Mantova, 3 settembre. Diario di bordo del primo giorno di Festivaletteratura 2025 Inviato speciale, come sempre: io, in mezzo a tutto, tutti i giorni

04.09.2025

Racconto del nostro inviato, tra volti, libri e una storia importante, quella che trasforma Mantova in una grande libreria

di Mario Garofalo

Si comincia con un brindisi e una promessa Ore 10:00. Tenda Sordello. Taglio del nastro, brindisi con Garda DOC, sorrisi e saluti incrociati tra autori, lettori, volontari e noi che da giorni ci prepariamo all'urto di parole che ogni anno, puntuali, sconvolgono questa città. Il Festival è partito. Ventinovesima edizione. Ma oggi, mentre solleviamo i calici, sembra la prima. O forse l'ultima. C'è quella sensazione sospesa tra incanto e urgenza, come quando si apre un libro e ci si aspetta che qualcosa cambi.

Lettura condivisa e fuoco sacro Alle 14:30 torno alla Tenda Sordello per "La lettura è un'esperienza condivisa", incontro gratuito ma non per questo leggero: si parla di gruppi di lettura, biblioteche lombarde, memoria di Marzio Tremaglia. Gente che legge insieme, gente che si ascolta. In un'epoca in cui ognuno legge (forse) per sé, sentir dire che i libri ci uniscono ha ancora un certo peso.

Poi una corsa in Piazza dei Libri. Alle 15:30 scopro il fuoco sacro della scrittura, quello che arde dentro scrittori e scrittrici e non li lascia dormire. Elsa Riccadonna e Nadeesha Uyangoda ne parlano come se fosse un destino, più che una scelta. Più che mestiere, una dipendenza. Ne uscirò tre ore dopo, ancora con l'odore di carta bruciata nelle narici. 

Venezia, Goldoni, India e altre illusioni Ore 16:30, torno alla Tenda Sordello. Con Scarlini e Alvise Bittente si parte per una Venezia avventurosa, costellata di nomi improbabili: Goethe, Dickens, Katharine Hepburn, Federico II. Tutti passati per la Serenissima, tutti raccontati come fossero personaggi di un unico grande romanzo liquido.
Un salto nel Teatro Bibiena, ed è subito Goldoni. "La donna bizzarra", commedia in cinque atti riadattata in lettura scenica dalla Campogalliani. Per un'ora il tempo si spezza e si ride come se il mondo là fuori non stesse bruciando. Mantova, per un attimo, diventa davvero la città delle maschere e delle risate.
Alle 17:30 eccomi di nuovo sotto la Tenda, a smontare i cliché sull'India con Matteo Miavaldi. "Un'altra idea dell'India", dice lui, ed è vero: le sue parole sono lontanissime dall'esotismo da catalogo. Il suo racconto è ruvido, disilluso, vivo.

Intelligenze artificiali, gialli, matrimonio e capitalismo Tra le 18:00 e le 19:30 è tutto un incrocio di suggestioni. Alla Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Franco Forte e Luca Crovi decostruiscono la macchina perfetta del giallo à la Agatha Christie. Altrove, Ali Smith – la voce della letteratura inglese contemporanea – discute con Gaia Manzini di come scrivere del tempo in cui viviamo, mentre Adania Shibli affronta il presente senza fine della Palestina, insieme a Paola Caridi, a Piazza Castello.
Nel frattempo, a Palazzo San Sebastiano, Ocean Vuong – poetico e spietato – ci porta dentro un fast food del Connecticut trasformandolo in culla letteraria, teatro esistenziale, rifugio emotivo. Si parla di lavoro, alienazione e famiglia, ma in filigrana è sempre l'amore il vero protagonista.

Numeri, cibo, videogiochi e giardini Ore 19:15, la serata si infittisce. Stefano Gualeni e Nicolò Porcelluzzi ci dicono che il mondo è un videogioco, o almeno si comporta come se lo fosse. E se tutto è gioco, allora niente è più gioco davvero.
Allo stesso tempo, nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Mareme Cisse ci spiega perché "cucina etnica" è un'etichetta vuota. "Il valore del cibo sta nelle storie che racconta", dice. E io, mentre la ascolto, penso che Mantova – con tutte queste parole – sia oggi la tavola più ricca d'Italia.

Goldoni e Kincaid chiudono la giornata (forse) 21:15. Di nuovo al Bibiena. Di nuovo Goldoni, stavolta con Luca Scarlini, Giovanni Franzoni e Maria Grazia Mandruzzato che evocano le notti mantovane del commediografo. Il teatro è pieno. Le parole sono affilate. Il pubblico ride, ma sente il peso della storia che torna a bussare.
E poi lei: Jamaica Kincaid, voce cristallina dei Caraibi, a Piazza Castello. Parla di giardini, di semi e di colonizzazione. Di Eden perduti e ritrovati. Di quanto ogni foglia abbia una sua politica, ogni fiore una memoria. Con Donatella Di Pietrantonio costruiscono una piccola serra di pensiero, sotto le stelle.

Il cuore oltre i libri Chiudo la giornata – tardi, troppo tardi – all'Università, con "L'amore fuori e dentro i libri". Carolina Bandinelli e Giorgia Tolfo parlano con Roberto Camurri di come ci innamoriamo, ci disinnamoriamo, ci illudiamo. Letteratura e vita che si specchiano, si confondono, si accoltellano.
Io, intanto, cammino per via Verdi. È buio. La città ha ancora le luci accese, i bicchieri mezzi pieni, le parole nell'aria. Domani si ricomincia. Ma stasera, il Festival è già tutto qui. Mantova non legge: respira. E ogni respiro, in questi giorni, è una storia. Io ci sono. Sempre. Tutti i giorni. Ci vediamo domani.

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