Mantova, vigilia di parole: la città attende il Festivaletteratura
di Mario Garofalo
Seduto a un tavolino in Piazza delle Erbe, osservo la città che sembra sospesa tra il passato che ne ha plasmato l'identità e il presente che, con i suoi preparativi e movimenti di persone, la avvicina a un evento capace di trasformarla, ancora una volta, in un punto di incontro per la cultura nazionale e internazionale. I lampioni si accendono lentamente, i mattoni dei palazzi riflettono una luce calda che avvolge le strade e tra i vicoli i volontari, i celebri "angeli" in maglietta azzurra, corrono da una parte all'altra, portando con gesti rapidi e precisi materiali e indicazioni, come se fossero ingranaggi essenziali di un grande meccanismo che sta per mettersi in moto.
Ancora un giorno e prenderà il via il Festivaletteratura, e già in ogni angolo della città si percepisce quell'attesa vibrante che precede le grandi occasioni: palchi montati e sistemati con precisione, sedie allineate in ordine quasi militare, librerie che espongono i titoli degli ospiti come se fossero manifesti di un evento cinematografico pronto al debutto. In Piazza Sordello, un gruppo di studenti si esercita nella pronuncia dei nomi stranieri degli autori in arrivo, concentrato e silenzioso, mentre poco più avanti un libraio sistema con cura le novità editoriali e, tra una sistemazione e l'altra, racconta ai passanti aneddoti sulle vite e le opere degli autori, creando una sorta di dialogo spontaneo tra città e letteratura che trasforma il passaggio dei cittadini in un'esperienza culturale diretta e coinvolgente.
Ogni strada vibra di un'energia sottile che sembra animare anche i muri, e ogni angolo si prepara a diventare spazio di confronto, di dialogo e di scambio: nei bar storici si commenta il programma, che quest'anno supera i trecento appuntamenti, tra scrittori internazionali, filosofi, poeti, giornalisti e voci emergenti, mentre la città intera, con la sua architettura, le piazze e i portici, diventa un grande laboratorio culturale aperto a tutti, in cui le parole scritte si trasformano in esperienza collettiva e condivisa.
Passeggiando lungo i portici e le piazzette principali, si notano piccoli angoli già allestiti per letture pubbliche e incontri informali: sedie colorate sotto pergolati fioriti, tende leggere che fluttuano al vento come pagine di un libro, tavolini con libri posati in attesa di lettori curiosi, creando scenografie che sembrano studiate nei minimi dettagli, capaci di trasformare il passeggio in un'esperienza immersiva, dove gruppi di amici leggono ad alta voce, bambini ascoltano storie con gli occhi spalancati, passanti si fermano incuriositi e, talvolta, si siedono spontaneamente per ascoltare, sfogliare, leggere e lasciarsi trasportare dalle parole.
Davanti a una storica edicola, il proprietario, che ricorda le prime edizioni del festival, racconta di come ogni anno la città si trasformi: piazze, portici e cortili diventano luoghi di incontro, le strade si animano di conversazioni improvvisate e la letteratura, in ogni gesto e in ogni sguardo, diventa tangibile. Seguirò ogni istante del festival: dalle inaugurazioni ufficiali agli incontri più raccolti, dalle file davanti ai palchi alle conversazioni spontanee tra sconosciuti, dagli autori alle loro parole che attraversano la città fino a giungere ai lettori, trasformando Mantova, ancora una volta, in capitale mondiale della letteratura, con un fermento che si percepisce nell'aria, nelle voci dei cittadini e nella vivacità delle strade che, per qualche giorno, saranno un unico grande salotto letterario.
