Le sue vesti divennero splendenti
II Domenica di Quaresima - Anno C
Letture: Gen 15,5-12.17; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36

di don Mattia Martino
Le prime due domeniche di Quaresima, indipendentemente dal ciclo di letture seguito, presentano il racconto delle tentazioni e della Trasfigurazione di Gesù. Quest'ultimo è un evento di grande bellezza, che però va inteso correttamente per non ridurlo a uno squarcio di paradiso con cui Gesù avrebbe privilegiato tre dei suoi discepoli. L'episodio è preceduto dal primo annuncio della passione: Gesù sa chiaramente che il suo ministero finirà molto male, e le sue parole destabilizzano non poco i suoi discepoli. La logica della croce fa fatica ad essere accolta. Persino i credenti delle prime comunità cristiane rifiutavano di essere riconosciuti con il segno della croce, che solo nel IV secolo, con l'imperatore Costantino, entrerà a far parte a pieno titolo dell'iconografia.
La Trasfigurazione offre la chiave di lettura giusta per comprendere la Passione; costituisce una "ricarica" per i discepoli, perché non si scoraggino. Quel falegname che avevano seguito con entusiasmo mostrerà sul Tabor la sua vera identità: è vero uomo, ma anche vero Dio. Nella carne mortale di Gesù, che spoglierà se stesso assumendo la condizione di servo (cf. Fil 2,7) si rivela il Suo essere Figlio di Dio e il Suo destino di gloria. Gloria di cui renderà partecipi anche noi, quando raggiungeremo la nostra vera patria, menzionata nella seconda lettura (cf. Fil 3,20).
Luca aggiunge alcuni particolari al racconto: anzitutto la preghiera, che è il contesto entro cui si svolge l'evento. Gesù sale sul monte, luogo biblico che indica il mondo di Dio, e rinnova l'intensità del Suo rapporto con il Padre attraverso la preghiera. L'evangelista è particolarmente attento a questo tratto e vuol indicare Gesù quale modello di preghiera: gli eventi più importanti, le decisioni più gravi, le rivelazioni più profonde avvengono tutte nella medesima cornice (si pensi al Battesimo, la scelta dei dodici, il Getsemani, la morte in croce). Nella preghiera ogni cosa acquista il suo vero valore, persino la croce. C'è un famoso detto ascetico che dice: per crucem ad lucem. La croce presa in se stessa è solo morte e sofferenza. Ma nella preghiera svela a ciascuno di noi la sua gloria nascosta e la sua forza vittoriosa. La via di Dio passa attraverso la croce, sempre. Il vero cristiano solo nella preghiera può trovare la bussola per non perdere l'orientamento, per non smarrire il senso e la direzione, che poniamo solo nella realtà terrena. Per cogliere il piano di Dio si deve salire il monte, non restare in pianura, dove vive l'uomo che si fa coinvolgere nella fiera delle vanità. Salire il monte, ma evitare di costruire tende. L'esperienza di fede non va fissata in un solo momento, come se fosse una fotografia. La vita cristiana è sempre un esodo, è sempre nuova e non ci si può mai fermare, pena la mediocrità. Proprio l'esodo personale di Gesù è al centro del suo colloquio con altre due figure centrali: Mosè ed Elia. Mosè guidò il popolo nel passaggio dall'Egitto alla Terra promessa. Elia, insofferente verso ogni forma di idolatria, è il profeta più vigoroso. Anche loro avranno vissuto un esodo personale (minacce, fughe, incomprensioni), eppure non vengono mai meno nella fede al Signore. Sarebbe bello interrogarci su come viviamo i momenti di passaggio nella nostra vita.
Gesù dunque dialoga con la Legge e i Profeti, li ascolta mentre questi gli parlano della Sua morte e risurrezione. Ciò che Gesù aveva annunziato è confermato dalla Legge e dai Profeti: nel Cristo tutte le Scritture trovano compimento. Per i tre discepoli ciò sembra un sigillo: mentre Cristo si rivela, le Scritture confermano che è vero ciò che Egli ha detto della sua sorte futura. Dunque se guardiamo Cristo, comprendiamo la Scrittura.
Un particolare significativo che aggiunge l'evangelista Luca è l'aggiunta dell'invito accorato che il Padre fa ai discepoli: ascoltatelo!
Nel deserto Gesù ha scelto lo stile del Cristo; sul monte i discepoli devono scegliere lo stile dei cristiani, ovvero optare per Lui e per ciò che Egli dice. E se lo facciamo, possiamo far trasparire luce.
Questa
Quaresima, con i suoi atti (preghiera, elemosina e digiuno), possa essere un
cammino verso la luce, verso la bellezza di Dio, verso la gloria di Cristo, che
è anche la nostra.
