L'orso e le sue gabbie

20.04.2023

di Pierluigi Giorgio

Ho un'unghia d'orso al collo con una catenina! Da anni, da quando mi fu donata come buon auspicio da un Sioux nella "sua" prateria in America, anche lui confinato, "imprigionato" nella Riserva voluta dai Bianchi.

La recente, tragica notizia dell'uccisione di un uomo in Trentino da parte di un plantigrado, ha dato vita ad un coacervo di interventi pro e contro l'uccisione o al momento il relegamento "dell'assassina" catturata e confinata nel Centro Casteller di Trento, separandola definitivamente dai suoi tre piccoli di meno di due anni di età. Nessuna decisione in merito riporterà in vita il povero Andrea Papi, ma al di là della metodologia anni fa per molti esperti contestabile d'inserimento nel territorio di una specie di stazza più grande e potenzialmente aggressiva rispetto a quella del nostro Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e di educazione di comportamento umano a quanto pare carente, l'orsa era nel "suo" territorio ed ha sentito minacciata se stessa e soprattutto la sua prole nel ritrovarsi probabilmente all'improvviso una persona che correva verso la sua direzione. L'orsa ha fatto il "mestiere" di orsa! La specie rifugge l'uomo, ma esistono regole da osservare per la propria incolumità (e quella dei selvatici) quando si va in giro per luoghi dove è intuibile la presenza dei selvatici stessi: prudenza, informazione, movimenti controllati e mai cani di proprietà al seguito. Mai!... Ma è difficile scardinare certe avariate convinzioni nei cervelli umani che pensano di essere gli unici "eletti" di questo mondo pronti ad asservire Madre Natura al proprio unico fabbisogno e leggi…

Al di là di ciò, una nota di pseudo leggerezza: sarà a rischio anche il nostrano orso della "Ballata" jelsese, già vituperato, incatenato, ingabbiato e piegato alle regole della "civiltà", come si evince in alcuni passi da me scritti e fatti interpretare durante la pantomima di Carnevale?

"Bisogna stanarlo!" invocò tutto il paese." Evitare alla bestia azioni ed offese!

Con scaltrezza di uomo ed aiuto di Dio, si trasformi il demonio in un essere pio!" "Un'ombra pelosa!" qualcuno diceva; "Un essere immondo!" quell'altro pensava ."Diabolico sporco, fetido e bestiale, inumano, satanico, reietto e brutale!... Piglialo, piglialo! Non lo mancare, scovalo, afferralo, non farlo scappare, piegalo al giogo, non lo mollare: bisogna privarlo di libertà!" Ma l'animale costretto, umiliato, tentava la fuga seppur accerchiato; di fronte all'umano, repentino patto, diceva: "Ma in fondo io, che cacchio ho poi fatto?" Lui ripensò alle selve e ai silenzi, a tutti quegli anni liberi, intensi; quando da solo o con la compagna vagavan fieri per selve e montagna. L'unica voce era il fiato del vento, ora gli resta solo il lamento; prìa nelle notti di fiaba e novelle avean per coperta un cielo di stelle. Non gli mancava fierezza e rispetto, qui riceveva alterigia e dispetto e senza tregua, né armistizio, solo e soltanto condanna e giudizio… Gli altri felici e soddisfatti, lungi ed ignari di tali misfatti, gioiron lieti di quella festa con quieta coscienza e virtu' più che desta. Tutto tornò alla tranquillità sotto spoglie mentite di normalità. La pace planò su tutto il paese: fu il povero orso a farne le spese…

"Chissà se la gente domanda e si chiede come si viva con una palla al piede, al posto invece di annullare le pene senza quel vincolo delle catene. Conservare il selvatico dentro di sé, essere in fondo quel che si è; mantenere il contatto con l'ingenuità respiro primario d' identità… Forse è più comoda senza domande una vita da schiavo sotto badante? Soffocare l'istinto con la ragione e danzare a comando: "Balla buffone!"

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