Molise in caduta libera
Mancano circa quattro mesi al rinnovo del Consiglio regionale e saranno quattro lunghissimi mesi. Una situazione così forse non si era mai registrata. Ed è una situazione di crisi a livello globale che, pur volendo, raccontarla tutta è davvero molto, molto difficile.
"Rari nantes in gurgite vasto" ovvero, sparuti naufraghi nel vasto gorgo, avrebbe detto il poeta Virgilio parlando della Giunta Regionale, dove sono rimasti tre Assessori e il Presidente che attualmente ha circa una decina di deleghe, senza pensare che in capo allo stesso c'è anche la carica di Commissario ad Acta per la Sanità. Verrebbe da dire... un uomo solo al Comando.
Un uomo sempre costantemente al centro di polemiche, un po' per questioni di parte, un altro po' perché non si impegna poi troppo ad evitare situazioni equivoche, come quella che lo ha visto al centro di una durissima presa di posizione da parte della Consigliera di Parità che ha segnalato addirittura al Capo dello Stato un atteggiamento ritenuto offensivo per le donne, proprio l'8 marzo - quello della linguaccia, per intenderci - un atteggiamento ritenuto "uno scherzo" dalle giornaliste a cui era rivolto, ma che rimane pur sempre almeno fuori luogo.
Dicevamo della squadra... eh sì, perché i "giochetti politici" a cui abbiamo assistito in questi mesi sono davvero molto poco commendevoli. L'uscita strategica dell'Assessore Cotugno dalla Giunta perché mancava un voto e il suo rientro qualche giorno dopo... Poi la "bufera Cassazione" che ha ritenuto illegittimo aver applicato l'abolizione della surroga a legislatura in corso, che aveva causato la defenestrazione dal Consiglio di nomi illustri, chiedendo il reintegro di due dei cinque defenestrati: Tedeschi e Di Sandro. Il primo, colui che per primo ha vinto la battaglia, è comunque rimasto fuori perché un assessore, suo ex compagno di squadra, si è dimesso da assessore ed è andato ad occupare quel posto in Consiglio che avrebbe dovuto occupare Tedeschi. Sorte migliore per Di Sandro perché l'amico Pallante gli ha lasciato il posto. E dunque un assessore in meno.
Poi è stata la volta del direttore generale dell'Asrem, a cui, con molti anni di ritardo, non è stato prorogato il mandato. Il buon Florenzano ha pensato bene di firmare 34 atti nell'ultimo giorno del suo mandato e tra questi, la sostituzione del Primario facente funzioni del reparto di Chirurgia dell'Ospedale "Veneziale" di Isernia, Giovanni Vigliardi, cosa che ha fatto implodere la Giunta, causando una vera e propria rivoluzione.
La gente è insorta, si sono svegliati politici che nulla hanno fatto mentre si firmava il protocollo di intesa che prevedeva quella sostituzione e bene hanno pensato dopo, invece, di scrivere ai Ministri per trovare soluzioni e ad informare di questo la Stampa.
Nel frattempo, il Presidente aveva pensato bene di dare voto favorevole per l'attuazione dell'autonomia differenziata - di cui vi abbiamo già detto, come anche vi abbiamo detto che sarebbe la morte del Molise.
Ma il "caso Vigliardi" - ancora non risolto, perché il nuovo direttore Generale Asrem Elvira Gollo, ha sanato il problema delle date che era emerso nella delibera di Florenzano e ha ribadito quella scelta -, è quello che ha destato maggiore clamore. Al netto di una Delibera che l'8 marzo ha detto una cosa e l'Assessore Pallante che in TV due giorni dopo dice l'esatto contrario. Nell'ultimo Consiglio utile, lo scorso 7 marzo, infatti, Andrea Greco del M5S presenta una mozione per chiedere l'annullamento di quell'atto. Una mozione subito sostenuta dall'Assessore Filomena Calenda, da Michele Iorio e Aida Romagnuolo e dalle opposizioni, mentre la maggioranza lasciava l'aula e la lasciava anche chi aveva scritto al Ministro per risolvere il "caso Vigliardi" e chi è rimasto dentro si è astenuto.
Mozione approvata, ma per tutta risposta il giorno dopo viene pubblicata la delibera corretta, che ribadisce la sostituzione di Vigliardi. L'Assessore Calenda, che già nei giorni scorsi aveva dichiarato di essere pronta ad azioni forti, se necessarie, rassegna le sue dimissioni da assessore. E dunque, ancora un Assessore in meno.
Ma il Presidente non si lascia interrogare da quanto sta accadendo, si limita a "non capire" certe prese di posizione.
Nel frattempo il Molise continua la sua caduta libera e la Sanità ne è ancora una volta la testimonianza più viva.
Il Primario del Pronto Soccorso di Isernia, Lucio Pastore, infatti, proprio nelle scorse ore si è lasciato andare ad un durissimo sfogo sui Social: "Scendere in ospedale per lavorare e trovare l'inferno. Più di 20 malati all'interno del Pronto Soccorso e altri in attesa fuori. L'unico medico in servizio, per mancanza di personale, in condizioni disastrate. Cosi non è più possibile andare avanti e diventa inutile qualsiasi sacrificio. Persone che attendono, 'buttate' sulle barelle, una risposta di cura che è sempre più difficile dare. Arrivano nella stessa giornata tre colleghi venezuelani, che comunque ringraziamo, che debbono comprendere come gestire il lavoro in questo inferno. Posti letto in ospedale, disponibili per i pazienti che necessitano di ricovero, non ci sono come nel resto della regione. Questo è il risultato finale di una classe politica indecente che negli ultimi 20 anni ha gestito il territorio. Il Molise sta morendo per loro, il disastro sociale della distruzione di un sistema sanitario pubblico ricadrà su tutta la popolazione". A tutto questo si aggiunga che nel frattempo, si è riusciti a far implodere anche la sanità privata.
Fra quattro mesi si voterà, sta iniziando il toto nomi... certamente molti protagonisti di questi ultimi due decenni si riproporranno... Da parte nostra, speriamo che i molisani vadano a votare, perché francamente tutto questo fa passare la voglia, oltre che allontanare sempre di più la gente dalla politica, ed in particolare i giovani, ma il voto questa volta è importante più che mai. La nostra idea è che ci possa essere un cambiamento profondo, sostanziale e strutturale nei programmi, nei modi, nelle persone, perché la Politica possa tornare al centro della conduzione della cosa pubblica, ma la Politica, quella con la "P" maiuscola, di cui ad oggi si è persa traccia.