Naso e labbra, sette adolescenti su dieci fanno ricorso ai «ritocchini». Il medico: «I primi a 14 anni, anche con kit fai da te»

23.11.2025

Sette adolescenti su dieci hanno provato almeno una volta la medicina estetica. È un fenomeno in crescita, che preoccupa non solo per i rischi fisici legati a un corpo ancora in sviluppo, ma soprattutto per le implicazioni psicologiche. I primi ritocchi avvengono già attorno ai 14 anni: filler alle labbra ottenuti con kit fai-da-te acquistabili online, botulino, laser per acne, cicatrici o smagliature, fino ad arrivare a rinoplastiche vere e proprie. Dietro ogni richiesta di modifica del corpo, avvertono gli esperti, bisognerebbe chiedersi quale disagio emotivo possa esserne la causa.

L'impatto dei social media è determinante. L'esposizione continua a immagini filtrate e idealizzate ha alimentato un'attenzione ossessiva all'aspetto fisico e ha favorito la diffusione della cosiddetta "cosmeticoressia", un'ossessione per cosmetici e prodotti di skincare. Il fenomeno colpisce sempre più bambini, soprattutto bambine dai 6 agli 11 anni, che imitano i baby influencer trascorrendo molto tempo davanti allo specchio in rituali beauty pensati per un pubblico adulto. Questa precoce adultizzazione può compromettere la costruzione dell'autostima e aumentare il rischio di disturbi alimentari, ossessioni e percezioni distorte del proprio corpo.

A rendere ancora più fragili gli adolescenti c'è una fase di vita già segnata da profondi cambiamenti fisici, emotivi e cognitivi. Il bisogno di sentirsi accettati dal gruppo dei pari favorisce l'omologazione estetica e rende più difficile accettare i nuovi tratti del proprio corpo. Solo più avanti, superata la pressione dell'adattamento, si impara ad apprezzare la propria individualità.

In questo contesto, il ruolo dei genitori è fondamentale. Molti adulti, nel tentativo di evitare l'autoritarismo del passato, faticano a mettere regole e a dire "no". Eppure gli adolescenti hanno bisogno di limiti chiari per sviluppare un'identità sicura ed equilibrata. Essere autorevoli non significa essere rigidi: si tratta di mantenere la vicinanza emotiva, ascoltare e offrire punti di riferimento stabili.

Quando il dialogo in famiglia si interrompe e la distanza tra genitori e figli sembra impossibile da colmare, è utile rivolgersi a un supporto alla genitorialità. Si tratta di percorsi guidati da psicoterapeuti che aiutano madri e padri a comprendere meglio le dinamiche familiari, trovare nuove strategie comunicative e sostenere i propri figli in un'età complessa, dove tutto è in trasformazione.

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