Lettera di un prof che nonostante tutto ci crede!

15.03.2021

Continua il nostro viaggio di approfondimento della DAD... Esperienze, riflessioni... Contributi che ci aiutano a comprendere come questo fenomeno stia incidendo sulla vita di grandi e piccoli... Oggi è la Lettera di un insegnante a guidare la nostra riflessione... 

Buongiorno ragazzi... mi senite? Ok accendo la web

Buongiorno prof., mi ha chiamato Giorgio non va internet... scusi il ritardo non mi compariva la lezione,

prof. Michele ha detto che si collegherà più tardi perché il pc sta facendo l'aggiornamento...

Intanto sono passati i primi 10 minuti.

Allora ragazzi parto con l'appello.... Presente, presente... presente... non risponde, prof. le scrivo perché non si attiva l'audio!!!! Prof. vedo tutto nero, prof sento a scatti...

Tra mille difficoltà si archivia l'appello, intanto però è passato un quarto del tempo a disposizione.

Se poi si decide di fare una verifica orale ecco che succede di tutto di più, web bloccate, microfoni che non si attivano... occhi che cercano consensi e altri che cercano d i sfuggire, perché quello che accade in classe resta lì.

All'interno delle mura, c'è insomma una sorta di intimità fatta di oggetti quotidiani: i banchi, i libri, la lavagna, i compagni e i professori. In rete è tutto diverso, è tutto più gande e sconosciuto e crea incertezze, vuoto distanza.

La DaD che ora è diventata DiD tormenta i ragazzi, gli insegnanti e i genitori da un anno a questa parte, la stanchezza è tanta, così come l'amarezza per lo scorrere monotono del tempo.

La DiD non è scuola, su questo siamo tuti d'accordo, rimane però un mezzo importante per far fronte all'emergenza in atto.

Chiudere le scuole, almeno al momento, s è rivelato essere il modo più efficace per contrastare il dilagare del virus.

Eppure la Did tra mille difficoltà da parte dei ragazzi e delle loro famiglie, tra mille frustrazioni per gli insegnati che si sono dovuti reinventare è l'unico modo che abbiamo per creare un po' di normalità.

Si normalità: perché mentre si litiga con le cam piuttosto che con il microfono si parla e si raccontano storie, certo con un'intensità diversa.

Si apprende l'uso corretto dei pronomi oppure si progettano viaggi studiando i paesi del mondo, e la mente vola inseguendo gli autori di letteratura e per 20, 30 minuti il covid, la terapia intensiva, il raffreddore del nonno o l'influenza della vicina lasciano il posto a qualcosa di leggero, l'angoscia sparisce perché la speranza è sempre più forte e perché i ragazzi hanno risorse inimmaginabili.

La DiD è una fase, necessaria perché la cultura prima di tutto, perché la scuola è il luogo naturale dove i bambini e i ragazzi devono vivere.

Perché non siamo a scuola? Perché la scuola è chiusa? No lo so, no so rispondervi ragazzi, condivido con voi la tristezza di questa situazione, soffro come voi tutte le mattine quando avvio il pc e mi sento addosso un senso di fallimento quando vi chiamo e non rispondete, quando parlo ad uno schermo fatto di icone e non di persone.

Mi manca vedere le smorfie dei vostri volti quando esprimete disappunto o i vostri occhi spalancarsi quando pensate di aver acquisito una verità.

È una situazione di emergenza, prendiamola così, non facciamoci prendere dallo sconforto e non mostriamo il fianco alle polemiche, piuttosto concentriamoci perché quando tutto questo sarà alle spalle abbiamo un mondo da conquistare, sogni da realizzare e tante tante cose da fare insieme.

Andrà tutto bene perché rispettiamo le regole, ci siamo per chi ha bisogno e ci impegniamo a costruire un mondo più giusto.

Lettera di un prof che nonostante tutto ci crede!!!

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