Maltrattamento all’infanzia nell’anno del Covid-19

11.05.2021

di Deborah Ciccone

A causa della pandemia, con l'insorgere di nuovi fattori di stress, cresce il rischio di maltrattamento all'interno dei nuclei familiari.

La Fondazione Cesvi ha presentato il IV indice regionale sul maltrattamento all'infanzia in Italia che analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l'analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno mediante i servizi.

Dall'indice del 2021 emerge che la regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno

è il Trentino-Alto Adige. Al sud si riscontra, invece, una maggiore criticità: le ultime quattro posizioni dell'Indice sono occupate da Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

L'ultimo indice, grazie alle testimonianze di esperti ed esperte dei servizi territoriali, dedica un focus specifico sull'impatto del Covid-19 sulla salute mentale.

Il prolungarsi della crisi sanitaria, sociale ed economica ha, infatti, reso cronica e strutturale l'emergenza, deteriorando le capacità di resilienza e resistenza psicologica e sociale, soprattutto delle famiglie più fragili.

Il 43% degli italiani ha riportato un peggioramento della salute mentale nell'anno del Covid-19, in molti casi sono emersi chiari sintomi di Disturbo Post Traumatico da Stress. Si è registrato un notevole aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini e adolescenti. Dall'ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte di ragazzi e ragazze.

La paura di ammalarsi, la quasi assenza di contatti sociali, l'instabilità economica, hanno influito negativamente sullo stato di salute mentale di genitori e figli, contribuito ad un aumento del burnout genitoriale, situazione che espone i bambini ad un maggiore rischio di maltrattamento.

Il fatto che su 100 bambini tra i 2 e i 14 anni di età, 70 abbiano vissuto episodi di violenza emotiva all'interno delle mura domestiche, fa dedurre che la casa rappresenta il luogo più pericoloso ed è facile intuire come e perché, i periodi di lockdown abbiano aggravato la problematicità.

Nelle famiglie più fragili è aumentata in modo preoccupante la conflittualità, la violenza assistita e subita dai minori e la violenza contro le donne.

La violenza contro le donne ed il maltrattamento all'infanzia sono caratterizzati da fattori di rischio comuni: nuclei familiari con frequenti conflitti coniugali, stress economico, disoccupazione maschile, uno scarso livello di istruzione o l'abuso di alcolici da parte degli adulti.

Entrambi, inoltre, sono fenomeni con profonde radici culturali e sociali: più di un miliardo di persone ritiene infatti accettabile l'uso di punizioni corporali per crescere i propri figli.

È necessario, dunque, per intervenire in termini di cura e prevenzione del maltrattamento sui minori in modo efficace, innanzitutto un cambiamento culturale radicale che non releghi alla sfera privata e familiare questa problematica ma ne riconosca la dimensione sociale e pubblica.

Oggi, in Italia, 45 minori su 1.000 sono seguiti dai servizi sociali. Di questi si stima che i bambini vittime di maltrattamento siano 77.493.

Il maltrattamento all'infanzia è un fenomeno presente, grave e pericoloso. Produce conseguenze drammatiche sulla salute dei bambini e sulla società.

Le istituzioni devono intervenire e devono farlo in fretta. È indispensabile un rafforzamento dei servizi territoriali che consenta la riduzione dei fattori di rischio, il rafforzamento dei fattori protettivi, che consenta di cogliere le difficoltà delle famiglie per attivare un'efficace azione preventiva che impedisca il manifestarsi dei casi. È una sfida difficile ma doverosa.

Quando speriamo in un domani migliore ricordiamoci di proteggere i bambini di oggi.

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