Liceo Artistico "Vittorio Miele". Metafora di una identità.

19.10.2021

di Rocco Zani

Un viaggio straordinario durato a lungo e che si è concluso, nei giorni scorsi, con l'intitolazione del Liceo Artistico di Cassino a Vittorio Miele, figura di primo piano dell'arte italiana novecentesca. Un cammino che ha visto protagonisti "viaggiatori" altrettanto straordinari, coraggiosi, competenti, appassionatamente generosi. Sono le donne e gli uomini di questa comunità scolastica (dirigenti, docenti e soprattutto studenti) che hanno fatto squadra attorno a quel nome quale simbolo e metafora della propria identità: storica, culturale, artistica. Vittorio Miele, il "pittore del dolore" è, per questo territorio - e non solo - un emblema non soltanto artistico ma il testimone (con la sua vita e le sue opere) di uno dei periodi più bui della storia contemporanea.

Nato a Cassino nel 1926 (e scomparso nella stessa città nel novembre 1999) e coinvolto nei drammatici fatti bellici che segnarono la storia della sua terra, Miele affida alla ricerca pittorica il senso concreto e intimo della sua esistenza. Formatosi artisticamente nella Urbino dell'immediato dopoguerra inizia la sua attività espositiva a metà degli anni sessanta. Nel decennio successivo trascorre lunghi periodi negli USA e in Canada dove tiene personali a Detroit, Toronto e Montreal. Negli anni ottanta presenta le sue opere al Trittico di Roma, alla Michelangelo di Pescara e alla Nuova Scaligera di Verona. Dal 1990 inizia una lunga e proficua collaborazione con la galleria Gagliardi di San Gimignano. Nel 2010 la Fondazione Umberto Mastroianni gli dedica una esauriente antologica presentata da Luigi Tallarico e Maurizio Calvesi. I suoi dipinti sono presenti in prestigiose gallerie in Italia, Stati Uniti, Giappone, Francia. Della sua opera si sono occupati, tra gli altri, P. Annigoni, M. Carlino, R. Civello, C. Ricci, U. Mastroianni, L. Rea, L. Tallarico, D. Trombadori, R. Zani.

L'intitolazione del Liceo Artistico della città a Vittorio Miele ha segnato soprattutto un momento di riflessione sui valori di una memoria che da personale si è fatta, nel tempo, patrimonio comunitario. Due giorni intensi di incontri che hanno permesso, attraverso gli interventi di autorevoli relatori, di conoscere più a fondo la "complessità" di un autore che ancora oggi suggerisce - attraverso le sue opere - il senso, ovvero la sostanza, di un "racconto" i cui capitoli sono rendiconto di una poetica della tolleranza e della bellezza. 

L'Artista Gianni Fontana
L'Artista Gianni Fontana

Di Giovanni Fontana, poeta, un breve brano del suo esauriente intervento 

"...Vittorio era un poeta elegante che subiva il fascino del colore per alimentare racconti di luce. Per lui, guardare significava raccogliere momenti di vita, esprimere giudizi sui valori del territorio. Amava raccontare anche quando non sembravano esserci storie da raccontare, come in alcuni paesaggi o addirittura nelle nature morte. Spesso i suoi personaggi popolano le tele in moltitudini fitte ed inafferrabili, esaltate da valori plastici, come in certe figure di contadine corpulente dalle larghe vesti, in certe statuarie bagnanti, oppure nella folla del mercato o dei bistrot.

Amava organizzare in maniera solida la struttura del quadro, che veniva spesso innervata con caratteristici contorni scuri che delineavano figure e oggetti, ma non solo a sostegno della forma, bensì anche del colore, le cui campiture racchiuse in quegli ambiti contrastanti ne esaltavano la qualità, rendendolo più luminoso. E c'era sempre una geometria di riferimento, che in taluni casi svolgeva un ruolo di protagonista...".

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