Lo sconcertante stato di abbandono del sito archeologico di San Vincenzo al Volturno

19.05.2021

L'abbazia di San Vincenzo al Volturno è una storica abbazia benedettina posta nel territorio dei comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta a Volturno in Provincia di Isernia, nell'Alta Valle del Volturno.

Il sito ospita gli scavi dell'abbazia longobarda del V secolo, un tempo il complesso monastico più importante d'Europa, sulla riva sinistra del fiume e la nuova abbazia del XII secolo sulla riva destra, profondamente ricostruita nei secoli.

L'area su cui è sita l'abbazia era già popolata in epoca tardoromana. Tra il V e il VI secolo, tra gli edifici oramai in disuso, furono realizzate una chiesa e un'area funeraria.

Le prime vicende storiche relative all'antica abbazia sono raccolte nel Chronicon Vulturnense, un codice miniato. Il monaco Giovanni redasse tale testo in scrittura beneventana nel 1130 circa, attingendo a fonti dell'VIII, IX e inizio X secolo, ma spesso manomettendo delle informazioni a scopo agiografico. Tuttavia, il Chronicon riordinò le memorie del cenobio, in un momento in cui l'Italia centrale era minacciata dall'espansione normanna. Oggi il codice è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV Barb. lat. 2724. 

Il complesso archeologico si trova davanti all'abbazia nuova, Il Ponte della Zingara: permette l'accesso al monastero ed è realizzato in pietra, con arcata unica, che poggia su spallette realizzate in conci di travertino, e probabilmente collegate con un sistema di banchine che delimitavano il corso del fiume. La struttura è del XVII secolo.

Ma non è dell'aspetto storico\archeologico di cui qui noi vogliamo parlare. Esistono il Chronicon Vulturnense e una miriade di studi storico-archeologici che ne raccontano tutta l'importanza.

Ciò su cui vogliamo fermarci è lo sconcertante stato di abbandono in cui versa il sito archeologico. "Scavi chiusi dal 17 maggio, con pochissimo preavviso per gli operatori - ci ha detto una delle guide che siamo riusciti ad interpellare, che ha aggiunto - Io ho dovuto disdire alcuni gruppi che avevano prenotato e come me le altre guide. La cosa peggiore è che non si conosce la data di riapertura, pertanto se mi chiama un gruppo per giugno io non so cosa rispondere. Saranno ancora chiusi? Riapriranno?... Tutto questo dopo il boom di presenze record nel 2020 per l'Alta Valle del Volturno che ha registrato circa 30.000 visite".

A dire il vero ci ha lasciato esterrefatti la visita che in questi giorni abbiamo fatto al sito. La trascuratezza e il disordine in cui tutto è lasciato: erba ad altezza d'uomo, erbacce che hanno ormai preso piede anche dentro lo scavo, le cucine carolinge, uniche al mondo, che "ospitano" piante di fico, pavimenti in cotto altomedievale, anche questi unici al mondo, coperti da teli totalmente laceri e attaccati ormai al pavimento stesso. Uno "spettacolo" che dirlo indecoroso sarebbe un eufemismo e che riguarda l'intera area dello scavo.

In realtà, anche il sito internet della Direzione Regionale dei Musei pare risentire di tanto abbandono. Vistandolo ci si imbatte in notizie decisamente contrastanti tra loro, su una pagina è data l'apertura dal martedì al sabato dalle 08 alle 14 e la domenica dalle 10 alle 16 e su un'altra pagina invece solo la domenica e festivi dalle dalle 10 alle 16, previa prenotazione.

Pare che questa situazione di chiusura del sito sia determinata dalla mancanza di custodi a motivo del ritardo con cui la Regione Molise ha aderito al bando nazionale nello scorso anno per il reperimento dei custodi. Un problema questo che sta segnando le sorti anche di altri siti importanti nella Regione, come l'Anfiteatro di Larino. 

Ci chiediamo invece da cosa dipenda lo stato di vergognoso abbandono in cui il sito versa... un sito che in qualunque altra parte del mondo avrebbe certamente altra visibilità e sarebbe altrettanto certamente motivo di ricchezza per l'intero territorio... forse chi ne ha la responsabilità qualche risposta dovrebbe darla. 

Un dato questo che si scontra in maniera impietosa contro i buoni propositi e i tanti proclami che quotidianamente sentiamo ripetere intorno al Molise e alla sua vocazione turistica...e ai tanti soldi di cui sentiamo parlare a proposito della promozione del nostro territorio.

Crediamo che, se davvero il Molise vuole offrirsi come mèta turistica ed essere apprezzato per le sue meravigliose ricchezze sia ben altro il modo in cui debba presentarle.

Discorso diverso va fatto per quello che è il fiore all'occhiello dell'intero complesso - a nostro avviso -, la chiesa nord, soprannominata "cripta di Epifanio", uno scrigno di storia, arte e teologia che fa parte del complesso di San Vincenzo Minore. Si tratta di un edificio a navata unica coperto in origine da capriate lignee, terminante con abside trilobata e sopraelevate, che conserva tracce di affreschi. Nel presbiterio resta parte di un altare, costituito da un rocchio di colonna di spoglio. La facciata è preceduta da un nartece, costruita nel IX secolo. Presso la cripta si conserva una sepoltura di un personaggio ignoto, forse l'abate Epifanio (in carica dal 6 ottobre 824 al 13 settembre 842, secondo il Chronicon Vulturnense), o un altro personaggio legato fortemente alle vicende storiche del monastero, ritratto nell'affresco maggiore.

All'interno degli scavi si trova anche la chiesa di Santa Maria Insula, detta anche di San Lorenzo, perché decorata da un ciclo di affreschi del IX secolo, intatto, che mostrano scene di vita della Madonna, di Gesù, con il martirio di Santo Stefano e di San Lorenzo, e il tratto finale dall'"Apocalisse di Giovanni", e una sfilata di fanciulle con doni in stile bizantino, molto simile ai mosaici ravennati. Gli affreschi sono molto preziosi perché testimoniano una fase importante dello stile pittorico longobardo, realizzate al tempo dell'abate Epifanio, rappresentato ai piedi della Croce, con dipinta sul suo corpo un'aureola quadrata, indicante che il personaggio era ancora in vita al momento della realizzazione. Un ciclo pittorico di altissima rilevanza teologica. La cripta invece che, dal 1699 è di proprietà dell'Abbazia di Montecassino riaprirà al pubblico nei prossimi giorni. E' possibile la visita su prenotazione il cui costo è di 10€ con inclusa la guida.

L'auspicio è che chi deve dare risposte al territorio inizi a farlo, che magari si realizzi qualche video emozionale in meno e si metta mano sul serio al patrimonio storico-artistico-archeologico di questa regione, che potrebbe, e lo ripetiamo con profonda convinzione, fare del turismo un motivo di vera ricchezza e sbocco per tanti, tantissimi giovani. 

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