Michele Peri, I frammenti dell’altrove

01.09.2021

Fragili riflessioni a margine dell'opera recente dell'artista molisano. 

di Rocco Zani

Michele Peri
Michele Peri

Sembrano rimarcare, le opere ultime di Michele Peri, un accento che diremmo primordiale, ovvero quella linea conciliante che guida il suo lavoro fin dall'inizio e che accoglie - oggi come ieri - la certezza di una presenza che non ammette sconti o fragilità di memorie. Un rapporto tenace, intimo, indispensabile e prezioso con quella "presenza". Che è la Natura - madre e matrigna - nel suo irrefrenabile periodare ed in questa le dinamiche del fluire: l'ascolto, il fiuto, il fremito, il gesto.

Ma più forte e segreto - quasi un presagio - è oggi questo concedersi allo sguardo.

Che non è soltanto l'osservazione retinica dell'esplicito, piuttosto la capacità di raccogliere e scrutare i frammenti dell'altrove. Ovvero quei brandelli celati che in verità sono l'origine di ogni transito. Marcato è il rapporto di Peri con quella "ciclicità degli elementi" che è fonte e bivacco di un dire (e di un conoscere) che rimanda - quasi inevitabilmente - alla sua genia culturale, umana, artistica. E pertanto espressiva. Un linguaggio, il suo, che attraversa la scansione alchemica del divenire e che vede protagonista quella mistura miracolosa che ogni giorno ci offre la luce e l'ombra, l'arsura e il sollievo, il sovvertimento e la pausa.

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