Lettera a Silvia, dialogo sui travagli della fede: Anno santo del Giubileo
Mi capita spesso di dialogare con Silvia. Silvia è una donna intelligente, piena di curiosità, non credente ma aperta alle domande più radicali che la vita ti pone e, recentemente, molto interessata a comprendere la dimensione religiosa sul pensare e dire Dio dentro i duri travagli del nostro tempo.
Giuseppe Lumia
Cara Silvia,
mi hai chiesto di parlarti dell'Anno Santo, l'Anno del Giubileo, l'Anno in cui il Popolo di Dio si interroga e va alla radice della sua natura ed esistenza. L'Anno in cui il Mondo viene invitato a cambiare e a ritrovare le sue migliori qualità. Papa Francesco ci esorta a sentire e vivere l'Anno Santo all'insegna della Speranza, la Speranza di Cristo che nutre l'Umanità di Pace, di Giustizia, di Salvaguardia del Creato.
Pensa un po' Silvia, sin dal lontano 1300 dopo Cristo, periodicamente nella storia della Chiesa avviene questo straordinario evento, che porta milioni di fedeli dai cinque continenti a Roma, per quelli che possono, oppure nelle Chiese dei loro territori e nei posti più pervasi dalla sofferenza, come le carceri, gli ospedali, i quartieri più poveri. Li porta, in un certo senso, ad attraversare la Porta Santa della propria coscienza per comprendere i peccati commessi e a convertire l'esistenza quotidiana per ottenere le vere indulgenze, più di recente ben diverse da quelle che nella storia hanno avuto anche una gestione alquanto discutibile.
Certo, cara Silvia, è un rito anche molto religioso. È un rito che magari ha un aspetto che può apparire caduco, che magari oggi nella società della spettacolarizzazione fa diventare il fedele una sorta di turista, piuttosto che una donna, un uomo, una giovane, un giovane che vuole donare il suo cuore al prossimo, un cuore alimentato di fede e che sia capace di orientare verso i migliori valori di cui l'Umanità ha necessariamente bisogno, soprattutto in questa fase storica così travagliata, così sporcata dalle guerre e dalle violenze: dalla guerra nella martoriata Ucraina a quella nella striscia di Gaza, senza dimenticare gli altri 51 conflitti che dilaniano oggi il mondo, sino alla violenza esercitata dalle mafie e a quella che si scatena nei confronti delle donne e dei bambini, quella cinicamente usata con lo sfruttamento del lavoro e verso gli immigrati umiliati e offesi nella propria dignità, anche quando decidono di mettersi in viaggio, affrontando costi onerosissimi e rischi spesso mortali, per ottenere le cose più normali che un essere umano possa desiderare, come il lavoro, la dignità, i diritti, la democrazia.
Cara Silvia, con il Giubileo la Chiesa ci invita a fermarci un po', a pensare di più, a dare spazio al silenzio, ad ascoltare il nostro cuore, con un percorso da realizzare personalmente e comunitariamente. È quindi una esperienza da vivere non in solitudine, come un'attività mistica momentanea che ci trasformi in una sorta di asceti improvvisati. La Chiesa ci propone invece di alzarci e camminare per immergerci in una dimensione spirituale più profonda. Rivolgendosi a ognuno di noi, ci chiede di uscire dal tran tran quotidiano e attraversare le Porte dell'"Io autoreferenziale" per farci Pellegrini in ricerca e in condivisione, per scegliere le cose più semplici da portare in una semplice bisaccia, perché si ha bisogno di scoprire sia il Te stesso che ancora non conosci sia gli Altri che ti stanno accanto, piuttosto che affaticarti nel conquistare le migliori comodità che oggi la tecnologia, l'intelligenza artificiale offrono al punto tale da spingerti a pensare esclusivamente per te, a fare per te, a comunicare agli altri per te.
L'Anno Santo avvia il proprio pellegrinaggio a partire dalla vigilia del Santo Natale. Sì, perché la Porta Santa si apre metaforicamente il giorno della celebrazione dell'arrivo di Dio in mezzo agli uomini e alle donne. Pensa un po' Silvia, un Dio che sceglie di rinunciare a tutta la potenza di cui può godere e, piuttosto che lanciare segnali devastanti di ira contro l'Umanità, ha scelto la potenza dell'umiltà, del farsi povero tra poveri, di irrompere nell'umanità attraverso una donna, nutrito per nove mesi nel suo grembo, dato alla luce con le doglie del parto che solo una donna conosce bene e di farlo nelle condizioni più povere che una mamma possa vivere, costretta a partorire in una misera spelonca. E non sottovalutiamo le condizioni difficili che anche il suo uomo ha condiviso, basti pensare a quello che dovette patire San Giuseppe nei momenti in cui nasceva il proprio figlio, addirittura figlio di Dio.
In sostanza, è un Dio che sceglie di incarnarsi nella Storia nel modo opposto a cui un Dio solitamente si manifesta nell'umanità, cioè in piena povertà e mostrandosi innanzitutto agli ultimi: nel Presepe, i primi protagonisti sono gli umili pastori, che al tempo della nascita di Gesù erano i più esclusi e reietti della società. È un messaggio chiaro soprattutto ai potenti: guardate che voi non avete niente di diverso da quelli che amministrate, anzi spogliatevi di tutta l'alterigia, l'arroganza e le contraddizioni di cui quelli come voi sanno ammantarsi, smettetela di essere ipocriti e di caricare sulle spalle delle persone il peso di un moralismo astratto, basato su un'idea falsa e chiusa di famiglia, su un'idea ostile di patria, su un'idea di appartenenza ottusa ad una comunità nazionale.
Sì Silvia, la Porta Santa va attraversata con uno spirito nuovo, proprio perché questo Giubileo testimonia il bisogno di entrare in un'altra fase storica. Ci lasciamo alle spalle un'epoca che ha fatto cose stupende: ha liberato milioni di esseri umani dal bisogno, ha promosso l'emancipazione dei lavoratori e delle donne, ci ha fatto esercitare molti diritti e in molti Paesi ha consentito di vivere la democrazia, ci ha fatto assaporare il gusto più profondo delle diverse libertà. Dobbiamo però ricordare che è stata anche un'epoca di violenze e guerre inaudite, di sfruttamento sistematico di altri essere umani nati in Paesi lontani dall'opulento Occidente, un'epoca in cui l'ambiente è stato mortificato sino ad essere reso precario e ostile, a causa del repentino cambiamento climatico. Siamo insomma in un'epoca giunta al capolinea, che deve necessariamente lasciare il passo, prima che possa realizzarsi l'adagio "più il vecchio resiste più il nuovo si guasta".
Cara Silvia, l'Anno Santo è il momento più adatto per cambiare interiormente e rimotivarci a cambiare quello che c'è intorno a noi: cambiare dentro e cambiare fuori, cambiare fuori e cambiare dentro, secondo la vitale dinamica di quella Speranza che Cristo ha immesso nella Storia non solo per i credenti, ma per tutta l'umanità.
Sai Silvia, perché questo avviene? Perché Dio ha scelto l'amore, il Dio amore, il Dio che viene ad abitare in mezzo a noi attraverso l'amore. Ama il tuo prossimo, ama la persona addirittura più distante da te, ama e smettila con la violenza, ama e non ti imporre con l'arroganza del potere: questo è il messaggio da cogliere appieno. Amare e rigenerare la propria vita, solo così potremo finalmente dischiudere l'umanità a nuovi orizzonti di Pace e fare della Speranza un percorso verso "cieli e terre nuove".
Cara Silvia, la Porta Santa si è aperta nel segno della Speranza, il Dio è tornato di nuovo in mezzo a noi e ancora una volta si rivela con il Giubileo della festa, della gioia e della bellezza della vita.
Cara Silvia, dai, mettiamoci in cammino, sentiamoci pellegrini e attraversiamo le tante Porte della vita che abbiamo nel frattempo chiuso. Nella tradizione della Chiesa, la Porta Santa era simbolicamente murata e veniva abbattuta con una piccozza all'apertura del Giubileo. Ecco, abbiamo bisogno di fare anche noi questo gesto. In una società che dissacra i riti, quelli religiosi sono ancora densi di significato, a patto che li nutriamo di valori autentici e li spogliamo di quella logica consumistica e autoreferenziale che purtroppo rischia di rovinare pure le pratiche più sentite.
Cara Silvia, la più bella esperienza che mi ha fatto comprendere meglio l'Anno Santo è stata nel lontano 1975, quando Paolo VI all'avvio del Giubileo chiese di promuovere la Pace e la Giustizia. Allora ero un ragazzo quindicenne e ho vissuto quella esperienza attraverso il volontariato, nel territorio della mia Parrocchia. Ma anche successivamente, nel Giubileo del 2000 sotto la guida di Giovanni Paolo II, ho avvertito lo stesso spirito di servizio, mentre ero alla guida della Commissione Parlamentare Antimafia. All'avvio di questo nuovo Giubileo, non posso che mettermi ancora alla sequela della capacità di donarsi del Cristo che bussa a ognuno di noi, entra se accolto e si fa storia comune senza discriminare e alzare muri. Un Cristo che ci chiede di farci nella quotidianità fraternariato e relazionesimo, aiutandoci al tempo a pensare e a riflettere sull'esistenza e sulla società in cui operiamo. È così che la Fede diventa stupore potente, che fa abbattere i muri e attraversare la Porta Santa delle nuove relazioni, per promuovere nuove conoscenze, nuovi progetti di cambiamento che si fanno anche strutture economiche, partecipazione politica plurale, sentieri di pace attraverso seri accordi diplomatici, convivenza matura capace di promuovere laicamente leggi e scelte pubbliche costituzionalmente ispirate.
Buon Anno Santo, Silvia, che ci dia una mano ad attraversare le tante porte della vita esistenziale e sociale e a viverla da pellegrini in ricerca della umile e grande Speranza.