Morire di lavoro. A 20 anni!

04.05.2021

Il caso di Luana D'Orazio è solo l'ultimo di una scia lunga e dolorosa che ha insanguinato i primi mesi del 2021...quando ancora si muore di lavoro!

È rimasta intrappolata nel macchinario dell'orditoio su cui stava lavorando e da cui è stata trascinata e uccisa sul colpo. Aveva appena 22 anni Luana, ed era madre di un bambino di cinque. Ieri i suoi sogni, i sogni di una ragazza nel fiore degli anni, i suoi progetti sono stati cancellati in un attimo... e forse in un attimo è stata spenta la luce negli occhi del suo piccolo... che, ha detto la nonna Emma «ancora non è stato informato della morte della sua mamma. Per ora ha visto il brutto choc di quei poverini che hanno avuto l'obbligo di venirmi a dire che mia figlia non c'era più, ovvero i carabinieri di Pistoia, non sapevano nemmeno loro come fare a dirmelo. A nostro nipote diremo che sua mamma è andata a completare il giardino delle belle stelle brillanti», e poi ha aggiunto: «Mia figlia era bella, buona, era contenta del lavoro che svolgeva, anche se a volte tutti i lavori possono pesare, però le piaceva lavorare, voleva costruirsi un futuro».

È morta Luana, è morta sul lavoro, è morta di lavoro in una fabbrica tessile a Prato. È successo lunedì mattina, nella fabbrica in cui lavorava a Montemurlo in provincia di Prato, è rimasta impigliata in un orditoio, un rullo tessile che l'ha risucchiata. È morta sul colpo, per ragioni che sono ancora al vaglio degli inquirenti. Appena 3 mesi fa, il 2 febbraio, aveva perso la vita schiacciato da una pressa Sabri Jaballah, un ragazzo tunisino di 23 anni che lavorava in un'altra azienda tessile.

Quando un giovane muore sul lavoro è una sconfitta per tutti ed è il segnale che stiamo facendo un passo indietro. Non è accettabile! (F. Ciccone)

Sulla vicenda è intervenuto anche Pieraccioni, che ha ricordato Luana al Corriere della Sera: «L'ho avuta come comparsa in un mio film, Se son rose, nella scena di una festa. Il ricordo di quella scena di una festa spensierata di ventenni aggiunge ancora più dolore. Perché la vita a vent'anni dovrebbe essere e continuare così, come una festa. È una notizia terribile, vista la sua età e la modalità dell'incidente. Lascia un bambino di cinque anni, non ci sono parole. Per quanto possa servire, mando un abbraccio fortissimo alla sua famiglia».

Anche sua madre la ricorda nel film di Leonardo Pieraccioni: «Era il 2018, mia figlia era felicissima di far parte del cast, il cinema era il suo sogno, le sarebbe piaciuto diventare famosa, ma non certo in questo modo». Luana D'Orazio è diventata tragicamente nota per l'incidente sul lavoro che, a soli 22 anni, le ha spezzato la vita.

I sindacati di Cgil, Cisl e Uil locali, per il prossimo venerdì, stanno organizzando una «forte azione di mobilitazione». In una nota congiunta osservano: 

«Non si può non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant'anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza». 

E infine: «È come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua a essere considerata solo un costo».

«Il tema della sicurezza sul lavoro va affrontato in maniera seria, a 360 gradi, perché è una componente determinante del lavoro stesso, della sua organizzazione, delle sue regole. Tutti gli strumenti legislativi e ispettivi devono essere potenziati, prima, e rispettati, da tutti, poi. Il lavoro è lo strumento per la realizzazione delle proprie ambizioni, dei propri sogni e dei propri progetti di vita e come tale, anche in un momento di crisi economica, deve poter essere svolto in condizioni di totale dignità e sicurezza» ha commentato su facebook un nostro lettore.

Anche il vescovo di Pistoia, Monsignor Franco Tardelli, ha commentato l'accaduto, duramente: «Nel 2021 non si può morire così sul posto di lavoro. È un dramma che ci deve inquietare. Non voglio fare processi a nessuno ma qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di questa tragedia».

Sono diciassette i giovani che da gennaio a marzo 2021 sono usciti al mattino per andare al lavoro senza più fare rientro a casa. Numeri tragici che alimentano una ferita, tenuta costantemente aperta: l'ultimo episodio è quello di Luana che purtroppo non è un'eccezione. Secondo l'osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering, il 2021 è iniziato tragicamente per i giovanissimi: 5 morti nella fascia d'età 15-24 anni, 12 decessi dai 25 ai 34. Un bollettino che fa rabbia e che si inquadra in soli 3 mesi in un contesto generale ancora più preoccupante: al 24 febbraio 2021, stando a quanto riportato da Fillea Cgil, si parla del +150% di morti sul lavoro nel settore edilizio.

Luana è l'ultima morte bianca di un elenco lungo e doloroso, di cui ci si ritrova a parlare troppo poco. Andrea Masi aveva 18 anni. Colpito alla testa da un'elevatore, è morto a Milano nel suo primo giorno di lavoro lo scorso 2 dicembre. Soltanto quattro giorni fa Mattia Battistetti di 23 anni è stato travolto da un'impalcatura nell'azienda di ponteggi di Treviso dove lavorava. Mentre i soccorsi arrivati a San Donà di Piave hanno tentato disperatamente di salvare la vita a Cristian Cuceu, ma a 23 anni il tornio che lo ha colpito non gli ha dato scampo.

E con loro tante altre giovanissime vittime le cui famiglie aspettano ancora giustizia. «Sono situazioni particolarmente drammatiche quelle che riguardano i giovani e nella maggior parte dei casi tutt'altro che regolari» denuncia Barbara Cappano di Fillea Cgil. Tra le principali piaghe c'è quella dei controlli sulla messa in sicurezza: «La scena di controllo e sanzione continua a non funzionare. Pensiamo solo che un'imprenditore edile rischia di essere controllato una volta ogni 20 anni. Tutto questo non è più tollerabile».

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