L'Aretè incanta Cerro al Volturno

07.08.2022

In scena con "La jurnata" di Franco Ciampitti e "La veglia" di Giambattista Faralli per una serata di grande spettacolo e tanto divertimento. Buona la prima per la Pro Loco

Grande successo di pubblico e grande spettacolo sulla scena ieri sera a Cerro al Volturno, con una piazza Santa Maria gremita come nelle grandi occasioni ed un casting di attori di assoluto valore, quello dell'Associazione L'Aretè di Isernia che ha portato in scena due capolavori in vernacolo: "La jurnata" di Franco Ciampitti, e "La veglia", del compianto Giambattista Faralli, da poco scomparso. Due atti unici per un'ora di brillante spettacolo. 

Un evento dal duplice valore: da un lato, infatti, segna l'inizio del nuovo corso della Pro Loco Cerrese 1982, guidata da Carmelo Rossi e dall'altro il desiderio della Comunità Cerrese, in questi giorni presa dalle celebrazioni per i festeggiamenti del Santo Patrono, di ritrovarsi dopo tante privazioni e riprendere il suo vissuto comunitario.

Uno spettacolo divertente, apprezzatissimo dai presenti, più volte accompagnato da lunghi applausi, un ottimo punto messo a segno dalla Pro Loco, che ha visto sulla scena, sotto la regia di Giampaolo D'Uva, dapprima Giampaolo ed Edoardo D'Uva nei panni di Ze' Minghe e Luigine ru nepote, in una memorabile interpretazione de "La jurnata" di Franco Ciampitti. La jurnata è la giornata di preghiera che si trascorreva dall'alba al tramonto presso l'Eremo dei Santi Cosma e Damiano, a Isernia, come il culto popolare esigeva. Qui è la vicenda di Ze' Minghe, l'onesto falegname di Largo Sant'Angelo, che, considerandosi miracolato dai santi terapeuti, decide di fare "la jurnata" di ringraziamento a San Cosmo. Il mistico ritiro però, si interrompe a causa della moglie 'Ngelella che, inconsapevolmente, lo condurrà alla rovina, proprio per il suo eccessivo zelo. Il protagonista, infatti, patisce il disonore della carcerazione e, dal chiuso della cella, narra in prima persona - straordinaria è dir poco l'interpretazione che ne ha fatto Giampaolo D'Uva - la sua avventura, sfogando la sua rabbia per quanto gli è accaduto.

A seguire, poi, Angela Di Gneo, Laura Gabriella Tamburro, Marina Lucarino, Annamaria Iannone, Chiara Ricci, rispettivamente 'Ntunetta la moglie, Assuntina la figlia, Genuvèffa la sòre, la prima cummare e la seconda cummare... sedute a 'piangere' la morte di Antonio... hanno dato vita ad una brillante interpretazione de "La veglia", soggetto di Giambattista Faralli e sceneggiatura di Giampaolo D'Uva. Un lavoro di fresca comicità con personaggi autentici che si muovono in un contesto sociale vero come veri sono il comportamento e l'eloquio. La plasticità del racconto - come spiega Giampaolo D'Uva - si presta a letture diverse e sempre profonde, come quella antropologica, puntualmente presa in considerazione nella realizzazione di percorsi progettuali didattici.

Insomma, una serata di vero spettacolo e grande partecipazione, che ben si pone come preludio per le prossime proposte. 

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