente ciò che si è, di sapersi accettati in quanto si è ciò che si è...

Il presupposto di tante ingiustizie nei rapporti umani è «l'altro» inteso come minaccia, come colui che toglie spazio, come colui, dunque, che non soltanto non ci consente di essere ciò che siamo, ma ci obbliga positivamente ad essere ciò egli vuole noi si sia. E tutto questo, per temperare quell'invincibile ancestrale paura che ci fa guardare all'altro sempre con sospetto e di vedere in lui l'altro che ci guarda con sospetto.

Sembrerà cosa non immediata, ma qui ritorna in gioco la nostalgia della casa. S'ignora l'altro e lo si maltratta perché si ha nostalgia di casa. Forse la chiave di lettura è proprio questa. È l'incertezza del diritto a costituire il fondamento dell'umano disagio. La mancata certezza del diritto di esistere scatena l'inferiorità e la superiorità. L'una e l'altra cosa, dritto e rovescio di una sola medaglia, ci porterebbero a negare gli altri, ma così, semplicemente per salvaguardare l'ethos della nostra identità. L'identità minacciata e la casa compromessa viaggiano per le nostre strade. E si attaccano o si difendono a seconda delle circostanze; a seconda della propria lingua e della lingua che si parla nel paese in cui per qualunque ragione ora ci si trova a vivere.   

©Produzione riservata

Unisciti al nostro canale Telegram, resta in contatto con noi, clicca qui